Con la ricostituzione della pensione si può aumentare l’assegno mensile e vivere con maggiore tranquillità.
L’importo della pensione per tanti italiani rappresenta un reale problema. Troppo basso per garantire una buona qualità della vita una volta lasciato il mondo del lavoro. Di conseguenza molti cittadini devono continuare a lavorare anche dopo il pensionamento per riuscire ad affrontare tutte le spese e concedersi qualche svago.

La vita è lavoro, tasse, spese fisse e non e ancora lavoro, tasse e spese. Può ridursi tutto a questo? La risposta è no, tutti in un Paese considerato civile dovrebbero potersi permettere una vacanza, una cena con gli amici, shopping per rinnovare il guardaroba, la possibilità di pagare un abbonamento in palestra o in piscina. Significa avere un’entrata mensile che oltre a coprire le spese necessarie permetta di mettere da parte dei risparmi da spendere come più si desidera per poter dire di vivere pienamente.
Eppure questo è impossibile per tantissimi italiani che arrivano a malapena a fine mese con le somme percepite. Soprattutto da pensionati si fatica considerando la netta differenza tra stipendio e assegno pensionistico (il gap maggiore per chi rientra nel calcolo contributivo). Poter aumentare il trattamento, dunque, diventa fondamentale. Come fare tramite l’istituto della ricostituzione?
Quando si può chiedere la ricostituzione della pensione
L’articolo 5 del DPR 488/1968 prevede la possibilità di inoltrare domanda di ricostituzione della pensione per ricalcolare l’assegno che già viene erogato. Si tratta di un meccanismo attuabile per correggere errori, aggiornare i redditi, recuperare contributi non calcolati e permettere così al pensionato di ricevere ogni mese la cifra realmente spettante.

La domanda di ricostituzione deve essere inoltrata all’INPS. In pochi casi avviene d’ufficio, la maggior parte deve essere il contribuente a chiedere il ricalcolo che terrà conto dei contributi figurativi, da riscatto oppure obbligatori non valutati all’inizio o non riconosciuti per un errore, dei documenti, di errori materiali e informazioni arrivate in un secondo momento e di variazioni del reddito del pensionato o del coniuge che vanno a toccare le prestazioni previdenziali collegate al reddito.
Il ricalcolo terrà conto pure delle variazioni della percentuale di invalidità, delle retribuzioni di un periodo di lavoro precedente riconosciute solo dopo il pensionamento e dei contributi versati in ritardo o riconosciuti solo dopo la pensione. Sanando lacune e rettificando errori sarà possibile ricevere una nuova somma – quella corretta, senza nemmeno un euro in meno – più gli arretrati spettanti.
Attenzione, il ricalcolo potrebbe determinare anche una variazione in negativo ossia un peggioramento dell’importo sull’assegno per somme erogate illegittimamente al pensionato. Prima di inviare la richiesta all’INPS in via telematica o tramite Patronato, dunque, è bene essere certi che gli errori commessi porteranno ad un aumento dell’assegno.





