Bianco intorno – Il potere dell’insegnamento

Uno dei miei primi articoli su Tropismi è stato una recensione/riflessione su L’ora di lezione di Massimo Recalcati. La scuola – intesa come istituzione – è una sorta di corpo umano e per far sì che regga e si mantenga, tutti gli organi dovrebbero fare il proprio lavoro. In un mondo ideale la scuola sarebbe il primo pensiero della politica, dello stanziamento fondi ecc. ecc. Soprattutto perché, pavoneggiandoci, ci ripetiamo sempre che ə bambinə di oggi saranno ə adultə di domani, eppure – lo sappiamo, anche se vorremmo negarlo – esistono delle falle. Questo non vuol dire che non ci sia un altro lato della medaglia: insegnanti che, pur di lavorare, si trasferiscono in paesini sperduti, nel freddo Nord o nel caldo Sud, e che hanno a cuore l’insegnamento, non solo della propria materia, ma dell’attualità, delle tematiche sociali, della cultura generale, del mondo.

Leggere Bianco intorno, un graphic novel davvero notevole edito in Italia da Tunué (inserito nella pregevole collana Ariel curata da Simona Binni), scritto da Wilfrid Lupano e illustrato da Stéphane Fert, mi ha dato molto da pensare e su cui riflettere. Nonostante sia ambientata nell’Ottocento, la storia è di un’attualità incredibile perché se guardiamo al di là del nostro orticello possiamo percepire quanta disuguaglianza e discriminazione continui a esserci oggi.

Il fumetto colpisce già dall’illustrazione in copertina: ragazzine di diversa età marciano e a essere pronunciate sono soltanto le loro labbra, la maggior parte chiuse, che fanno evincere un’espressione seria e decisa. Bianco intorno è ambientato in Connecticut, precisamente a Canterbury, nel 1832, ben trent’anni prima dell’abolizione della schiavitù, e racconta la storia di una donna straordinaria – poco nota – di nome Prudence Crandall, insegnante e attivista americana che per prima aprì una scuola per ragazze afroamericane. In realtà, la scuola inizialmente era frequentata soltanto dalle giovani bianche delle famiglie benestanti di Canterbury, fino a quando Sarah Harris, una ragazzina afroamericana, avida di sapere e dall’indole curiosa, non si impunta e richiede di frequentare anche lei le lezioni.

Inutile dire che nella cittadina di Canterbury le famiglie non vedono di buon occhio l’ammissione della giovane Sarah in classe con le loro figlie e così tentano di sabotare la scelta di Crandall, che, in risposta al malcontento e per un gesto di rivolta, decide di accogliere nella sua scuola soltanto ragazze nere. In pochi giorni il razzismo dilaga in città, anche se le studentesse afroamericane che provengono dagli stati circostanti arrivano a poco a poco fino a formare una classe di quindici. Sono caratterialmente diverse fra loro, c’è chi è più pacata e intimorita dagli attacchi razzisti e chi invece – come Maggie, la più piccola del gruppo e forse la più tosta – non riesce a contenere la rabbia che tramuta in buffe offese (“sacchi di merda!”) rivolte agli abitanti di Canterbury.

Tra una lezione e l’altra, le studentesse passano giornate felici e scandite dalla spensieratezza, ma anche momenti pieni di terrore e di paura a causa dei continui atti vandalici che la gente del luogo compie nei confronti della scuola come per esempio avvelenare l’acqua del pozzo o gettare feci sulla porta. Fin dall’inizio, poi, fa capolino tra le pagine un ragazzino, chiamato “il Selvaggio”, che inneggia a Nat Turner – che guidò una rivolta di schiavi in Virginia terminata col massacro di una sessantina di persone, tutte provenienti dalle famiglie bianche di proprietari terrieri e schiavisti – e che è contrario all’istruzione. Il personaggio del Selvaggio è sicuramente quello che mi ha toccato di più: il Selvaggio è appunto un ragazzino, nessuno lo tollera, nemmeno la maggior parte delle studentesse, tutti lo cacciano perché parla di Nat Turner come se fosse una figura da cui prendere esempio, e si sa, in un’epoca caratterizzata dalla schiavitù e dalla sua passiva e obbligata accettazione, bisogna a priori essere contrari alla violenza, soprattutto se perpetrata da un afroamericano.

Il Selvaggio ha una voce sincera e non si comprende appieno se sia inconsapevole che il mondo possa cambiare – anche grazie all’istruzione – oppure se sia semplicemente disilluso perché non crede che ci sia la possibilità di un futuro migliore.

Dopo un episodio cruento che non citerò per evitare spoiler, anche il personaggio di Sarah, la co-protagonista, che tanto ha fatto per poter essere ammessa in classe e imparare, matura nel corso della narrazione. La ragazzina inizia ad avere dei dubbi e a domandare sia a se stessa che alla signorina Crandall “Perché lo sguardo cambia? Perché l’ignominia si trasforma in gloria?”.

Bianco intorno è una storia dalla potenza disarmante, che focalizza l’attenzione sull’importanza dell’istruzione ma soprattutto dell’uguaglianza. All’interno del graphic novel ci sono diverse tavole mute che hanno molto da dire: le tante sensazioni provate si evincono dalle espressioni dei personaggi tanto da sentire anche l’eco di un urlo pieno di disperazione che non viene minimamente inserito all’interno di un balloon.

Bianco intorno è una perla e come tutte le perle ci ricorda quanto sia importante custodire e tramandare.

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