Streghe – Un Messico magico e incantato nel romanzo di Brenda Lozano

Arrivato in libreria il 20 maggio per Alter Ego Edizioni, Streghe è il primo romanzo di Brenda Lozano pubblicato in Italia (tradotto da Giulia Zavagna). Il nome forse è ancora poco noto in Italia, ma l’autrice – oltre a scrivere libri – è anche editor e giornalista de «El pais» ed è stata riconosciuta nel 2007 come una delle più importanti autrici under 40 del Messico e inserita nella lista Bogotà39.

Streghe è un romanzo che fa addentrare il lettore nel realismo magico, in un Messico esoterico, ancestrale e incantato. Una storia che tratta tematiche fondamentali come l’identità di genere, il femminismo, la violenza, ma anche la guarigione (fisica e/o spirituale), il dolore, la sorellanza.

Brenda Lozano

Ispirandosi a una storia vera, quella della curandera mazateca Maria Sabina (morta nel 1985) che divenne famosa in tutto il mondo tanto da essere raggiunta da personaggi culturali di spicco come i Beatles e Jim Morrison, Brenda Lozano racconta la storia di due donne, Feliciana e Zoé trasportando il lettore in un continuo andirivieni tra il Messico rurale e quello cittadino.

Zoé è una giovane giornalista che si reca a San Felipe, luogo in cui abita la curandera Feliciana, per indagare sull’uccisione di Paloma, prima Gaspar, un muxe che dopo aver dedicato parte della sua vita a curare le persone grazie alla saggezza, al Linguaggio e alle erbe, decide di vivere una seconda vita nei panni di Paloma, buttandosi a capofitto in relazioni con uomini violenti e non adatti a lei (eccetto lo splendido personaggio di Guadalupe), e lasciando da parte i pregiudizi, i commenti e a volte le percosse ricevute da uomini che non accettano i suoi vestiti, le paillettes e i brillantini.

Erano le sei del pomeriggio quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma. […] Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma mentre si preparava per uscire, l’ho vista nella stanza, ho visto il suo corpo sul pavimento con i brillantini degli occhi tutti sparsi sulle mani e nello specchio sembravano in due e tutte e due avevano i brillantini sulle mani come se si fosse appena messa i brillantini sugli occhi, come se Paloma potesse alzarsi da un momento all’altro per mettere i brillantini anche a me.

In capitoli alternati ci si addentra nella storia delle due donne che raccontano (e si raccontano) il loro vissuto, le loro esperienze, i rapporti con le rispettive (e diversissime) famiglie, i successi e gli insuccessi, i momenti felici e quelli dolorosi. Da una parte c’è Feliciana, una saggia anziana che ha appreso tutto ciò che sa sulla curandería e sul Linguaggio dalla sua famiglia, ma soprattutto da Paloma. Le sue arti curative da anni attraggono visitatori da tutto il mondo tanto da trarne libri e film, ma a Feliciana non sono mai interessati il successo e il denaro. Dall’altro lato c’è Zoé, donna che è riuscita – con le unghie e con i denti – ad affermarsi nel mondo del giornalismo, principalmente dominato dagli uomini.

Il problema delle pulci è più grave di quello che sembra. Sai che se metti un sacco di pulci in un barattolo saltano e toccano il coperchio e saltano fino all’altezza del coperchio, perché si sa, sono pulci e le pulci saltano, ma se gli togli il coperchio saltano fino a quel limite invisibile perché non riescono a immaginare che qualcuno abbia tolto il coperchio. In un sistema maschilista il problema è lo stesso. Né tu né Leandra avete il problema delle pulci limitate, Zoé, ficcatelo bene in testa perché voi potete saltare in alto quanto volete e se c’è un tappo su quel barattolo sarete voi a farlo sparire.

