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#Libromania – Intervista a Libreria Attraverso

Le librerie bruciano, chiudono, a volte aprono. Prima è stata la volta de La pecora elettrica, bruciata il 25 aprile e poi la notte tra il 5 e il 6 novembre, giorno prima della riapertura: i proprietari hanno deciso di chiudere definitivamente. Poi è arrivata la notizia della chiusura, sempre a Roma, della libreria Il viaggiatore in via del Pellegrino, e di alcune Feltrinelli della capitale. A inizio anno, vicino Cagliari, a Quartu Sant’Elena ha chiuso Quartu Car.li, definita «l’ultima vera libreria rimasta in città».
E poi, è di questi giorni la notizia che la storica libreria Paravia di Torino, la seconda libreria più antica d’Italia, ha chiuso i battenti, lo hanno annunciato Sonia e Nadia Calarco, le titolari che avevano rilevato la libreria dal loro papà: «abbiamo deciso di abbassare le serrande con dignità, non volevamo che le cose finissero male», hanno riferito al quotidiano «La Repubblica». E non sono le sole ad avere deciso di abbandonare l’attività libraria: a breve, sempre a Torino, chiuderà la libreria Mood in via Cesare Battisti e a marzo sarà la volta de I sette pazzi. Una strage. La colpa? Sicuramente dell’ e-commerce, soprattutto di Amazon, ma anche della scarsità di lettori in Italia, dell’abbandono da parte delle istituzioni nei confronti delle libraie e dei librai. Se ne potrebbe parlare per ore.

Le librerie bruciano, chiudono, MA a volte aprono. Una scelta coraggiosa quella di Letizia Carlucci che il 30 novembre scorso, a Bologna, nella suggestiva e splendida via Santo Stefano 80D, ha deciso di aprire Attraverso, libreria indipendente per bambini e ragazzi. Un posto magico in cui poter sostare senza (indovinate un po’?) dovere per forza acquistare un libro (e questo capita in qualsiasi libreria, se solo le persone ci andassero fisicamente solo per fare un giro…). Sono fermamente convinta che per risolvere il problema di cui sopra, oltre a sensibilizzare la gente sull’acquisto in libreria e non online, occorra migliorare la situazione della lettura in Italia. Difficilmente un adulto di cinquant’anni che non ha mai letto un libro in vita sua si avvicinerà alla lettura (improbabile, ma non impossibile). E allora da dove partire? Ovviamente dai bambini e dai ragazzi, gli adulti di domani. Le storie sono – da sempre – il nostro pane quotidiano, sono fruibili in diversi modi, basti pensare alle serie TV che spopolano, ai film, ma anche alle narrazioni all’interno dei videogiochi. Se nutriremo i bambini di storie, anche e soprattutto scritte, forse la situazione potrebbe migliorare. Ho parlato di questo e di molto altro con Letizia che ringrazio infinitamente per il suo coraggio, la sua passione e la sua voglia d’intraprendenza.

Nel 2019 molte librerie hanno chiuso, ma altre hanno aperto come, per esempio, la tua! Quando è nata l’idea di aprire una libreria e perché?
L’idea è nata a settembre 2018: ero a Barcellona per l’addio al nubilato di un’amica. Camminando tra le ramblas, osservavo famiglie intrattenersi per strada, nelle piazzette tra i palazzi e percepivo un’atmosfera felice e rilassata. In quel periodo stavo vivendo una situazione psicologica diametralmente opposta: lavoravo da quindici anni nel settore della comunicazione e degli eventi, un ambito molto stancante fisicamente e soprattutto mentalmente, in cui la maggior parte della gente è stressata e focalizzata sulla corsa al rispetto delle scadenze.
Quindi, mentre ero a Barcellona e guardavo la gente così spensierata, mi sono chiesta perché non provare a esserlo a mia volta, cercando un modo per far sì che anche chi si sarebbe trovato accanto a me condividesse il mio stato d’animo. Dato che non ho nessuna dote o abilità particolare, mi sono domandata come fare e, formulando tra me e me il quesito, ho ricordato quando anni prima avevo pensato di aprire una libreria. Le volte precedenti in cui ci avevo fantasticato su ero in un caso troppo giovane, in altri già alle prese con esperienze molto intense, e in ogni caso impreparata ad affrontare un progetto così impegnativo.
Al ritorno da Barcellona invece ne ho parlato con il mio compagno e mi sono resa conto che a poco a poco l’idea da astratta diventava sempre più nitida. Ho cominciato a fare delle ricerche online, scoperto l’esistenza di corsi di formazione per librai e, da lì a tre mesi, ho dato le dimissioni all’agenzia in cui lavoravo, mi sono iscritta ad alcuni dei corsi individuati e ho scelto la città in cui aprire la libreria. Trasferita a Bologna ho passato mesi a studiare storia della letteratura per l’infanzia, dell’albo illustrato, del fumetto, ho trascorso giorni interi in libreria a sfogliare e scegliere libri per bambini e ragazzi che poi a casa leggevo più volte per capire i diversi temi che da alcuni di questi trapelano alla seconda o alla terza lettura; mesi dopo ho cominciato a progettare la libreria e, visto che l’organizzazione del tempo era stato il mio pane quotidiano sino ad allora, da lì a (relativamente) poco ho aperto Attraverso!

