Nestor Bruma e la bambola – Una nuova avventura firmata Léo Malet

Ho sempre amato i libri noir o i gialli. Da bambina mia madre mi metteva a letto e, mentre tutte le mie amiche si sentivano raccontare la storia di Cenerentola o della Bella Addormentata, io seguivo trattenendo il fiato la sua voce che mi raccontava le storie di Hercule Poirot e di Miss Marple. Sarà proprio per questo che quando mi trovo davanti un libro giallo lo leggo con cautela, spaventata che possa deludere le mie aspettative. Tranquilli, non è questo il caso!

Léo Malet, maestro del noir francese, è tornato in libreria qualche mese fa– per la collana Darkside di Fazi editore – con una nuova avventura del detective Nestor Burma.

Sono tempi poco felici per la Fiat Lux, l’agenzia del detective privato Nestor Burma, che si ritrova costretto ad accettare un caso che sembra essere irrisolvibile. Al centro della vicenda c’è un ex medico chirurgo di nome Mauffat, la cui fama –  non esattamente positiva – lo precede. Ad ingaggiare Bruma sono due anziani signori, i coniugi Bonamy, convinti che il vecchio chirurgo sia il responsabile della morte della loro amata nipote Yolande tre anni prima. La vicenda si fa subito interessante a causa dell’assassinio di Mauffat. Chi lo voleva morto e per quale motivo? Sarà realmente lui il responsabile della morte della giovane Yolande o c’è qualcos’altro che si nasconde dietro questa videnda?

Nestor Burma e la bambola è solo uno dei trenta titoli nati dalla penna di Malet e che vedono l’investigatore Burma come protagonista. La storia, non priva di colpi di scena e inaspettate rivelazioni rispetta alla perfezione tutti i parametri del genere. Burma è un ispettore irriverente e senza un soldo che ha la capacità, e la fortuna, di trovarsi sempre nel luogo giusto al momento giusto – o nel luogo sbagliato al momento sbagliato, questione di punti di vista.  Come da copione, il nostro protagonista, odiato dai suoi “colleghi” detective, è anche la spina nel fianco dei suoi “rivali” poliziotti, ma non senza avere le giuste conoscenze nel settore. E così, senza dare troppo nell’occhio e sempre un passo avanti a tutti – colleghi, nemici e giornalisti – Burma riesce a districare l’intreccio di vicende che avvolgono il caso Mauffat, a svelare il mistero della bambola – o forse sarebbe più esatto dire delle bambole – e a passarla liscia anche questa volta.

Con una scrittura decisa, senza troppi ricami e, come ci aspetta da un libro giallo, che gioca molto sui dialoghi, Malet riesce a scrivere una storia breve ma ricca di colpi di scena, che non annoia il lettore, anzi, lo tiene incollato alle pagine. Un impianto narrativo decisamente efficace, che incalza grazie a un gioco di rivelazioni continue puntualmente smentite.

Non mancano i cliché propri del genere, forse troppi. Il rapporto con la segretaria Hélène a cui si allude spesso, il carattere a volte troppo schietto del protagonista, atteggiamenti ed espressioni che ricordano molto quelle di un tenente Colombo o di un commissario Cordier, protagonisti di quelle serie che vediamo spesso passare in televisione. Dopotutto, però, quando leggiamo un giallo è forse anche questo quello che in fondo ci aspettiamo di trovare.

La mancanza di denaro. Lei che guarda la televisione, non ha mai sentito dire che certi scrittori hanno composto i propri capolavori spinti solo dal bisogno? Altrimenti si sarebbero limitati ad andare a letto con le loro compagne. Ma quando non c’è più grana, bisogna darsi da fare.

Immagini: shorturl.at/tCP38, shorturl.at/dzC59

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