La mia ultima estate con Cass – L’amicizia è un’opera d’arte

Quante volte vi è capitato di pensare “Se io e x ci fossimo conosciuti da grandi non saremmo mai diventati amici?”. C’è chi lo ha pensato almeno una volta nella vita e chi mente. L’amicizia è una delle cose più preziose e salde al mondo. Senza amici, infatti, ci sentiremmo persi. Anche se non li sentiamo ogni giorno, sappiamo che a qualsiasi ora e in qualsiasi momento possiamo chiamarli, scrivergli un messaggio, chiedergli un favore o semplicemente un parere. Siamo esseri umani con pregi e difetti ed è molto confortante avere la certezza di poter contare su qualcuno. È la stessa cosa che accade a Megan e Cass, protagoniste dello straordinario La mia ultima estate con Cass di Mark Crilley (tradotto da Diego Bertelli), pubblicato da Tunué. Una storia profonda che tratta di amicizia, di crescita… e anche di arte.

Megan e Cass sono praticamente cresciute insieme. Ogni anno, fin dall’infanzia, i genitori di entrambe affittavano un cottage a Topinabee, in Michigan, e vi restavano per una o due settimane. Erano momenti felici, perfetti. Megan e Cass erano inseparabili e, inoltre, avevano una passione in comune: l’arte. Le due passavano i pomeriggi a disegnare o dipingere e dopo un pasticcio (trasformatosi in opera d’arte) la proprietaria del cottage consigliò ai genitori di iscrivere le bambine a un corso di disegno per il loro talento.

Gli anni passano e le estati non sono più spensierate e libere come un tempo. Megan è costretta a sottostare al costante giudizio del padre che non crede che l’arte possa essere o diventare un lavoro dignitoso e remunerativo. Cass, invece, perde tutta la sua leggerezza, si incupisce e non vuole parlarne. Esprime la sua tristezza attraverso disegni e autoritratti bui e soltanto a un certo punto trova il coraggio e la forza di confidare a Megan che i suoi genitori si stanno separando. Quella è l’ultima estate che le ragazzine passano insieme.

Dopo qualche anno, l’ultima estate prima dell’ultimo anno di liceo, Megan riesce a convincere i genitori a lasciarla andare a New York, la città in cui Cass si è trasferita con la madre dopo il divorzio dei genitori. Megan è entusiasta: non vede Cass da tempo e sprizza gioia da tutti i pori. Non soltanto perché rincontrerà l’amica d’infanzia, ma anche perché non sarà costretta a sentire il padre ripetere sempre le stesse cose a proposito della sua scelta di iscriversi all’Accademia. E, inoltre, potrà riprendere a disegnare con Cass come un tempo.

Brooklyn è incantevole e il ricongiungimento tra Megan e Cass sembra non avere scalfito la forte amicizia tra le due, né il tempo né la distanza hanno deteriorato il rapporto. Nonostante tutto Megan si accorge che Cass è diventata un vero e proprio vulcano. Estroversa, dinamica, energica e adrenalinica. È un vero e proprio spirito libero e da qualche mese frequenta l’atelier di Vivian in cui Cass e altre artiste si riuniscono per fare bozzetti, dipingere e creare.

Megan – da sempre cresciuta in una bolla a causa dei genitori – fatica a stare al passo di Cass. Lei che è sempre stata tranquilla, ubbidiente e silenziosa viene travolta dalla vitalità dell’amica e dalla sua vita sregolata, anche se non lo capisce subito. Pensa infatti che sia normale essere cresciute e cambiate e che vivere in una città come New York possa essere molto più eccitante e d’ispirazione rispetto a una cittadina di provincia dell’Illinois.

Per la prima volta nella sua vita Megan si sente libera e spensierata. Gironzola per New York accompagnata da Cass in veste di Cicerone, passa interi pomeriggi all’atelier di Vivian a dipingere e la sera esce con Cass e il suo gruppo in cui si è integrata quasi subito. Nonostante le due abbiano due caratteri agli antipodi e due stili di vita diversi, Megan e Cass passano dei bei momenti insieme. Tutto comincia a incrinarsi quando Megan realizza di essersi fatta trascinare e coinvolgere troppo da Cass, che non dà retta a nessuno se non a se stessa. Senza contare che per la prima volta nella sua vita anche Megan sarà costretta a riflettere su chi è davvero rispetto all’immagine che ha sempre voluto dare di sé.

L’altra protagonista, silenziosa ma eccentrica, che permea all’interno della storia è di certo l’arte: non soltanto vista come disciplina o come ingegnoso complesso di tecniche e metodi, ma anche come percorso personale. Attraverso l’arte Megan e Cass riescono a sfogarsi, a esprimere le loro variegate emozioni e a liberarsi dai fardelli che l’adolescenza carica sulle spalle. Le tavole di Crilley parlano al lettore anche quando non ci sono balloon. Le espressioni dei volti, i vicoli nascosti di Brooklyn, la palette di colori tenui, manifestano la sensibilità e l’amore per l’arte dell’autore.

La mia ultima estate con Cass non parla soltanto di formazione e di crescita. È una storia in cui l’amicizia viene raccontata in tutte le sue sfumature in modo realistico e toccante. La vera amicizia, infatti, non è fatta esclusivamente da momenti felici. A volte comporta delle rinunce, delle difficoltà e anche dei compromessi. Tuttavia, l’amicizia è quel legame che ci ricorda che non siamo soli al mondo e, come dice l’autore, “è un’opera d’arte”. Fa ridere, fa piangere, fa emozionare, distrugge e rimette insieme i pezzi, a volte è bianca o nera ma al suo interno c’è un intero spettro di colori e tonalità. L’amicizia, purtroppo, è anche destinata a finire, accantonata come un vecchio quadro in cantina. Ma davanti a un sentimento così forte ci sentiamo impotenti, sopraffatti dalla sua bellezza e dal suo potere sconvolgente, proprio come se stessimo guardando un’opera d’arte. Una vera e propria sindrome di Stendhal.

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