Ar-Men: la vita quotidiana ne “L’inferno degli inferni”.

Bretagna, la punta occidentale della Francia, una regione protesa verso l’oceano. Una terra ricca di storie e tradizioni, di piccole isole abituate ai pericoli del mare: forti maree, tempeste e soprattutto un insidioso tratto pieno di scogli a fior d’acqua, la chaussée de Sein, dove nel tempo sono naufragate decine di navi.
Per evitare futuri disastri furono costruiti nel corso dell’800 una serie di fari, a partire dalla terraferma e nelle isole vicine. Ma non bastò. Dopo l’ennesimo naufragio nel 1859, il governo di Parigi decise che serviva un faro in mare aperto, per segnalare la massima estensione della secca. Nacque così il faro di Ar-men, la cui storia è raccontata nel fumetto Ar-Men. L’inferno degli Inferni (Tunuè, 2019) da Emmanuel Lepage.

Lepage, con tavole che sembrano quadri di William Turner, ci guida alla scoperta di Ar-men, attraverso le storie di Germain e Louis, guardiani del faro negli anni ’60. Entrambi gli uomini nascondono un segreto, una perdita che ancora li tormenta a distanza di anni, ma il segreto più grande è quello custodito dallo stesso faro.
Dopo una tempesta molto violenta, quando l’acqua inonda l’interno del faro, Germain scopre dietro l’intonaco del muro un piccolo tesoro: un diario scritto sulla pietra dal primo guardiano di Ar-Men, alla fine dell’800.
Un lungo flashback ci mostra quindi la costruzione di Ar-Men tramite la vita di Moizez, ragazzo della vicina isola di Sein e primo guardiano del faro. Ad esso si intrecciano anche i racconti delle vite di Germain e Louis, il loro passato tormentato e i motivi che li hanno portati a rinchiudersi nel faro e nel loro dolore.

Che tipo di fumetto viene fuori dalla fusione di tutte queste storie?
Il grande formato dell’edizione Tunuè (23X31) esalta i disegni di Lepage, con vignette di dimensioni ragguardevoli per rappresentare la maestosità dei marosi, o al contrario per focalizzarsi su un dettaglio significativo.
Ar-Men di certo soddisfa l’occhio, ma non è solo un fumetto per esteti; racconta infatti di uomini e donne, di guerre e di passioni, di ricordi e sentimenti, il tutto con un’intelligente sovrapposizione di piani temporali sullo stesso luogo (che può ricordare, alla lontana, le suggestioni di Richard McGuire in Qui); meraviglia e coinvolge allo stesso tempo.
Ar-Men fa luce su una piccola storia e ci guida nel mare del dolore umano: proprio come un faro nella notte.

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