Prescrizione cartelle esattoriali, attenzione non avviene in automatico: ecco cosa devi fare

Prescrizione cartelle esattoriali, non avviene in automatico come molti potrebbero pensare: ecco cosa bisogna fare in questa specifica situazione.

Le cartelle esattoriali sono una grande preoccupazione per molti contribuenti e possono arrivare non soltanto se, in malafede, si sceglie di non pagare, ma anche se si pensa di essere dalla parte del giusto e di non dovere quel tributo, oppure se per varie difficoltà economiche non si può sostenere il pagamento.

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Prescrizione cartelle esattoriali, attenzione non avviene in automatico: ecco cosa devi fare – tropismi.it

Detto che, nel corso degli anni, i governi hanno studiato varie formule per far pagare i debiti ai contribuenti a rate, in molti casi si può arrivare anche alla prescrizione. Nello specifico, se le cartelle esattoriali non vengono notificate nei tempi previsti, non scadono di fatto i termini di pagamento.

I termini variano a seconda della natura del tributo e sono di 10 anni per le imposte statali (IRPEF, IVA, IRES, imposta di bollo e di registro), 5 anni per tributi locali, sanzioni amministrative e contributi previdenziali (INPS e INAIL) e 3 anni per il bollo auto. Superati questi termini, il credito può essere estinto, ma a differenza di quanto potrebbero pensare in molti ciò non avviene automaticamente.

Prescrizione cartelle esattoriali, cosa fare perché sia valida

Come riportato da Brocardi, recentemente la Cassazione ha chiarito che, per far scattare la prescrizione delle cartelle esattoriali, serve un atto concreto di opposizione; il silenzio del contribuente equivale a un’accettazione tacita del debito, e dunque conseguentemente il debito dovuto viene bloccato in maniera definitiva.

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Prescrizione cartelle esattoriali, cosa fare perché sia valida – tropismi.it

Per far sì che ci sia effettiva prescrizione, il contribuente deve necessariamente proporre ricorso contro l’intimazione entro i 60 giorni dall’arrivo della notifica, in modo tale da essere in grado di far valere sia la prescrizione, sia qualsiasi altro vizio del credito. Non basta attendere un successivo atto.

Nel caso specifico, la Cassazione si è pronunciata su un preavviso di fermo amministrativo notificato nel 2017, relativo a un debito accumulato per imposte e contributi. Inizialmente, era stato accolto il parziale ricordo, mentre la Cassazione ha accolto pienamente il ricordo dell’Agenzia delle Entrate Riscossione e ribaltato la sentenza.

Per la sentenza, la Cassazione (come sottolineato da Brocardi) ha citato ulteriori precedenti e ricordato che l’intimazione di pagamento non è un semplice sollecito, ma il momento conclusivo in cui il contribuente può far valere eventuali vizi della cartella originaria. Ignorare l’avviso significa accettare la pretesa fiscale, di fatto consolidandola; qualora si pensi di essere stati oggetto di un avviso per un debito non dovuto, è necessario intervenire in maniera tempestiva.

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