Attraverso: come mai l’hai chiamata così?
Quando si è trattato di scegliere il nome della libreria, ne ho cercato uno che non rimandasse a un’immagine o a un’azione definita, non a una fascia di età precisa e neanche a una “missione” perché volevo che Attraverso venisse sin da subito percepita come un luogo in cui sostare, un posto accogliente già dalle vetrine.
Le librerie dovrebbero essere luoghi in cui trascorrere del tempo, a prescindere dall’acquisto, in cui coesistono lettura, gioco, occasioni di socializzazione, laboratori, incontri, presentazioni… Ho trovato nella preposizione “attraverso” il senso della libreria che volevo realizzare: uno spazio inclusivo per bambini e ragazzi principalmente, poi anche per genitori, insegnanti e educatori. Un luogo dove alimentare esperienze attraverso uno strumento, sia questo l’immagine, la parola, l’osservazione, il suggerimento di un esperto, il gioco, il confronto, le persone che già popolano e quelle che popoleranno la libreria, con i valori positivi che assieme attribuiremo a questo spazio.

La tua libreria è specializzata in letteratura per bambini e ragazzi. Da dove è venuta questa scelta? E, soprattutto, data la tua percezione, i bambini e i ragazzi leggono?
La volontà di rivolgersi ai più giovani deriva da quella di far dimenticare loro il più tardi possibile lo scopo con cui veniamo al mondo che, per me, sta nella sperimentazione e nell’esplorazione. Più a lungo si mostra ai bambini che il mondo è il patrimonio di cui ognuno di noi è possessore, e che la parola e l’immagine sono due delle forme di espressione più efficaci che abbiamo per raccontarlo e preservarlo, più abbiamo la possibilità di coltivare persone felici che domani ricerchino la bellezza.
I bambini sono gli adulti del futuro e gli adolescenti, invece, sono e dovrebbero essere i protagonisti del nostro presente, ma ci sono pochissimi posti a loro destinati, mentre sono enormemente di più quelli a misura di adulto.
Le dimostrazioni di affetto e il sostegno che sto ricevendo mi fanno pensare che ci sia la volontà di prendersi cura di loro e fino a ora, una delle cose che mi dà maggiore soddisfazione, è la risposta che colgo nei bambini e nei ragazzi che entrano in Attraverso. Quasi tutti trovano almeno un’immagine che catturi il loro sguardo e, a differenza degli adulti, si prendono il tempo per studiare lo spazio e trovare, oltre la copertina, almeno una risposta alle loro necessità.
Perciò sì, i bambini leggono e anche i ragazzi. E potenzialmente potrebbero farlo molto di più, se gli si lasciasse il tempo necessario ad ambientarsi in una libreria, specie in una come Attraverso dedicata esclusivamente alla loro fascia di età.

Educare alla lettura è un compito che gli adulti dovrebbero assumersi, mi vengono in mente alcuni passi di Come un romanzo di Pennac. Secondo te come si può educare alla lettura?
Concedendo tempo, lasciando che le pause prendano spazio tra le azioni e che anche un sentimento come la noia possa condurre al libro. I bambini e i ragazzi di oggi sono tutti troppo impegnati: tra scuola, compiti e corsi vari ed eventuali non hanno l’occasione per avvicinarsi ai libri. Inoltre, bisognerebbe averne tanti in casa e a scuola e avere dei luoghi dove godere della lettura e del tempo che la lettura necessita.
Qualche giorno prima dell’apertura di Attraverso ha bussato un ragazzo che aveva bisogno di un cavetto per ricaricare il cellulare, glielo abbiamo dato e gli abbiamo mostrato a quale presa attaccarsi. In attesa che lo smartphone si riaccendesse, ha preso un fumetto e si è messo a sfogliarlo, non aveva niente da fare, non ha trovato nessuno che lo occupasse con altre cose e si è lasciato prendere dalla curiosità. Serve questo per avvicinarsi alla lettura, poco altro, come insegnanti preparati che sappiano che dal libro Cuore a oggi la letteratura per l’infanzia ha sfornato ben altri capolavori! Per fortuna, però, ci sono anche insegnanti illuminati e consapevoli.

