La grande bellezza dei Social

La grande bellezza è un film discusso e che continuerà a far discutere. Twitter, Facebook e tutti i social network pullulano di critiche positive e negative su questo film. Il picco, ovviamente, c’è stato tra la notte degli Oscar, che ha visto Sorrentino trionfante, e la proiezione in televisione, che ha mostrato il film al grande pubblico e ne ha celebrato la vittoria. Abituati a spaccarci tra Nord contro Sud, Destra contro Sinistra, a fare guerra persino sulle singole persone, da Berlusconi a Balotelli, non potevamo esimerci dallo schierarci anche in questo caso.

Ma quali sono state le impressioni più comuni, più condivise riguardo questo film? Cosa pensano gli Italiani della Grande bellezza?

«Questo film è stupendo perché è stupenda Roma/questo film fa schifo perché parla solo di Roma/Sorrentino non ha capito Roma.»
Cominciamo proprio dalla capitale. Il film sfrutta sicuramente il topos di Roma come città ricca di storia e declino, città dal passato illustre e dal presente in completo sfacelo. Sorrentino si riallaccia a un filone che nasce fin dalla Roma imperiale, quando gli storiografi senatori denunciavano Roma come città di corruttela, parente lontana di quella che aveva dominato su tutto il mondo conosciuto. Questo non è un film su Roma, ma è ambientato a Roma proprio perché simbolo della decadenza, del niente che si autoalimenta. Prendiamo un classico come Il Piacere di Gabriele D’Annunzio: troveremo un protagonista mondano ma con il dono della sensibilità, come il nostro Jep Gambardella, e una Roma sensuale e decadente proprio come quella di Sorrentino. Lo stesso regista, inoltre, sottolinea che la Roma che rappresenta non ha nessuna pretesa realistica, ma è trasfigurata dai suoi pensieri e dalle sue sensazioni.

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«Questo film non ha una trama, non ha né capo né coda, non arriva a nessun punto.»
Benvenuti nel 1900! Sì, siamo già nel nuovo millennio, ma è almeno dai primissimi anni del secolo scorso che scrittori, registi e drammaturghi si stanno svincolando dal concetto di trama, almeno in quanto successione concatenata di eventi. Un qualsiasi libro di Joyce, Proust o Virginia Woolf ha una trama ben definita? La vostra vita ha una trama ben definita? Questa pellicola è sul nulla, su quel «chiacchiericcio», bla bla bla che riempie delle vite che in realtà si poggiano sul niente, su «trenini che non vanno da nessuna parte». Non è un caso che Jep insista sulla sua prima volta come unico momento di felicità, un momento destinato a rimanere nel passato. Frederic Moreau, protagonista dell’Educazione sentimentale di Flaubert, altra opera criticatissima perché basata sul niente e sulla mancanza di eventi, avrebbe detto: «Non abbiamo mai avuto niente di meglio, dopo».

«Non ho capito nulla di questo film, quindi fa schifo, non merita di essere premiato.»
L’immediatezza di un’opera non è un criterio di valutazione valido. Non è una qualità né positiva né negativa a prescindere. Questo non è un film immediato, è un film da seconda visione, perché ricco di significati e chiavi di lettura, forse anche troppe. Per questo la trasmissione in televisione lo penalizza molto, perché troppo frammentaria a causa delle pubblicità. Un’opera deve porre domande, deve instaurare una dialettica, e in questo credo che La grande bellezza sia riuscita nell’intento.

«Sorrentino ho fatto questo film per omaggiare/dissacrare l’Italia.»
È molto difficile che Sorrentino abbia avuto degli intenti così netti. Ogni opera d’arte nasce da una serie di impressioni, di idee spesso in contraddizione tra loro. Il bello della narrazione, che sia romanzesca, cinematografica o teatrale, è quello di non dover essere coerente fino in fondo, di non dover dare una risposta secca.

«I fenicotteri non hanno senso, sono di cattivo gusto.»
Su questo non posso che essere d’accordo.

 

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