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Nella radura dei ricordi di Antonia Kühn

Ci sono le cose che succedono e c’è come le ricordiamo. E poi ci sono quelle che immaginiamo soltanto. Nessuna di queste è meno vera dell’altra.

In Italia grazie a Diabolo Edizioni, la graphic novel La radura di Antonia Kühn ci mostra come tutte queste verità possano convivere senza nessuna esitazione: ogni aspetto sfuma nell’altro e al tempo stesso gli esiste accanto, lo tramuta, gli offre una lettura diversa e una nuova dimensione in cui esistere. Il non–detto (tra i protagonisti, a noi lettori, nel passato e nel presente) è ciò che permette a questi strati di sovrapporsi e confondersi, di creare verità parallele, che spingono i personaggi a esistere ognuno nella dimensione che ha scelto, negandone l’accesso agli altri.

Perché La radura si basa su un’assenza. Ogni strato ce lo rivela: manca qualcuno, tanto nella realtà quanto nei ricordi – rimane solo la ricostruzione immaginata a tenerla con noi.
La persona che manca è la madre: questo lo sappiamo fin da subito. Il motivo per cui manca ci è ancora sconosciuto. C’è Paul che non ha memoria, perché era troppo piccolo, e che non è in grado di chiedere che ne vengano riempiti i buchi; c’è Laura, che probabilmente incolpa se stessa, adolescente che si sente alla deriva e non riesce a trovare conforto in casa; c’è Karl, capofamiglia rimasto quasi senza famiglia che vediamo ritratto il più delle volte con il capo chino, da solo.

C’è un prima, c’è un dopo che è il presente: non si vede il futuro. Non lo si riesce a immaginare: per questo bisogna interrogare il passato. L’unica in grado di fornire una spiegazione, una risposta, un appiglio, però, è la madre, colei che manca. Il suo suicidio rimane un buco troppo nero, che attira a sé tutto ciò che lo circonda, senza offrire nulla in cambio.

Una radura è proprio un luogo dove mancano le cose, dove si è per negazione. Dove non ci sono alberi: significa che sono così lontani gli uni dagli altri da non essere più bosco. Così vivono ormai Paul, Laura e Karl, mancandosi di continuo, seguendo traiettorie diverse, lasciando al centro questo spazio di assenza in cui non riescono a guardare. E, al tempo stesso, proteggendolo da ogni spiegazione.

significato di “rado”

Il limitare del bosco è il luogo dove Laura evade con altri ragazzi della sua età, dove si ritrovano per fare gruppo ai margini di una società che non ha posto per loro; la radura è un luogo del passato dove una tavola era imbandita e apparecchiata, dove si poteva ballare tenendosi per mano, un luogo che era anche un tempo a cui tutti guardano con una nostalgia lancinante, di quelle che prende il cuore e la pancia; un luogo tra gli alberi è anche il punto in cui la mamma ha deciso di togliersi la vita.

I toni morbidi del bianco e nero, che Antonia Kühn sfuma con maestria, i giochi tra le forme e le continue sovrapposizioni ci rivelano questi doppi significati, ci mostrano queste coesistenze senza escluderne o eclissarne una in favore di un’altra. Non c’è una verità – Karl che continua a sostenere che è stato un incidente, che la moglie non voleva togliersi la vita; Paul che si ricorda che la mamma aveva chiesto loro aiuto; Laura che si ricorda che la mamma le aveva chiesto di lasciarla andare – ma ci sono i ricordi, le ricostruzioni, gli stratagemmi per continuare a vivere alla morte. Per sopravvivere all’assenza.

Né il bianco né il nero: è il morbido grigio di Antonia Kühn che permette ai nostri personaggi di continuare la loro storia, che offre loro spazio e conforto, come la serra in cui Paul sogna di crescere, al riparo dal mondo, seguendo gli insegnamenti della madre, un punto bloccato nel tempo e nello spazio, un raccoglimento che ha la lentezza e la speranza di un seme.

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