Da Attraverso c’è anche una sezione dedicata ai fumetti. Io sono di parte perché li adoro, ma tu che stai dall’altro lato del banco, pensi che siano un buono “strumento” per avvicinare alla lettura?
Sì, sicuramente lo sono. Sono un altro strumento efficace per raccontare storie, che è la missione di un buon libro, oltre che una tra le prime cose che l’uomo ha imparato a fare per intrattenersi e accrescere la conoscenza sul mondo sin dai tempi della preistoria. Il fumetto fa la medesima cosa: racconta una storia affiancando le immagini al testo, che è una combinazione che siamo chiamati a decifrare più volte tutti i giorni, ad esempio sui social. Le graphic novel hanno sicuramente un linguaggio più immediato, cosa c’è di male nel trasferire un messaggio con immediatezza? Non è meno dignitoso di un romanzo di 782 pagine… Se devo trasmettere una sensazione, trasportare un lettore in una scena, l’importante è riuscire a farlo bene, non conta il numero delle pagine o delle parole, ed è giusto che ognuno abbia la possibilità di scegliere il racconto a cui assistere senza sentirsi giudicato per come lo fa. In questo i fumetti possono arrivare prima di un romanzo, specie se si è di fronte a un lettore acerbo o non assiduo. Ci sono persone che vengono in libreria e che hanno letto tanto l’Ulisse di Joyce quanto Zerocalcare. Hanno tutta la mia stima.

Se dovessi descrivere la libreria con una parola, quale sceglieresti?
Sicuramente “inclusiva” perché Attraverso è, secondo me, e si dimostra una libreria che accoglie. Non quella dove entri in religioso silenzio, scegli un titolo, lo paghi o lo rimetti a posto. È un luogo in cui chiunque può entrare e sentirsi ben accetto, può sedersi, chiedere un consiglio, prendere un libro e leggerlo, acquistarlo o tornare a leggerlo un po’ alla volta, prendere i giochi a disposizione dei bambini e giocarci con loro, con gli amici, con me, con i genitori… “Inclusiva” è l’aggettivo più indicato e quello che vorrei venisse pensato accanto al nome della libreria.

Quali sono gli eventi organizzati per il mese di gennaio?
Diverse cose alcune delle quali in via di definizione, tra l’apertura e il Natale non abbiamo avuto tempo per fermarci e programmare tutte le attività! Il primo evento certissimo è del 19 gennaio in cui faremo la lettura ad alta voce e il laboratorio su Cappuccetto Bianco di Bruno Munari. Noemi Bermani, una professionista del metodo Munari, e Francesca Divano, una cliente di cui sto diventando amica e che si occupa di organizzare eventi e spettacoli d’arte, terranno rispettivamente laboratorio e lettura.
Dal 24 al 26 gennaio a Bologna ci sarà Arte Fiera e per il 24 stiamo provando a organizzare un laboratorio a tema per i bambini, grazie al supporto di una professionista. Poi sicuramente organizzeremo qualche cosa a ridosso della Giornata della Memoria; siamo in contatto con alcune case editrici.

Ci consigli un libro e un fumetto che secondo te non può mancare nella propria casa?
Il libro: La Volpe e la Stella di Coralie Bickford-Smith (Salani), un albo illustrato non solo per bambini. L’ho consigliato a tutti, anche a un prete! Un albo che in pochissime parole, con immagini dalla grafica raffinata e mozzafiato, riesce a rispondere a tantissime domande. Bisognerebbe averlo sempre a portata di mano, in qualunque fase ci si trovi.
Il fumetto: Residenza Arcadia di Daniel Cuello (Bao Publishing). È un intreccio di storie di persone diverse, spietate, incarognite, impaurite da ciò che la vita ha tolto loro, che raccoglie al suo interno una gran fetta di umanità. Andrebbe letto perché aiuta a capire che astenersi dal giudizio sulle persone è una dote che dovremmo coltivare. Nessuno conosce la storia che ognuno di noi nasconde alle spalle e imparare a usare il silenzio per valicare il muro del veloce pregiudizio può rendere degli ottimi scalatori, perché la vita non si scrive allo stesso modo per nessuno.

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