“Vivian Maier – La fotografa ritrovata”

IMG_7213Manca una settimana alla fine della mostra “Vivian Maier – La fotografa ritrovata” organizzata nelle sale rinascimentali di Palazzo Pallavicini a Bologna sulla base delle foto dell’archivio Maloof Collection e della Howard Greendberg Gallery di New York. La singolare mostra con le straordinarie fotografie di una delle fotografe più apprezzate di questo secolo e scoperte casualmente dopo la sua morte avvenuta nel 2009. Le sezioni della mostra ripercorrono per assonanze visive e impressioni i temi ricorrenti del lavoro dell’artista (perché è il caso di chiamarla proprio così, anche se la particolarità di Maier è quella di aver fatto per tutta la vita la nanny): i bambini, al rapporto con i genitori e alla forte empatia provata; la seconda è incentrate sulle donne, sugli anziani e indigenti nella vita quotidiana; la sezione dei self-portraits; la vita urbana di New York e Chicago; le inquadrature alla ricerca di equilibrio, geometria e struttura; infine la sperimentazione cromatica quando negli anni sessanta passerà dall’uso della Rolleiflex alla Leica.

Self-Portrait, 1956 © Vivian Maier

Self-Portrait, 1956 © Vivian Maier

Vivian Maier (New York, 1926 – Chicago, 2009) aveva abbandonato il suo lavoro lungo 40 anni in un magazzino a Chicago, venduto poi all’asta a causa di ritardi nel pagamento dell’affitto. Tra gli oggetti contenuti nel magazzino emerge una cassa contenente centinaia di negativi e rullini, tutti ancora da sviluppare. A scoprirli è John Maloof, agente immobiliare e appassionato di collezionismo, che dopo averne stampati alcuni ed averli mostrati in giro, si rende conto dello straordinario lavoro. Allora grazie all’accurata divulgazione, porta in breve tempo questa fotografa sconosciuta a essere apprezzata e affermata a livello mondiale.

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© Vivian Maier

È nel documentario Finding Vivian Maier del 2013 che Maloof racconta come di come, dopo lo sviluppo di negativi e rullini, abbia scoperto che l’autore misterioso fosse una tata che con discrezione fotografava ciò che vedeva per strada (molti dei bambini che aveva accudito non sapevano neppure che fotografasse). Maloof pubblicò sulla piattaforma di condivisione Flickr il lavoro di Maier: riscuoté immediatamente il successo e la curiosità degli utenti. Da qui la costante ricerca di Maloof nel ritrovare la storia della fotografa che aveva lavorato con passione per tutta la vita studiando e affinando la propria tecnica. Non era una «Mary Poppins naïf» che nel tempo libero se ne andava in giro per le strade a scattare foto. Nel documentario vengono intervistati alcuni dei bambini che aveva accudito ormai cresciuti e la descrivono tutti come una donna paradossale, audace, misteriosa, eccentrica, dotata di incredibile immaginazione, alimentata probabilmente dalla compagnia di quei stessi bambini, dall’occuparsi della loro crescita.

© Vivian Maier

© Vivian Maier

Era la strada il suo palcoscenico. È considerata oggi una delle principali rappresentati della Street Photography, non fu la prima, ma sicuramente è una delle più particolari. Ha scattato diverse foto nelle strade di New York e Chicago sempre con un occhio discreto, riuscendo sempre a cogliere l’istante esatto in cui il fulcro del movimento e la staticità del particolare trovano il loro equilibrio. Senza che nulla però fosse lasciato al caso.

© Vivian Maier

© Vivian Maier

Un buon fotografo deve possedere alcuni talenti: un buon occhio per il dettaglio, per la luce e per la composizione; impeccabile tempismo;  una prospettiva dal basso; un’instancabile abilità nello scattare, scattare e ancora scattare. E Maier senza una formazione o senza il supporto di mentori aveva in modo unico tutti i talenti dell’arte e della tecnica della fotografia che ha utilizzato per mostrare campionari d’umanità.

©Vivian Maier

© Vivian Maier

Non mancano le interpretazioni per le quali forse il suo bisogno della fotografia esisteva solo per creare un rapporto con il mondo, non aveva amici o famiglia. Forse anche per questo motivo non ha sentito il bisogno di condividere il suo mondo con altre persone perché era solo per lei. Mostra sempre se stessa in modo minimale: la sua silhoutte si può notare su un prato o su un muro o un suo riflesso su uno specchio o un vetro. Ne esce fuori un lavoro di incredibile bellezza, misto alla semplicità di uno sguardo apparentemente umile, dal basso che vela il grande talento.

Fonti: Vivian Maier Photographer | Official website of Vivian Maier

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