Rischi grosso se conservi i documenti fiscali solo per 5 anni. C’è un momento diverso per poterli buttare.
Le nostre case si riempiono di documenti che per nessun motivo bisogna buttare prima che sia passato un determinato periodo di tempo. Ebbene, in caso di documentazione fiscale questo periodo non è di soli cinque anni. Occorre chiarire le indicazioni generali o si rischieranno guai grossi.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate non sono immediati. Possono passare anni prima che il Fisco verifichi, ad esempio, una dichiarazione dei redditi. I contribuenti di conseguenza non possono buttare la documentazione attestante un pagamento o un invio obbligatorio fino a quando non cadranno in prescrizione. Questo perché potrebbero averne bisogno per provare all’AdE la correttezza delle proprie azioni.
Se in caso di accertamento il contribuente non dovesse più avere la prova inconfutabile che lo giustifica agli occhi del Fisco ecco che ne dovrebbe pagare le conseguenze – sanzioni tributarie – perché non potrebbe smentire le accuse. Si deve assolutamente evitare, quindi, di buttare troppo presto i documenti fiscali a meno che non si sia certi che siano caduti in prescrizione. Quando accade? Cinque anni non sono sufficienti.
I tempi della prescrizione dei documenti fiscali
Pensiero comune è che passati cinque anni le dichiarazioni fiscali, le fatture e ogni documento con rilevanza fiscale possano essere stracciate. Questa convenzione nasce perché l’articolo 43 delle disp. accert. imp. redditi insieme all’articolo 57 del DPR 633/1972 stabilisce che il potere dell’Amministrazione finanziaria di effettuare un accertamento termina dopo cinque anni dall’anno seguente a quello di presentazione della dichiarazione.

Significa che per la dichiarazione inviata nel 2023 per il 2022 i documenti dovrebbero essere conservati fino al 31 dicembre 2028 e solo successivamente si potrebbero buttare? In realtà no, c’è un disaccordo tra Codice Civile e norme fiscali spiegato tramite un importante dettaglio.
Il termine dei cinque anni, infatti, si riferisce solo alla decadenza dell’azione di accertamento ossia al tempo entro il quale l’AdE può notificare al contribuente l’avviso di accertamento. L’accertamento però si basa sul contenuto scritto dei documenti e l’articolo 2220 del Codice Civile obbliga professionisti, imprese e chi dispone di fatture contabili di conservare ogni documento per dieci anni dall’ultima registrazione.
Significa che nonostante il Fisco non possa aprire un accertamento trascorsi cinque anni può ugualmente chiedere al contribuente che esibisca i documenti fino a dieci anni prima qualora il controllo sia iniziato prima del termine prefissato. Tutti devono ricordare, in conclusione, di conservare i documenti fiscali per dieci anni e non cinque per evitare guai con il Fisco.





