7CRIMINI – L’associazione a delinquere e Il rapimento

Diciamocelo, ci siamo ormai affezionat* al gruppo di alpinisti bloccati nel rifugio e, soprattutto, alle storie avvincenti e affatto scontate del giudice Massimo D’Ettori.

Man mano che si procede con le narrazioni, i racconti della serie 7Crimini, scritti da Katja Centomo e Emanuele Sciarretta e editi da Tunué, ci lasciano sempre più con il fiato sospeso e con la voglia di scoprire dove ci condurrà l’ultimo volume, nonché l’ultimo dei sette crimini esemplari.

La storia che fa da cornice a tutti i racconti non è troppo mutata. Il gruppo di alpinisti è ancora bloccato a causa della tempesta, e l’unico modo per ammazzare la noia è lasciarsi rapire dalle parole del giudice D’Ettori, che questa volta ci presenta il quarto crimine esemplare: l’associazione a delinquere.

L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE NEL CODICE PENALE

Art. 416 – R.D. 19 ottobre 1930, n. 1398

Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.

Come per i tre crimini precedenti (La truffa, La violenza e L’estorsione) anche questa volta la storia raccontata dal giudice D’Ettori è, o almeno ci sembra, fuori dagli schemi. I protagonisti – che di fatto sono criminali – sono talmente umani, vicini alle esperienze di chi legge, che è quasi impossibile non provare empatia nei loro confronti. I quattro del vicolo del perdono sono persone come noi, vittime di una città in cui la gente fatica ad arrivare a fine mese, e nella quale i profitti delle piccole attività commerciali sono in mano alla criminalità organizzata. Vittime di un crimine subdolo e pericoloso, Tomassi, Zardo, Carzan e Fusco diventano carnefici, per caso, di una serie di crimini dai quali sembrano non riuscire a liberarsi.

I disegni di Grazia La Padula e Marco Caselli si sposano alla perfezione con la storia e si caratterizzano per un forte contrasto di luci e ombre. Come in ogni volume, infatti, le illustrazioni rafforzano la narrazione. I particolari delle figure di ogni personaggio, le loro espressioni e i dettagli degli ambienti aiutano a esprimere pensieri e sensazioni per i quali le sole parole non sarebbero sufficienti. Disegno e narrazione ci permettono di seguire il percorso che la parte oscura traccia nell’animo umano per trascinarlo oltre i limiti e poi guastarlo, irrimediabilmente vittima di se stesso.

IL SEQUESTRO DI PERSONA NEL CODICE PENALE

Art. 605 – R.D. 19 ottobre 1930, n. 1398

Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni.

Il quinto volume della serie tenta di spiegare quello che è forse il crimine più odioso che possa essere commesso dall’uomo: il sequestro di persona.

Ritroviamo il gruppo di alpinisti vicini alla libertà. La tempesta sembra aver loro concesso una tregua e una finestra di bel tempo potrebbe portarli finalmente a continuare la loro escursione. L’illusione purtroppo dura poco, e ben presto il gruppo di amici è costretto a ritornare al rifugio per scampare a una nuova ondata di mal tempo. Unico modo per evitare la noia: farsi rapire da una nuova storia del giudice Massimo D’Ettori.

Protagonist* della storia questa volta sono un adolescente, Tommaso, e una giovane e agguerrita giornalista, Silvia Farnese.

Tommaso è un ragazzo solitario, che ha vissuto per anni sotto l’eccessiva protezione di una madre patologicamente apprensiva. Dopo aver condotto delle indagini personali, il giovane scopre una verità sconcertante: i genitori che lo hanno cresciuto non sono i suoi genitori naturali, ma due impostori che lo hanno rapito quando era in fasce. La storia però non è così semplice. Il presunto rapimento di Tommaso si intreccia alla drammatica storia di un’altra famiglia, quella dei De Dominicis, a cui il ragazzo è convinto di appartenere. La matassa diventa ancora più ingarbugliata quando una busta con quelle che sembrano essere delle prove schiaccianti arriva nelle mani della curiosa giornalista.

Ricca di colpi di scena e grande suspense, la storia narrata nel quinto volume della serie è forse una delle più appassionanti. Al tema principale, che è il crimine terribile del rapimento, si affiancano anche altre tematiche profondamente attuali, prima tra tutte la questione mediatica. Basta pensare a tutti i casi che negli anni abbiamo sentito raccontare nei telegiornali o nei programmi televisivi. Quanto le informazioni dei media hanno influenzato la nostra – e non solo – versione dei fatti? Quale impatto la loro presenza può avere su colpevoli e vittime?

In questo volume, più che nei precedenti, la varietà dei punti di vista è tanta, così come i piani di lettura che si possono dare alla storia. A rafforzare questo ventaglio di prospettive contribuiscono i disegni di Francesca Biscotti, illustratrice molto talentuosa che riesce a descrivere ogni personaggio con un realismo quasi grottesco. Tanti sono i particolari legati alle espressioni dei personaggi, soprattutto quelli legati agli sguardi. Il disegno si mette al servizio della storia e i personaggi diventano attori di una trama terribilmente complessa.

Anche con questi ultimi due volumi 7Crimini si conferma un progetto di successo. Le storie appassionanti e coinvolgenti rendono il diritto accessibile a tutt* e il focus sull’aspetto psicologico delle vicende non viene mai perso. Insomma, una serie che vale la pena di essere letta dal primo all’ultimo racconto!

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