Se il dolore arriva a ondate – L’esordio di AJ Dungo

Potrebbe essere una storia d’amore e lo è. Potrebbe anche essere una storia sulla disciplina del surf e lo è. Ma è anche una storia di dolore e di accettazione, una storia toccante, intima e introspettiva. Una storia in cui le parole sono misurate, in equilibrio, proprio come quando si sta sulla tavola da surf. Una storia fisica, che ha a che fare con un corpo che cambia, si indebolisce e nonostante tutto continua a lottare contro una malattia. È un fumetto autobiografico, si intitola A ondate, uscito in Italia per Bao Publishing, scritto e disegnato da AJ Dungo, grafico, designer e fumettista.

Non posso dire che il surf mi appartenga, ma i suoi personaggi in qualche modo mi somigliano. Condividiamo l’ossessione per cavalcare le onde, un profondo rispetto per l’oceano, e un cuore spezzato.

Quando AJ vede Kristen per la prima volta non ha dubbi: è la ragazza della sua vita. Lui è un po’ timido e impacciato e, invece, lei è una forza della natura, noncurante degli altri, tenace, sportiva, amante della vita. Passano i mesi, a volte basta un pretesto come per esempio conoscere Jeff, il fratello di Kristen, per far sì che lei si renda conto di non essere poi così indifferente a AJ. E l’amore arriva… proprio come un’onda.

Kristen, spirito libero e adorata da tutti, non si ferma mai. Trasmette la sua energia e la sua vivacità a chiunque e riesce perfino a far innamorare AJ del surf, il suo sport preferito. Ma proprio quando i due si mettono insieme e tutti i pezzi sembrano combaciare, Kristen scopre di avere un osteosarcoma alla gamba, un tumore osseo per il quale è disposta anche a farsi amputare la gamba e a mettere una protesi. Nonostante l’amputazione, la sofferenza e le difficoltà, il tumore ritorna. A Kristen non rimane più molto tempo.

La storia autobiografica di AJ, il racconto del suo dolore e della sua perdita, è alternata a quella del surf. Partendo dalle Hawaii nel lontano 1800, Dungo ci trasporta in un’oasi di pace dove gli indigeni del luogo praticavano il surf come se fosse un’esperienza spirituale, un’azione insita nella vita di tutti prima che gli occidentali arrivassero per “civilizzare” o per meglio dire occidentalizzare le popolazioni hawaiane. Dopo la colonizzazione «il surf divenne una rarità, anche per chi lo aveva inventato» ed è per questo che le persone che continuavano a praticarlo lo resero inevitabilmente simbolo di protesta contro la colonizzazione.

L’autore si concentra soprattutto su due figure fondamentali per la storia del surf: l’hawaiano Duke Kahanamoku, padre del surf moderno, e l’americano Tom Blake che lavorò su un tipo completamente nuovo di tavola e scrisse il primo libro sul surf. Due ritratti e due biografie che aiutano a conoscere l’evoluzione del surf non soltanto da un punto di vista sportivo, ma anche storico e culturale.

La storia del surf è lineare a differenza di quella di AJ che riporta aneddoti e momenti passati con Kristen saltando da un anno all’altro senza puntare a una consequenzialità. Dungo racconta la sua storia d’amore con Kristen in maniera fluida e altalenante, quasi come se ci si trovasse in mare aperto, in attesa dell’onda perfetta.
Oltre a questo, le due narrazioni sono differenziate dalla scelta dei colori: per la parte sul surf, l’autore utilizza una tonalità color seppia, la parte autobiografica, invece, è contraddistinta da tonalità azzurre/verde acqua.

«Tom [Duke] impersonava l’idea che il surf potesse dare conforto alle persone che si consideravano rotte.»

Dopo la morte di Kristen AJ deve fare i conti con l’elaborazione del lutto e lo fa andando in mare, tuffandosi in mezzo alle onde e surfando, tentando di liberarsi del suo dolore, intenso e continuo, imprevedibile. AJ si sente rotto e solo e sa che, in fondo, la sofferenza non passerà mai.

Il surf e la decisione di raccontare la sua storia e quella di Kristen, però, sono stati sicuramente due canali di sfogo per l’autore che in questo esordio si mostra vero, fragile, umano. A ondate è un fumetto poetico, un inno alla vita o forse sarebbe meglio dire alla vitalità, una dichiarazione d’amore e un omaggio alla coraggiosa Kristen, anima libera, proprio come il surf.

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