#Lanternesonore in REPUBBLICA CECA

Tra il nord e il sud dell’Europa, tra il suo est e ovest, la Repubblica Ceca è silenziosamente centro di dinamiche di elaborazioni e conquiste culturali. A Praga, l’oscura e misteriosa, l’allegra e primaverile capitale, si respira un’aria familiare filtrata da uno stile particolare: un sentire fiero e scanzonato che è proprio dei suoi abitanti e delle loro espressioni, architettoniche, letterarie, musicali. Immaginate di passeggiare dopo una buona porzione di gulas e un numero imprecisato di bicchieri di becherovka sul ponte Carlo mentre la Moldova spumeggia sotto i vostri passi incerti, alzando lo sguardo l’immane castello vi fisserà coi suoi innumerevoli occhi e attorno a voi sorgerà musica, la città ne è impregnata, “Co Čech, to muzikant”, ogni Ceco è musicista.

MI0001100160La musica boema e la musica della Moravia rappresentano il folklore di congiunzione tra l’Europa orientale e quella occidentale. Figura chiave di integratore e promotore è il compositore Leos Janaceck che elabora composizioni ricche di timbriche e suggestioni, come per i suoi più celebri colleghi Dvorak e Smetana nelle sue opere sembra di ascoltare il suono dei colori che si mescolano attraverso le vetrate di S. Vito. Grande ascoltatore della tradizione, del proprio e degli altri paesi, propone raccordi tra musica folcloristica e classica, ad esempio musicando delle poesie ceche, una porta d’accesso privilegiata al mondo sonoro del paese.

01_darmodejCon un grande salto arriviamo a una figura propria della nuova tradizione, quella che sorge dal superamento delle crisi naziste e comuniste che smembrarono e soffocarono il paese. Jaromìr Nohavica è il cantautore-poeta ceco, il musicista le cui canzoni scaldano ogni falò del paese in cui sia presente una chitarra. Chitarrista fin dai tredici hanni si da all pubblico solo trentenne acquisendo immediatamente un enorme successo nazionale trasformandolo presto in un’icona col suo album di debutto, Darmoděj, (Panton Records, 1988). Insieme a Záviš, il porno folksinger sboccato, quotidiano, etilico e irriverente, rappresenta l’anima chitarristica della nuova Repubblica Ceca.

a3734385776_16Abbandoniamo il passato recente per innestarci sulle nuove fioriture, dove la tradizione non è dimenticata ma diluita nel mare magnum delle influenze proprie del nostro secolo. Incontriamo produzioni raffinate che mescolano folk e jazz come Fanfán Tulipán, una formazione di grande tecnica ma capace di altrettanta leggerezza, con venature progressive e fitte trame ritmiche che sostengono un mondo onirico e fiabesco. Uno splendido esempio è la registrazione Vulpea Lunatică (2017) la cui traduzione suona come “volpe nottambula”.

0009965576_10Un mondo di infinita cura e complessità, pari a quello che puoi trovare avvicinandoti con lo sguardo a un prato fiorito per svelarvi tutti gli infinitesimali ed organizzati abitanti, è quello di DVA, un duo di sperimentatori di minute alchimie. Ogni loro album è un piccolo miracolo di suoni, buon gusto ed umorismo, come Botanicula  (Minority Records, 2012) la colonna sonora di un videogame cult, o Nipomo (Home Table, 2014), una follia elettroacustica preda di fiati e voci deliranti. Qui la “dechovka” (“dech” significa repirare), la musica tradizionale per fiato, prende derive impensabili e imprevedibili

R-3128109-1317067554.jpegL’ultimo passo è inevitabilmente una ricerca di sintesi e in questo passo incontriamo un compositore attento e demiurgico, un creatore di atmosfere definite dalla sua versatilità di clarinettista e artista multimediale. Zorya (Minority Records, 2011) di Floex , nom de plume di Tomáš Dvořák, è una nebulosa in cui coesistono forme differenti unendosi, scambiandosi, completandosi. La composizione classica incontra ritmiche minimali e aperture di spazi tanto acustici quanto elettronici, una prova paurosamente bella.

in collaborazione con: Martin Kužel

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