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Perché Dolly Alderton ha fatto un miracolo

Se Niccolò Contessa ci faceva cantare «la statistica afferma che spesso / il primo a staccarsi dal primo dei baci è lo stesso / che alla fine dirà di troncare», l’Andy ritratto da Dolly Alderton riflette che «io le chiedevo le cose e lei me le concedeva. Era lei la detentrice del potere. Perché in una relazione la persona al comando è quella che ama di meno» (Avete presente l’amore?, p. 265).


Chi conosce la voce di Dolly Alderton attraverso i suoi podcast, romanzi e rubriche, la ritroverà a guidarci sicura nelle pagine di questo libro. La voce che sentirà ancora più forte, però, è quella di Nick Hornby (Altà fedeltà), Scott Neustadter (cosceneggiatore di 500 days of Summer), Jonathan Franzen (quello de Le correzioni), Dave Eggers (L’opera struggente di un formidabile genio) e pure quella di quasi tutte le band indie che infestano abitano le nostre playlist da decenni. Cioè la voce di un maschio, credibile.

Leggere Avete presente l’amore? (Rizzoli, 2024) è vedersi consegnata una grande ricerca sociologica e linguistica, un certosino lavoro di analisi, di studio e di immedesimazione nel punto di vista maschile contemporaneo, bianco e privilegiato – la stessa immedesimazione a cui ci forzano film, romanzi, serie (e puoi pure dare il ruolo da protagonista a Zoë Kravitz, ma se a fare l’adattamento di un libro scritto da un uomo bianco sono quattro uomini bianchi allora ci dispiace ma Robyn non è vera), canzoni, progetti artistici, marketing, pure istruzione e comportamenti sociali. Solo che a farlo, questa volta, è una donna.

Poi ci siamo incontrati, ci siamo innamorati e ci siamo scambiati tutto questo, come bambini che si mostrano a vicenda i propri giocattoli preferiti. È un istinto che non passa mai: guarda il mio camion dei pompieri, guarda la mia collezione di vinili. Guarda tutte queste cose che ho scelto per rappresentarmi agli occhi degli altri.

Avete presente l’amore?, p. 162

E funziona benissimo, Avete presente l’amore?, prima di tutto perché siamo state allenatə a vedere così da decenni e neanche ci eravamo accortə di avere degli occhiali sul naso. Ci mettiamo a leggere e siamo subito dentro Andy: capiamo come ragiona, quello che si aspetta, i meccanismi che mette in atto quando è solo e quando è in pubblico – sul palco e tra amici –, persino come si aggrovigliano i suoi pensieri.
E poi gli occhiali ci vengono sfilati con grazia, perché pochə come Dolly Alderton riescono a raddrizzare l’inquadratura sulla nostra generazione e a mettere a fuoco il problema, anche quello narrativo: la scarsa o nulla veridicità dei personaggi femminili presenti nei romanzi, nei film e nelle serie, sempre tratteggiati complementari al personaggio maschile, nella cui funzione si muovono per la pagina e per la trama. E, molto spesso, questa funzione è quella romantica e/o sessuale.

Ma Alderton fa un passo in più e ci mostra, appunto, l’operazione narrativa con cui costruiamo la nostra vita. Con una precisione chirurgica nei temi e nel ritmo, non ci concede un attimo di respiro: con Avete presente l’amore? siamo contemporaneamente dentro e fuori Andy, lo vediamo come si vede lui, come vorrebbe essere visto e come immagina di essere visto. Perché quello a cui ci fa prestare attenzione, con questo romanzo, è come la nostra identità si formi con le altre persone: per rispecchiamento, per antitesi, per vicinanza, per scarto. Quindi Andy non potrebbe esistere senza tutte le altre persone, anche le donne che ama, che costellano la sua vita – o questa sua parte – e il libro che la racconta, e lo sa: per questo rimane così sull’attenti e vuole cogliere, analizzare e catalogare tutti i segnali, attraverso i quali si crea come persona nel privato, nel pubblico e nel sociale.

La costruzione di sé e la conseguente rappresentazione di sé nel mondo si intrecciano all’ossessione di Andy, che è quella a cui sottostiamo tuttə, attraverso cui tessiamo e disfiamo relazioni, ci ancoriamo e ci trasciniamo: avere qualcosa in comune è amore. Quando una di queste due parti cede, l’altra smette di funzionare – smette la sua funzione. Chi siamo, dopo? Cosa resta, ora, di noi?

È una strana forma di lutto e allo stesso tempo di celebrazione, esaminare lo scheletro di qualcosa che un tempo è stato così imponente, prima di sparpagliarne i frammenti per il mondo e dirgli addio.

Avete presente l’amore?, p. 358

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