Alla ricerca di un sentimento nazionale. Italiana di Giuseppe Catozzella

Abbiamo combattuto per ottenere quello che era nostro e abbiamo perso. Ma la guerra più importante l’abbiamo vinta: abbiamo creduto che fosse possibile. Un giorno l’Italia arriverà, lo so, a dare terra al popolo. E quando ci arriverà, sarà grazie alla nostra guerra sulle montagne.

Italiana, romanzo di Giuseppe Catozzella edito da Mondadori, è un romanzo storico meravigliosamente fuori tempo. C’è dentro tanto: i Borboni, i Savoia, l’Italia unita e gli italiani malgrado tutto, la Sila che troneggia su una Calabria divisa, la guerra civile, il brigantaggio.

Ma andiamo con ordine. Italiana è Maria Oliviero, conosciuta da tutti come Ciccilla. Nelle storie di briganti, Ciccilla occupa un posto particolare, a metà tra la biografia e la leggenda. La sua fama, per capirci, ispira un autore come Alexandre Dumas, che scrive di lei articoli tra il reale e il fantastico su L’Indipendente, la prende ad esempio per il suo Robin Hood, la rende un’eroina internazionale.


Italiana, Giuseppe Catozzella, Mondadori

Catozzella, complice un lungo lavoro di ricerca che ritroviamo in documenti, singole parole, dettagli sparsi come tracce su un sentiero, ci restituisce un racconto diverso, che parla di Ciccilla senza dimenticarsi di Maria. La vita di Maria è quella di una qualsiasi ragazza del Sud negli anni a cavallo dell’Unità d’Italia. Una storia che non ricordiamo più, e ci sorprendiamo in un’emozione lontana quando sentiamo parlare di Pisacane, di Nicotera, dei Mille di Garibaldi. Se è vero che ci siamo dimenticati di quell’impasto di storia e retorica che va dal Risorgimento all’Italia unita, che ci ricorda certe atmosfere à la Cuore di De Amicis, ci siamo dimenticati il costo umano di tanta povera gente che ha creduto, con la caduta dei Borboni, in un sogno fatto di diritti, terra e dignità, e si è ritrovata con gli stessi usurpatori di prima e condizioni persino peggiori. Catozzella ci restituisce una Calabria ferita, una colonia tradita da quelle che dovrebbero essere le classi dirigenti, il pessimismo di chi sa che niente potrà mai cambiare.

E dire che la piccola Maria, figlia di una famiglia poverissima, prova continuamente a cambiare. Con l’istruzione tradizionale, certo, e imparando nozioni immateriali e insieme decisive: la montagna, la natura, l’amore, la libertà. Ma i soprusi vissuti da Maria, visti dalla prospettiva del piccolo paese di Casole, i tradimenti che costellano la sua vita da parte della sorella Teresa, del marito Pietro per finire alle vane promesse garibaldine, sono troppi per essere combattuti dall’interno. Maria diventa Ciccilla, si stabilisce su quella Sila che è casa e rifugio, e dall’alto combatte la sua guerra. Una guerra impari, destinata ad essere persa. Una guerra necessaria.

Lo stile di Catozzella si distanzia dall’apologhetto morale e non scivola mai sulla retorica più inflazionata. L’impasto di dialetto e italiano crea una lingua più che mai viva, consapevole del suo essere ibrida, in divenire. Questa lingua, che si insinua tra la Storia e le storie degli ultimi, è forse uno dei pochi tentativi al giorno d’oggi di salvare il racconto dei primi anni della nostra storia nazionale senza rinchiuderli nell’enfasi più facilona, nelle statue che vediamo immobili nelle grandi città e che non ci dicono più niente. Di salvarlo dagli interessi di parte, dalle ricostruzioni posticce, dalle riappropriazioni indebite. E restituirci un sentimento nazionale autentico, umano, che percorre le mulattiere della Sila insieme alle gesta di un’eroina, femminista ante litteram, figlia immortale del suo tempo. Un’italiana, insomma.

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