Breve introduzione a musica e materia

La musica non esiste senza materia, il suono è insito in essa e dunque la materia non esiste senza suono. “In principio era il Verbo” è traduzione plausibile, ma non certa, di ciò che può egualmente essere tradotto come “in principio era il Suono”, la differente resa di un intuizione precedentemente formata nei Veda in cui la vibrazione dell’etere risulta presente costante come sostrato potenziale grazie al quale tutto ciò che è percepibile viene posto in essere, visione che trova il suo parallelo nella più moderna meccanica dei quanti secondo cui l’energia è associata alla frequenza e le masse degli elementi costituenti della realtà reagiscono in modo peculiare ai toni emessi dal mezzo dinamico dello spazio disturbato: la musica delle sfere a cui tendevano Pitagora e Boezio.

All’interno di questa realtà inevitabilmente rumorosa strutture materiali differenti producono differenti suoni: la vibrazione di un corpo elastico scatena frequenze che raddoppiano, triplicano o quadruplicano la sua frequenza fondamentale, da questa osservazione parte il lavorio della mente umana come costruttrice di triadi tonali e cardini di sviluppo melodico intonando i propri vocalizzi su imitazione di quelli degli altri animali. Costituito di suono l’uomo lo declina in musica, organizzando il suono secondo intuizioni e regole derivanti dalle capacità innate della mente umana e dall’ambiente circostante, dapprima naturale, successivamente sempre più artificiale e culturale. Una tale organizzazione non ha alcuna funzione di sopravvivenza ed è sconosciuta agli animali non umani svincolata com’è da una funzione pratica basilare come la necessità di territorialità, di nutrimento o di accoppiamento; nel consesso umano essa comincia a svolgere il ruolo di privilegiato contenitore culturale della comunità non alfabetizzata come collante sociale e potenziamento del linguaggio, accrescendo le possibilità di ricordare un testo ricolmandolo allo stesso tempo di un nuovo portato emotivo.

Così si compenetrano i due aspetti di universo “esterno” e universo “interno”, indissolubili l’uno dall’altro e fondati sugli stessi elementi: il materiale sonoro del mondo è assorbito nella camera della mente e qui costantemente ruminato, elaborato, e da alcuni riconfigurato e posto nuovamente in essere sotto una nuova forma adeguata a un particolare fine prefisso. Uno dei pensieri più penetranti del moderno occidente, quello di Arthur Schopenhauer, rivela: “la musica, la quale oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse piú: cosa che non si può dire delle altre arti”; adiacente alle concezioni di suono costituente – la musica è “tanto immediata quanto il mondo” – la rende tramite per la sopraelevazione dal mondo contingente, veicolo privilegiato per una visione della realtà al di fuori di essa.

Le parti costituenti di questo veicolo potrebbero essere l’emozione che scaturisce da un suono particolare, perché emesso da un materiale composto e fatto vibrare in maniera particolare, e la meraviglia che è propria del riconoscere un organizzazione – tramite ritmo e tonalità – di uno o più di questi suoni.
Comprendere una manifestazione comune alla specie umana a partire da un’ottica legata alla particolarità senza considerarla interconnessa con il tutto è riduttivo, le tematiche inerenti a suono, musica e uomo sono infinitamente variegate e ciascuna di esse necessiterà un’indagine approfondita, come i temi esposti all’inizio di una composizione, successivamente ripresi e rielaborati nel tentativo di risolverli.

 

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Bibliografia
La regressione dell’ascolto: forma e materia sonora nell’estetica musicale contemporanea, a cura di Silvia Vizzardelli, Macerata: Quodlibet, 2002.
La mente musicale: psicologia cognitivista della musica, John A. Sloboda, Bologna: Il Mulino, 1988.
La musica del vuoto. Indagine sulla natura della materia, Frank Wilczek, Di Renzo Editore, 2007.
Breve storia della musica,  Massimo Mila, Torino: Einaudi, 2005.
I Veda, a cura di Raimon Panikkar, BUR, 2001.

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