Librerie indipendenti: una tradizione da salvare con il progresso

La storica Libreria delle Moline, la libreria di Gregorio.

La storica Libreria delle Moline, la libreria di Gregorio.

Quando vivevo a Bologna frequentavo quasi sempre la stessa libreria, una libreria a gestione familiare che per cuore aveva un uomo molto intelligente, un libraio intellettuale: Gregorio. Non ci andavo solo per comprare i libri, e i libri che nelle altre librerie non trovavo o erano fuori catalogo: ci andavo per chiacchierare, per imparare qualcosa – qualcuno – di nuovo, e per il senso di meraviglia che mi dava Gregorio. Non ho più visto, dopo di lui, qualcuno che riuscisse a fare a meno del computer per sapere di avere quel libro, o dove andare a prenderlo. E non sono più rimasta a fare due chiacchiere con un libraio dopo un acquisto.

Nel 2011 Gregorio è morto, e quando Marta, sua moglie, ha preso le redini della libreria, è arrivata la più forte crisi delle librerie indipendenti che la storia italiana abbia mai visto. Continuavo ad andarci, fosse anche solo per sostenere la libreria con i miei fondi, ma a un certo punto Marta ha ricevuto un avviso di sfratto e, a dicembre del 2014, la libreria è stata chiusa. Chiusa per lasciare spazio a un localetto radical chic tutto luci, legno e ancora libri, ma stavolta in funzione di articolo d’arredo.

Questa breve storia è triste per due motivi. Il primo, più banale, è che racconta una perdita, e non ci sono perdite felici. Il secondo è che la principale responsabile della chiusura di questa libreria è stata la concorrenza spietata di Amazon. Dico principale perché, come ho spiegato qui, non è l’unica responsabile, e perché, al contempo, è quella che incide maggiormente e nel modo più sleale.

Gregorio mi diceva sempre che quelli che non alzano il culo per andarsi a comprare un libro non si meritano né il libro, né i soldi per comprarlo né le librerie. Perché nella sua visione, che è anche la mia, la lettura ci migliora come esseri umani. E questo non vuol dire che ci renda più buoni, ma più attenti, più consapevoli, più intelligenti ed empatici.

Eppure la maggior parte delle persone che conosco, comprese quelle intelligenti che si sforzano di condurre una vita etica, comprano su Amazon. Anche se sanno che Amazon ha evaso 130 milioni di euro in Italia nel quinquennio 2010-2015, mentre 300 librerie indipendenti chiudevano schiacciate dalle tasse e dall’impossibilità di sopravvivere senza un guadagno costante. Anche se sanno che Amazon maltratta i propri dipendenti vessandoli psicologicamente e obbligandoli a percorrere fino a venti chilometri in un turno per reperire il maggior numero di articoli possibili. Anche se l’imballaggio e il trasporto hanno un impatto ambientale di non poco conto, se si considera che gli acquirenti di Amazon sono miliardi.

Non sono ancora riuscita a capire come sia possibile comprare un oggetto su Amazon senza chiedersi che cosa ci sia dietro, chi ci sia, se la responsabilità sia meno importante della comodità, se ci renda più tempo e più libertà comprare incollati alla scrivania. E nemmeno perché, se provo a farlo notare, mi venga data sempre la stessa risposta, e cioè che se dovessimo stare attenti a tutto smetteremmo di vivere.

Non è una risposta del tutto insensata, se si guarda a quanto la globalizzazione incida ormai su ognuno dei nostri acquisti: le arance spagnole, il sushi al sabato sera, la carne francese, la birra tedesca, i vestiti made in china, le sciarpe bengalesi. Ma è una risposta sterile, perché non poter stare attenti a tutto non implica che non si possa stare attenti a niente, né che stare attenti a qualcosa ma non a tutto sia inutile.

