Middlewest Vol. 1 di Skottie Young e Jorge Corona – In viaggio tra Old America e Il Mago di Oz

In questo strano e incerto periodo mi sono tuffata nelle letture più svariate ed è arrivato sul mio comodino Middlewest vol. 1 di Skottie Young e Jorge Corona, pubblicato da Bao Publishing. Non poteva capitare in un momento migliore, data la mia (e credo di tutti) voglia di evasione.

È un fumetto che aspettavo perché Young è il mitico autore di Odio Favolandia che avevo amato e la vesta grafica di questo nuovo seriale, sbirciata sui preview, mi aveva catturata totalmente.
Sin dalle prime pagine si capisce che Young ha trasmesso in Middlewest l’ispirazione presa dai suoi adattamenti de Il Mago di Oz e dal lavoro con Neil Gaiman. Costruisce così una storia che parla di adolescenza, ma cattura gli adulti grazie a un certo tipo di fantasy che non è necessariamente indirizzato ai più nerd, ma si rifà a un immaginario decisamente ampio.
Preparatevi perché è un’avventura tout court, in cui si trovano tutti gli elementi del viaggio dell’eroe e della storia di formazione in un’ambientazione a cavallo tra lo steampunk e l’immaginario di Myazaki.

La storia si apre col vento: il vento che ti soffia addosso e a volte sembra volerti spazzar via. Abel, il protagonista di questa storia, lo odia il vento rabbioso del midwest.
La sua è una vita noiosa che si divide tra la consegna dei giornali, le chiacchiere taglienti con il suo amico volpe parlante e le bravate con gli amici. Nel mezzo c’è suo padre, Dale, rabbioso e violento come il vento del midwest.

Andando in giro per Farmington, la cittadina dove vive Abel, ci rendiamo subito conto che non siamo nella realtà come la conosciamo perché scorgiamo contenitori pieni di uno strano liquido rosa un po’ ovunque e dirigibili ancorati sopra le case. L’ambientazione è però costruita talmente bene che non abbiamo alcuna difficoltà a orientarci tra elementi bizzarri e scenari più realistici.
Mentre siamo impegnati a prendere le parti di Abel nell’ennesima discussione con il padre, improvvisamente Dale, in preda all’ira, si trasforma in uno strano tornado che rade al suolo la casa. Il vento rabbioso è troppo forte: Abel non riesce ad affrontarlo e fugge.

Inizia così un viaggio che avrà tutti i toni di una fiaba postmoderna, in cui il protagonista dovrà naturalmente affrontare e superare molti ostacoli per trovare il suo posto nel mondo.
Con Abel saltiamo sui treni, affrontiamo i fiumi e incontriamo personaggi strambi e magici come troll, uomini-uccello, circensi, robot parlanti (quanto ci ricorda l’uomo di latta?), cartomanti e maghi: c’è spazio per l’ispirazione degli spiriti del bayou del Mississippi, ma anche di quella surrealista giapponese.
Particolarmente tenero è il capitolo sul circo, dove Abel imparerà che una famiglia si può anche sceglierla e che alcuni legami sono fondamentali per affrontare le difficoltà della vita e crescere.

La grafica di Jorge Corona, espressamente cartoon, è bellissima. I colori dominanti sono il blu e il rosso in tutte le loro sfumature, saturati al punto giusto per tirarci dentro al mondo in cui si muovono i personaggi. Con Abel condividiamo uno scenario sempre un po’ sbilenco che ci fa entrare in sintonia con l’inquietudine adolescenziale del sentirsi sempre un po’ inadatti.
Usciamo da questa prima lettura con la conoscenza dei protagonisti e l’intuizione che c’è naturalmente un mistero da risolvere e che i personaggi che appaiono negativi all’inizio forse non lo sono del tutto. E c’è poi il marchio che Dale sotto forma di tornado lascia sul petto del figlio e che si acuisce ogni volta che il ragazzo si arrabbia.

Riuscirà Abel a gestire la rabbia e a liberarsi dall’ira che suo padre gli ha trasmesso? Quanti altri incontri e difficoltà dovrà affrontare nella sua avventura verso la libertà e l’accettazione di sé?
Facciamo spazio in libreria e aspettiamo il volume due per saperne di più.

Alessia Siciliano

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