Troppo facile amarti in vacanza Copertina

Per chi tiene acceso il fuoco – Troppo facile amarti in vacanza di Giacomo Bevilacqua

All’inizio c’è Roma, il Colosseo attraversato da una vegetazione rigogliosa, le case del centro in stato di abbandono. Dentro un appartamento, Linda sta preparando lo zaino per il viaggio: una fune, biancheria pulita, un fornelletto a gas; prima di incamminarsi insieme a Follia, il suo cane, affigge una lettera sulla porta di casa: «Sono andata via, un passo dopo l’altro, a piedi, su fino al confine. Che quando si fugge da ciò che si amava, si fugge sempre lentamente».

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Cinque anni dopo Il suono del mondo a memoria, Giacomo Bevilacqua disegna un altro pezzetto del suo universo narrativo (o “keisonverso”) nelle pagine di Troppo facile amarti in vacanza (BAO Publishing), un itinerario distopico lungo la penisola, ormai ridotta a un cumulo di macerie. La protagonista è una ragazza bionda di poche parole, con gli occhi grandi e un senso di repulsione per l’incuria, la bruttura, l’assenza di solidarietà: il suo viaggio verso nord non ha una destinazione certa, ma rappresenta l’urgenza – fisiologica, spirituale – di mettere una distanza con un “posto” (svuotato anche del nome) al quale sente di non appartenere più.

Nell’Italia post-abbandono, i vecchi sono i giovani che oggi abboccano all’idea di sovranismo, famiglia e delegittimazione della diversità, che si sono presi il Paese che volevano e hanno prosciugato ogni forma di empatia. I loro volti sono maschere distorte, conoscono l’italiano quel tanto che basta per insultare i soliti “negri” ed emanare ordinanze comunali che impongono alle donne la “tumulazione domestica” in caso di decesso del coniuge. Tutti gli altri brancolano storditi, con lo sguardo perso e nessuna coscienza di quel che gira intorno, dentro città che ricordano Bracciano, Firenze, Ferrara, ma sono satelliti decadenti tappezzati di manifesti elettorali che incitano all’odio.

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In ogni capitolo, anticipato da una traccia musicale che sembra risuonare in sottofondo, gli spazi sono dilatati dall’assenza di chi è riuscito a mettersi in salvo, o di chi semplicemente si nasconde alla vista per difendere il suo orticello; così, mentre la natura sgomita per riprendersi la sua signoria, le strade svuotate rimbombano dei passi di Linda, che con aria sgomenta guarda in alto verso i balconi e le finestre sprangate. Ed è inquietante pensare che l’autore abbia sviluppato il fumetto in pieno lockdown, quando le canzoni alla finestra erano una liturgia di popolo e “andrà tutto bene” un grido di speranza.

Sulla strada, però, qualcuno c’è. E prima di passare al livello successivo, come l’eroina di un videogame, Linda deve misurarsi col mostro che intralcia il suo cammino: il piccolo principe, questa volta, ha uno zaino pesante e scarpe da trekking, e gli abitanti dei pianeti che visita sono di certo i meno indicati a insegnargli la cura delle rose. Linda ha la stessa zazzera bionda del bambino di Saint-Exupéry, un cane mansueto al posto della volpe, e prova lo stesso genuino sconcerto di fronte all’anima nera dei suoi interlocutori: fa domande di cui conosce già le risposte, e ogni deludente conferma non fa che aumentare la frustrazione per ciò che sarebbe potuto essere, e invece non è stato.

Giacomo Bevilacqua

Se Bevilacqua, nel Suono del mondo a memoria, si era cimentato con l’educazione sentimentale di Sam, e con Attica (Premio Gran Guinigi 2020) aveva portato il manga fantascientifico in Bonelli, con Troppo facile amarti in vacanza esplora un altro genere narrativo, a metà fra The last of us e Cormac McCarthy. Il suo tratto, estremamente vivido e carnale, mette in scena un’Italia di panorami e architetture, svilita dalla classe politica e dal popolo abulico: «Un Paese distrutto e abbandonato definisce chi ci ha vissuto» ha detto in un’intervista, «e un Paese che resta distrutto definisce chi ci vive».

Come si fa, allora, a nutrire la speranza se anche noi abbiamo le mani sporche? Una soluzione c’è, in fondo a questo libro, ma basta guardare negli occhi di Linda per trovare la luce di un fuoco che non si è ancora spento. Questa guerra si combatte tutti insieme o si perde, e niente fa più paura di un esercito di persone arrabbiate, o forse sì: il rimpianto di non averci nemmeno provato.

Troppo facile amarti in vacanza Linda

© BAO Publishing, 2021

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