Irene Graziosi

Dimmi cosa posti e ti dirò chi sei – Il profilo dell’altra di Irene Graziosi

Maia ha ventisei anni, si è trasferita da poco a Milano con il suo compagno, e passa le giornate servendo drink in un bar e mangiando coccodrilli gommosi davanti a puntate di Law&Order, con un’Olivia Benson dalla faccia tumefatta dal botox, che ha iniziato ad usare con un po’ troppo zelo.  Fino a quando non viene assunta come image assistant di Gloria, un’influencer famosissima, anzi meglio una creator.

“Perché influencer non va bene?”

“Perché ha un’accezione volgare. Come se il loro lavoro consistesse solo nel fare foto indossando i prodotti dei brand, mentre in realtà creano dei contenuti.”

Gloria ha diciotto anni e milioni di followers che l’adorano quando è semplicemente sé stessa, ovvero nulla, un involucro vuoto, snello e dal naso dritto, da riempire con l’identità che preferiscono. E anche Maia s’infila involontariamente in questo meccanismo.

Gloria mi sta usando per riempirsi, finché al posto della sua faccia non comparirà una maschera con le mie fattezze, e allora di me non rimarrà più nulla.

Mi chiedo se io esista realmente, o più in generale, se magari si esiste solo se c’è qualcuno che ci vede.

Perché nel mondo dei social l’identità non è qualcosa di intimo, ma diventa un’impalcatura esterna, che va continuamente affermata. E se hai vent’anni diventa tutto ancora più complicato, perché sei in quella fase in cui la tua identità è ancora un embrione, ma che non è più inglobato dalla placenta di certe rassicuranti sovrastrutture, come la famiglia o il sistema scolastico. Allora cerchi di definire i tuoi confini attraverso quelli degli altri, in un gioco di specchi: io e la mia amica, io e il mio ragazzo più grande e colto che mi fa sentire una persona raffinata, io e la mia sorella più bella, io e il mio profilo social, il mio profilo social e quello degli altri. E alla fine ti rendi conto che non ti stai riflettendo in uno specchio, ma nell’acqua di un lago: all’inizio quel volto sembra il tuo, poi ti accorgi che i tuoi capelli non sono così scuri e gli occhi non sono così allungati, che la superficie non è così limpida e che non riesci a vedere il fondo.

Uno sguardo lucido e una voce tagliente, spesso acida ma capace d’ironia, portano avanti la narrazione senza sbraitare ma senza risparmiare i social nel raccontare le loro storture e i loro paradossi, e senza mai cadere nella retorica.

Pagano persone grasse affinché dicano che sono grasse e fiere di esserlo in un video dove sponsorizzano mutande contenitive.

Maia, Gloria e tutti i personaggi che popolano “Il profilo dell’altra”, il romanzo di Irene Graziosi edito da Edizioni e/o,  hanno segreti, fragilità e desideri che li portano a compiere azioni anche molto cattive, ma non possono essere veramente definite persone cattive. Nell’animo umano, come sui social, non esistono il Male e il Bene, ma possono esistere la cattiveria e la bontà; e Irene Graziosi ce lo ricorda in un romanzo estremamente contemporaneo e carico d’urgenza, e ci ricorda anche che non esiste il “mondo dei social” o il “mondo degli influencers”, ma che i social e gli influencers abitano questo mondo.

Lara Centamori

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.