L’Africa di Emmanuel Iduma: un viaggio tra sogno e ricordo

Uno dei ricordi che conservo più gelosamente del periodo universitario include una stanza troppo piccola per contenere il numero di studenti che avevano accesso al corso, lezioni pomeridiane e sguardi sognanti di ammirazione. Erano sette, o forse otto, anni fa e durante un corso di letterature comparate scoprivo un mondo bellissimo, quello della fotografia, nel suo più intimo legame con la narrazione e con l’evoluzione e la storia.

Leggere Lo sguardo di uno sconosciuto di Emmanuel Iduma mi ha riportato a quel periodo, mi ha ricordato quanto fascino e quante storie si nascondono dietro ad una foto e quanto, troppo spesso, osserviamo queste immagini senza dare loro il giusto peso, senza permettere che ci raccontino la storia, senza ascoltarle.

Lo sguardo di uno sconosciuto è il diario di viaggio ed è il capitolo che inaugura la nuova collana di Francesco Brioschi Editore dedicata alla letteratura africana.

“Se i lettori pensano di immergersi in quest’opera con la speranza di trarne un’idea chiara e definitiva dell’Africa, rimarranno delusi”. Questo leggiamo nella prefazione di Alessandra Di Maio e non potremmo essere più d’accordo. L’intento dello scrittore non è quello di dipingere un quadro completo e dettagliato dell’Africa, a questo scopo molti altri scrittori hanno scritto testi di carattere diverso e più esaustivi. No, Emmanuel Iduma vuole semplicemente raccontare il suo viaggio attraverso le tradizioni più che attraverso i luoghi, fissare sulla pagine le proprie impressioni, le espressioni e le emozioni delle persone che ha incontrato durante il viaggio, raccontare le loro storie.

Le tappe che compongono il viaggio sono tante: Dakar, Douala, Benin, Khartum, Lagos, Casablanca. Le persone che il viaggiatore incontra sono ancora di più. Alcuni sono compagni di viaggio o altri artisti e scrittori, altri ancora semplici passanti, mendicanti, migranti.  Altri sono semplici sguardi o gesti. Ognuno, però, ha impresso qualcosa nella mente dello scrittore, che a sua volta lo trasmette a noi attraverso uno scatto o un getto di inchiostro sulla pagina.

Il viaggio, che nella realtà si svolge in un arco temporale ben preciso, perde la sua dimensione temporale una volta sul foglio. Come un album fotografico Iduma mette insieme uno dopo l’altro, ma senza una successione temporale o tematica precisa, una serie di racconti, di scatti, che raccontano e ritraggono i momenti più significativi del viaggio in una dimensione che oscilla tra il sogno e il ricordo.

A volte, da adulto, immagino un labirinto di vecchie fotografie di famiglia, di ritratti di bambini della mia età. Mi avventuro nel labirinto e ne emergo con una diversa prospettiva di chi potrei diventare.

E come accade per i ricordi, così come per i sogni, alcune immagini sono più nitide e ricche di dettagli, altre più sfocate e confuse. Tutte, però, sono necessarie per raccontare un’Africa fatta di tradizioni, di emozioni, di velata malinconia, moderna e antica insieme.

In Lo sguardo di uno sconosciuto il legame tra sguardo e parola diventa indissolubile: la scrittura fissa sulla pagina quello che la foto, con uno scatto, imprime sulla pellicola. Il risultato è un ritratto dell’Africa intimo e estremamente soggettivo, ma allo stesso tempo incredibilmente realistico.

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