Cantante Mascherato

Giù la maschera: perché “Il Cantante Mascherato” non funziona

Allora, parliamone.

Il Cantante Mascherato è il varietà del venerdì sera, giunto alla sua terza edizione, in cui alcuni personaggi noti si nascondono sotto le sembianze carnevalesche di grossi animali antropomorfi o creature di fantasia. Si esibiscono in duelli canori e cadono uno alla volta come i dieci piccoli indiani di Agatha Christie, sgomitando per l’ambito trofeo della maschera d’oro. Ogni performance è introdotta da una clip in cui la “maschera” semina indizi sulla propria identità, parlando con la voce camuffata. L’engagement fa leva sull’istinto dello spettatore, che per tutta la sera cerca di associare un volto a una voce (distorta) e a una storia, in un elettrizzante cluedo televisivo.

Orietta Berti Cantante Mascherato

Qui, però, cominciano i problemi. Dopo ben tre edizioni e lunghe dispute alla Vita in Diretta, il regolamento del programma non è ancora chiaro. Le norme cambiano in corsa, i criteri di eliminazione sono oscuri, ogni settimana c’è una novità pensata a tavolino per rendere certi svelamenti meno smaccati. Nella prima edizione era toccato ad Al Bano, riconoscibilissimo sotto la chioma cotonata di un autoreferenziale Leone, spacciato per Max Giusti o Adriano Pappalardo a seconda del copione; quest’anno è la volta di Cristiano Malgioglio, incapace di nascondere l’accento ramacchese, che accusa ora Nicola Savino ora Massimo Lopez di impersonarlo sotto la tunica di SoleLuna. Una maschera nella maschera, insomma. Avanguardia pura.

Lo spareggio che apre la puntata, in genere, è deciso dal voto dei social, che in effetti giocano un ruolo determinante nella costruzione del successo del format. E questo, se possibile, rende ancor più controverso il ruolo della giuria, che durante lo show ha il compito di fare congetture sull’identità dei personaggi, decidendo l’esito dei duelli in base a parametri fantasiosi che vanno dal “so chi sei, ma ti promuovo alla prossima puntata perché sei bravə” al “non so chi sei, quindi me ne infischio dell’indagine e ti mando allo spareggio”. La giuria della terza edizione, senza l’involontaria comicità di Patty Pravo e la malizia di Costantino della Gherardesca, guadagna in pruriginosità con Caterina Balivo (mi censuro) e un Flavio Insinna che sveste i panni di accogliente padrone di casa de L’Eredità per tornare ai fasti della «nana di mer*a» con la sua prosa barocca; l’inspiegabile Francesco Facchinetti, simpatico perché sì, incaricato di scaraventare nomi a caso come se il programma potesse davvero permetterseli (Elodie o Eros Ramazzotti, per intenderci); Arisa, che dovrebbe essere quella fuori di testa e invece se la cava meglio dei senatori.

Giuria Cantante Mascherato

Una menzione speciale (e un velo pietoso) per Sara Di Vaira e, soprattutto, l’insopportabile, piumata e policromatica signora Rossella, invenzione di Caterina Balivo a Vieni da me (mi censuro nuovamente) e strillona di false identità, perlopiù showgirl fuori budget o celebrità che niente hanno a che vedere con gli indizi seminati dalla “maschera”. Un pool investigativo superato solo dalle ficcanti inchieste di Eleonora Daniele a Storie italiane.

Il Cantante Mascherato è un programma scritto male, anticlimatico, con il pubblico in studio più chiassoso della televisione italiana. Con la terza edizione anche la sottotrama mystery, il suo punto di forza, ha perso appeal, tanto più dopo che tre degli otto personaggi fin qui smascherati si sono rivelati ospiti duettanti della prima puntata (Edoardo Vianello, Cristina D’Avena, Riccardo Fogli, ma il numero è destinato a lievitare) e gran parte di quelli rimasti sono di elementare riconoscibilità (quella vecchia Volpe di Paolo Conticini) o volti noti dell’MCU (il Milly Carlucci Universe) come Simone Di Pasquale. Inizia anche a intravedersi un canovaccio, uno “strappo nel cielo di carta”, con eliminazioni dettate dall’agenda dei concorrenti: Vladimir Luxuria ha gettato la maschera del Pesce Rosso in tempo per la prima puntata dell’Isola dei Famosi, dove affianca Nicola Savino come opinionista; e in televisione, si sa, gli accordi si prendono con largo anticipo.

Il web, manco a dirlo, è insorto. Si può ridere delle battute di Iva Zanicchi (giudice “aggiunta” della terza edizione), si può scherzare sulla totale incapacità di Edoardo Vianello o Riccardo Fogli di cantare in playback, ma guai a propinare alla fanbase un racconto artefatto, tanto più quando sono i social il vero traino del carrozzone. E Milly Carlucci, artefice di tutto questo, nicchia. Scortata dai bodyguard, fa marciare la scaletta come non accorgendosi delle incongruenze, dell’involontario (?) trash, del depotenziamento del racconto giallo, che lascia il passo a un generico “spariamola grossa”. Certo, qualcosa al pubblico di Rai1 bisogna concederlo (in termini di cast e di “semplificazione” della trama), ma la sensazione è che si sarebbe potuto conservare qualche spunto in più del format originario (il sudcoreano Bongmyeon ga-wang, poi ripreso con successo negli Stati Uniti) perlomeno in fatto di gioco teatrale e performance – di certo, non ci aspettavamo Squid Game in Viale Mazzini.

Milly Carlucci

Il Cantante Mascherato è, sostanzialmente, uno spreco. La cosa migliore sono le coreografie di Vito Coppola, che addirittura oscurano l’esibizione della “maschera” e sarebbero forse più coerenti con l’altro grande show firmato da Milly Carlucci, nostra signora del cha cha cha. I blog più informati, tuttavia, confermano già la quarta edizione, nonostante il programma cali negli ascolti pur tenendo duro nella fascia d’età 15-24 anni (uno dei suoi meriti, pochi in verità).

Perché continuare a guardarlo, allora? Per masochismo, certo (in inglese si dice “guilty pleasure”), o anche solo per capire fin dove vorranno ancora spingersi. Non esiste, nella televisione italiana, un programma altrettanto strano, illogico, cringe, e tanto basta per farne già un cult. Io, lo confesso, mi accontento di sapere chi c’è dentro la Lumaca.

Lumaca Cantante Mascherato

Le immagini sono tratte da RaiPlay, TV Sorrisi e Canzoni, Corriere della Sera – Style, Leggo

 

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