Tuono Pettinato: scrivere disegnando

Solo qualche settimana fa, Cristina ci aveva proposto un interessantissimo articolo su Scriba Festival e in particolare sulla questione della traduzione per ragazzi spiegata e presentata da Beatrice Masini, traduttrice italiana di Harry Potter, dal terzo libro fino all’ultimo. Continuiamo la nostra immersione in questa bellissima iniziativa, che è il festival della scrittura, con un articolo su Tuono Pettinato, e già il nome non può non incuriosire, disegnatore e scrittore di fumetti.

L’incontro, tenutosi nella giornata del 9 novembre nella libreria Coop Zanichelli, ha toccato, tra una risata e l’altra, alcune tra le maggiori problematiche dello scrivere fumetti oggi. L’intervista si è aperta con la presentazione di Nevermind, ultimo fumetto pubblicato e con il quale Pettinato ha vinto il premio Miglior Autore Unico al Lucca Comics and Games 2014. L’autore stesso lo definisce un fumetto finzione nel quale, però, è presente anche una buona dose di realtà. Lo stesso vale per un altro lavoro, anch’esso recente, Corpicino. Si tratta in entrambi i casi di  fumetti biografici, che nascono, come ci spiega l’autore, «dall’esigenza di spiegare un fenomeno». Si tratta di ciò che viene definito turismo dell’orrore; ovvero il culto moderno e mediatico di far visita ai luoghi in cui si sono verificati omicidi. Si passa, poi, alla presentazione di un altro lavoro di Pettinato, nato dalla collaborazione con Francesca Riccioni. Si tratta di Enigma. La strana vita di Alan Turing. Storia del famoso scienziato che è riuscito a decriptare i codici di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale, è un lavoro di particolare interesse perché qui, ancor più che in altri fumetti, viene fuori l’intento di «mettere l’umorismo anche nelle cose più drammatiche».

https://www.google.it/search?q=nevermind+tuono+pettinato&biw=1302&bih=707&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=6_ifVPakCovlaon2grAJ&sqi=2&ved=0CCAQsAQ#facrc=_&imgdii=_&imgrc=CK-3mf3j9mq1vM%253A%3BU3tarhKA04LJ1M%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.rizzoli-lizard.com%252Fwp-content%252Fuploads%252F2014%252F04%252Fpiatto_NEVERMIND300.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.rizzoli-lizard.com%252Fnevermind-tuono-pettinato-2%252F%3B2009%3B2837L’incontro entra nel vivo al momento della fatidica domanda, da parte di uno degli intervistatori, sulle difficoltà del fumetto nel panorama italiano oggi. Sorprendente la risposta di Tuono Pettinato che si dimostra, oltre ogni aspettativa, ottimista. «C’è speranza», afferma, e ci spiega che molto dipende dal tipo di fumetto che si vuole scrivere perché tanta è la divisione e la settorializzazione anche in questo campo. A questo discorso si collega anche un’altra domanda chiave dell’intervista: l’importanza dei social per la diffusione dei fumetti. La posizione di Pettinato è molto chiara: «I social sono l’occasione immediata di disegnare qualcosa e di farla vedere subito». A pochi minuti dalla fine dell’intervista arriva una domanda esistenziale: scegliere tra narrare disegnando e narrare scrivendo. La risposta arriva rapida e forse anche ovvia, narrare scrivendo. Pettinato confessa tuttavia un interesse non indifferente per nuove esperienze e collaborazioni. Tra i vari progetti ci sono lo scrivere per etichette minori, underground oltre che per quelle più grandi e conosciute e l’aprirsi ad esperienze di scrittura per altri fumettisti.

A conclusione dell’intervista, poi, la confessione di non aver mai studiato fumetto o qualcosa di inerente ad esso, ma di essere arrivato a Bologna per ben altri motivi. Il percorso di Tuono Pettinato, infatti, inizia al DAMS con l’intento di fare cinema. Soltanto dopo, in particolare grazie all’incontro con i Superamici, oggi I cavalieri del cielo; un gruppo di fumettisti diversi per le tecniche di disegno utilizzate, ma accomunati «dalla stessa voglia di umorismo», scopre che la sua vera strada è quella dello scrivere fumetti. La passione per il cinema però rimane, tanto da essere una tra le principali scelte per un’alternativa al fumetto «subito dopo il super cattivo», dice ridendo Pettinato.

Una definizione della poetica, se così la si può chiamare, di questo fumettista? Nulla sembra essere più appropriato della denominazione di poetica dell’umorismo. La parola divertimento, ripetuta più volte nel corso dell’intervista è il filo che lega tutti i suoi lavori, dai primi albi ai veri e propri libri degli ultimi anni. Un merito da dare a quest’artista? Sicuramente di averci mostrato un altro linguaggio della scrittura: quello dei disegni.  

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