Napoli Milionaria 1950, oggi

Il primo fotogramma di Napoli Milionaria è nero.

Un nero da cui subito dopo nascono immagini vitali: un vicolo affollato, in cui è in corso una zuffa perché Maria Rosaria cucinando in strada fa entrare il fumo nel basso di fronte, una perquisizione da parte dei fascisti che il popolo con astuzia riesce a raggirare. Ricchi e poveri abitano un microcosmo, Napoli, i cui ingranaggi, caotici ma ben oleati, sembrano funzionare alla perfezione.

Poi arriva la guerra. I protagonisti, interpretati da Eduardo de Filippo e da Totò, scoprono che è scoppiata mentre camminano davanti al mare di Posillipo. L’annuncio arriva loro da un bambino che corre, l’uno si mostra incredulo, l’altro rassegnato.. In quel momento i due si rendono conto che non resta che aspettare. Deve passare la nottata: i bombardamenti, la prigionia del padre di famiglia, Gennaro, la malattia della bambina, il commercio poco pulito di Maria Rosaria. 

Infatti la nottata passa, tutto pian piano si rimette in ordine: colui che era stato fatto prigioniero torna a casa, un atto di miracolosa generosità fa sì che un vicino procuri il medicinale necessario a far guarire la bambina, sua madre si redime dagli eccessi della borsa nera. I fotogrammi finali sono un riflesso di quelli iniziali, mostrano che la tragedia, più che cambiarlo, il mondo, lo ha fatto girare più velocemente, ha accelerato la crescita e il conseguente crollo economico della protagonista, ha fatto sì che le sorti della famiglia venissero ribaltate e dopo le ha fatte tornare come prima, se non fosse per le facce invecchiate e i figli un po’ cresciuti.

Un film che racconta una storia di un passato che sentiamo lontano, e che ci parla in modo fin troppo pessimistico, ma per questo vero, del modo in cui l’umanità affronta le tragedie comuni che è valido ancora oggi.

Durante l’ultima pandemia quasi tutti si sono domandati almeno una volta che cosa sarebbe successo al mondo, alla propria città, alla propria famiglia una volta finita la tragedia, o meglio, quando sarebbe passata la nottata. Frasi come ne usciremo migliori e andrà tutto bene costellavano i social, le chat, qualcuno aveva fatto striscioni pieni di arcobaleni da appendere alla ringhiera del balcone. Ora che la pandemia è stata dichiarata finita da sette mesi, sembra che il mondo abbia fatto un giro su sé stesso e sia tornato come prima.

La dinamica che ha interessato tutti negli anni dal 2020 al 2022 ben si rispecchia, con le dovute proporzioni, in quella circolare che Eduardo De Filippo ha raccontato ormai 73 anni fa.

Con una differenza: nel film del 1950 si partiva da uno stato di grazia, ci si incattiviva nell’inferno della guerra e si tornava ad essere “buoni”, alla fine. Nel corso della pandemia che abbiamo vissuto, invece, siamo partiti da un mondo già complicato che, dopo le promesse da parte di tutti di un domani migliore, si è rivelato ancora peggiore.

Dopo che la nottata è passata, deve passare la giornata: per noi è questa la cosa più difficile.

Erica Cassano

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