la-ragazza-con-lo-zaino-verde-recensione

Imparare la ribellione dalla ragazza con lo zaino verde con Elisa Castiglioni

Siamo alle soglie degli anni Quaranta e tutto sembra procede per il meglio: l’impero fascista è nel suo periodo di lustro, si va in vacanza al mare e al lago, si fanno parate e si studiano le vittorie. Elisa Castiglioni, però, ha in mano una lente d’ingrandimento per portare il nostro sguardo su particolari che, se non si fa troppa attenzione, potrebbero sfuggirci: così facendo ci conduce vicino Varese, dove vivono Alida, la sua famiglia e La ragazza con lo zaino verde (Il Castoro, 2021).

In queste pagine seguiamo la giovanissima Alida nel corso di un’estate: prima la vacanza in colonia, poi il periodo con i nonni benestanti, poi il ritorno a scuola. È in questa occasione che il suo mondo comincia a incrinarsi: Miriam, una delle sue nuove amiche, non risulta iscritta a nessuna classe, sua zia Isabella è improvvisamente introvabile e il padre inizia a rincasare sempre più tardi. C’è qualcosa che lega queste tre figure: per propria scelta o per nascita, non vanno bene al regime. E Alida si trova al centro di questo triangolo, mentre la benda che aveva sugli occhi si allenta fino a sciogliersi e cadere.

Leggendo La ragazza con lo zaino verde, abbiamo la sensazione di essere dall’altro lato di un diario, riceviamo tutte le impressioni e i pensieri di Alida senza filtri, come se lei stessa si chinasse quasi di nascosto sulle pagine per annotare qualcosa che altrimenti potrebbe sfuggire, siano essi un ragionamento, una trovata, un avvenimento, un’intuizione. Tanto che impariamo il nome della nostra protagonista attraverso gli altri e il cognome ci viene rivelato solo a pagina 52 – Alida Aspesi –, perché quando è lei a parlare di se stessa ci rendiamo conto che c’è qualcosa di nebuloso che la riguarda, che è una persona che si sta ancora scoprendo, che non si è definita e ha difficoltà a farlo.

Chiudo gli occhi, penso a me, e aspetto che mi appaia un’immagine che mi dica chi sono. Una volto che sai chi sei, sai anche cosa fare.

p. 7

Perché La ragazza con lo zaino verde ci porta tra le maglie del gioco psicologico del fascismo. Il bisogno di far parte di qualcosa di più grande e glorioso non ammalia solo i giovani uomini con desiderio di battaglia, ma anche le quattordicenni di provincia. Lo sentiamo ripetutamente risuonare nei pensieri di Alida: «persino io, che non vincevo mai nessuna gara, avevo vinto una guerra» (p. 14), ma anche «respiro l’aria salata e sorrido: avrò una buona e tranquilla vita fascista» (p. 36). La promessa di una grande famiglia, di un grande impero, di un grande futuro: a chi non farebbe gola? Chi non sarebbe disposto a sacrificarsi, se ubbidienza e sacrificio sono le uniche monete di scambio di cui si è a conoscenza?

L’uniforme che porto non è più una seconda pelle che mi protegge, che mi fa sentire al giusto posto, ma un involucro che mi va stretto.

p. 137

Il potere di questo libro sta proprio nell’unire le agitazioni di un’adolescente – che non conoscono tempo storico – con quelle che sta sperimentando un’intera parte del Paese: in entrambi i casi, si muovono in modo sotterraneo, non si rivelano completamente, hanno un codice diverso da quello del resto della comunità e sentono di non avere un posto nel mondo.

Scopriamo l’altro lato della luna assieme ad Alida: un’occasione alla volta, una perdita dopo l’altra, un cambiamento improvviso e una presa di posizione apparentemente incomprensibile cominciano a tracciare un percorso diverso da quello che la patria ha designato ai propri giovani italiani. Allo stesso bivio si è trovato il nonno dell’autrice, Pietro Castiglioni o Lupo: sfogliando le pagine da lui scritte proprio negli anni Trenta e Quaranta, Elisa Castiglioni si imbatte nelle riflessioni di un ragazzo che comincia a dubitare della realtà in cui vive: «il nonno nei suoi diari dice che “il dilemma di noi giovanissimi cresciuti col Fascismo è capire quale è la vera patria, quella di Mussolini o quella di Gramsci?”». E anche se Gramsci è sconosciuto ad Alida, le similarità tra quello che abbiamo letto ne La ragazza con lo zaino verde e quello che è accaduto a Pietro sono tantissime: Elisa Castiglioni ci rivela infatti che la storia di Alida «me l’ha regalata mio nonno, attraverso la sua testimonianza di vita e il percorso di ribellione di Alida al fascismo è il percorso di mio nonno».

Se Miriam non fosse stata mia amica, forse non mi sarebbe importato che gli ebrei non possono più frequentare le scuole. Se papà non fosse stato picchiato, se Isabella non fosse stata rinchiusa in un manicomio per le sue idee, forse non mi sarebbe interessato che vivo in un Paese dove tutti devono pensare quello che dice Mussolini.

p. 150

Uno dei sentimenti che entra in gioco spesso nel libro è l’amore, in varie sfumature e intensità: dall’infatuazione per Alfio al batticuore che provoca Pietro (sì, c’è un Pietro anche nel libro), dall’affetto per Miriam ai sentori di tradimento tra la madre e il padre, Ma la grande differenza che ci viene rivelata in questo libro è nel fatto che l’amore fascista è narcisista e quello antifascista è disinteressato, si mette in pericolo per l’altrə ed è interessato alla collettività. Lo insegna ad Alida, non a caso, una figura religiosa, che dice

A volte la ribellione è un atto d’amore necessario.

p. 136

A dimostrazione che l’antifascismo può essere adottato da tutti, che non richiede una presa di posizione religiosa ma una culturale e sociale, che si trasforma in politica quando si è disposti a metterlo in circolo, a diffonderlo e a difenderlo, ad adottarlo come bussola.
Consigliato dagli 11 anni in su, La ragazza con lo zaino verde è la lettura da fare per entrare nella vita di chi, quando è natə, non aveva altra alternativa al fascismo e ha creato un altro mondo, un’altra possibilità, per sé e lə altrə. E per lasciarsi conquistare non solo dal cambiamento di Alida, ma dalla luce di tutti questi personaggi, stelle del mattino che indicano che il sole sta per sorgere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.