Il logo e lo slogan di Goodbook

Il logo e lo slogan di Goodbook

Se tutto questo, comunque, non bastasse, esiste un modo etico di comprare i libri a partire da un click, e cioè di fare del bene senza doversi alzare dalla sedia. Si chiama Goodbook, ed è una piattaforma che permette di prenotare online libri e dvd per poi farli arrivare direttamente nella libreria indipendente più comoda al lettore, senza spese di spedizione né pagamenti anticipati. Il principio di Goodbook è il seguente: quando si spendono 100 euro su Amazon o sullo store di una libreria di catena, solo meno della metà rimane nella comunità, e mentre diminuiscono i posti di lavoro e le librerie, aumenta il rischio di monopolio delle grande catene. Quando invece si spendono 100 euro in una libreria della propria città, ben 68 continuano a circolare nella comunità, sostenendo e rafforzando il tessuto economico locale. Ma non solo: ritornare a un tipo di commercio tradizionale senza rinunciare alla tecnologia, permette di avere il meglio di entrambi: l’umanità e la purezza del primo, con un occhio (vigile) all’ambiente; la comodità e la trasparenza della seconda.

Per il momento Goodbook ha un catalogo di oltre 700.000 libri e 60.000 dvd, e coinvolge nel progetto 380 librerie sparse in tutta Italia e quasi 100 editori indipendenti. Tra questi Iperborea, Voland, Tunué, Orecchio Acerbo, nottetempo, Sur, Add Editore, Perrone Editore, L’orma, minimum fax, NNEditore, Round Robin, Bao Publishing e Hacca.

Proprio gli editori che hanno aderito alla divertentissima caccia al libro che si è tenuta a Torino, che è stata organizzata da GoodBook in occasione del trentesimo anniversario del Salone del libro e a cui io e Simona, che è l’autrice di tutte le foto di questo articolo, abbiamo partecipato. Come in tutte le cacce al tesoro c’era da capire e da correre, ma soprattutto c’era da sperare di vincere il prezioso bottino offerto dalle case editrici coinvolte nel gioco: 15 libri.

I nostri libri, la spilletta di riconoscimento della nostra quadra con il logo di Goodbook e la borsa di tela che ci è stata regalata e che conteneva il kit di sopravvivenza per la caccia.

I nostri libri, la spilletta di riconoscimento della nostra quadra con il logo di Goodbook e la borsa di tela che ci è stata regalata e che conteneva il kit di sopravvivenza per la caccia.

Io e Simona abbiamo deciso di provarci per dimostrare a noi stesse che il declino non è iniziato, come ci diciamo ogni tanto, a 23 anni; perché – parafrasando Calcutta – volevo scrivere di GoodBook e mi serviva un pretesto; perché dopo tanti anni di Salone volevamo tornare a guardarlo con occhi acerbi e sorpresi. E la sorpresa c’è stata, perché abbiamo vinto la caccia. Cioè noi, squadra 15, abbiamo corso per 3 ore e fatto 17 tappe + 3 extra più velocemente di tutti gli altri. Un primato che mi lascia scettica anche a posteriori, nonostante l’evidenza.

Le prove, tutte creative e divertenti, richiedevano competenze diverse e si svolgevano ognuna nello stand di un editore tra i suddetti. Così ci siamo ritrovate a scrivere su una mappa della penisola scandinava i nomi improbabili degli autori di Iperborea, senza umleich; a comporre una poesia usando i titoli dei libri di un editore che adoriamo (la poesia faceva Perché sognare di sogni non miei? / Con pieno spargimento di cuore / Ti amerò di un amore nuovo); a fare degli speed date per capire quale potesse essere il libro giusto per noi (e a capire, di conseguenza, che la monogamia è un sacrificio inutile); a disegnare il bulldog francese della Bao Publishing; a recensire libri amati in piccoli post-it e, soprattutto, a guardare il Salone per quello che è: un luogo pieno di progetti, di libri, di bellezza, di speranze. E prima di ogni cosa di persone. Proprio come il mondo in cui viviamo.

Alla premiazione abbiamo deciso tutti insieme di premiare anche altre 3 squadre per motivi diversi, iniziativa che credo renda bene sia l’intento sia la visione di Goodbook, entrambi profondamente umani, e perciò alla fine io e Simona siamo tornate a casa con 10 libri, 2 bocche all’insù e 208 ossa rotte.

Ah, dimenticavo: anche con uno sconto da utilizzare su Goodbook, che segnerà il primo, ma certo non l’ultimo, acquisto su questa piattaforma buona e intelligente. Usatela anche voi, per salvare la tradizione senza rinunciare al progresso. E certo, per leggere buoni libri che siano anche libri buoni.

La frase che abbiamo composto utilizzando i libri del catalogo di Marcos y Marcos, nel loro stand.

La frase che abbiamo composto utilizzando i libri del catalogo di Marcos y Marcos, nel loro stand.

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