Feliciana non sa leggere e scrivere ma possiede il Linguaggio, che le permette di parlare, ascoltare e curare le persone grazie al Libro, alle visioni e ai funghi allucinogeni che Feliciana ha scoperto quand’era bambina in compagnia della sorella Francisca. La vita di Feliciana – nonostante la fama – non è stata facile: unica curandera in una tradizione familiare che contemplava solo gli uomini, Feliciana si ritrova piena di domande a cui non sa rispondere e alle quali nessuno sa dare una risposta. È solo grazie a Paloma, prima Gaspar, che Feliciana comprende il potere che detiene e l’importanza delle sue azioni, soprattutto dopo aver salvato la sorella Francisca.

«Paloma mi ha preso il viso […], e con le sue acque profonde mi ha guardata e mi ha detto Feliciana tu ce l’hai amore mio ma non te ne sei resa conto, pensavo che lo sapessi già, vita mia, ti spaventerai perché ci si spaventa a vedere le cose che siamo capaci di fare, vita mia, immagina com’è stato per me vedere che potevo alleviare il dolore di un moribondo quando ero il piccolo Gaspar, ti spaventerai, vita mia, come quando prendi una pentola calda con la mano e poi la molli di colpo per la paura, così ci si spaventa di fronte a quello che siamo capaci di fare, la forza che abbiamo dentro spaventa come il fuoco spaventa chi non si aspetta il fuoco.»

La vita di Zoé, così come ci viene raccontata, ci sembra inizialmente più facile rispetto a quella di Feliciana, ma le apparenze ingannano e in seguito si scopriranno momenti complicati e deboli vissuti da giovane adulta. Da sempre Zoé ha cercato di non dare problemi in famiglia, di essere brava sia a scuola che in casa per evitare di addossare ulteriori pesi ai suoi genitori (un padre e una madre che sembrano oltremodo perfetti e perfettamente compatibili), già preoccupati per l’esuberanza e il carattere forte di Leandra, sorella minore di Zoé.

Nonostante le voci narranti siano quelle di Feliciana e Zoé, c’è spazio per la compagine di personaggi che abita il romanzo, proprio a partire dalle sorelle delle due protagoniste, rispettivamente Francisca e Leandra. «Le sorelle sono ciò che non abbiamo, loro sono quello che non siamo e noi siamo quello che loro non sono» dice Feliciana a Zoé durante il loro dialogo. Oltre alla presenza predominante di Leandra, gran parte del libro è dedicato all’attraente figura di Paloma che – anche dopo la morte – aleggia continuamente nei racconti di Feliciana con parole sempre dolci e gentili nei confronti di chi le ha insegnato tutto. In forma minore si parla anche di Nicanor, marito violento di Feliciana, dei loro tre figli (Aniceta, Apolonia e Aparicio), di Tadeo il guercio che non sopporta la bravura e la notorietà di Feliciana, dei genitori di Zoé, di Julián, ex ragazzo di Zoé e molti altri ancora…

Le atmosfere surreali e suggestive fanno da sfondo alle voci di Feliciana e Zoé che si alternano capitolo dopo capitolo, mostrando differenze non solo in termini di contenuto ma anche nel campo linguistico e lessicale. La potenza del linguaggio e delle parole è un aspetto su cui Brenda Lozano si sofferma attraverso uno stile di scrittura unico e studiato. Le parti in cui Feliciana prende voce sono contraddistinte da una lingua colloquiale, con l’uso di ripetizioni e di vocaboli in messicano, con rimandi alle tradizioni e a dialoghi avuti in passato che la voce narrante riporta tra un paragrafo e l’altro senza la punteggiatura che caratterizza il discorso diretto. La lingua usata da Zoé, invece, è più improntata sulla scrittura giornalistica, Zoé parla come se stesse scrivendo un pezzo o se stesse leggendo delle pagine di un libro, ha un lessico più ricco e ricercato e il ritmo della sua narrazione è più cadenzato.

Streghe è una storia densa e interessante, per certi versi magica. E, arrivati a fine lettura, sarete così suggestionati da cominciare a sperare di incontrare – un giorno – la curandera Feliciana.

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