Logo-rubrica-Tropismi-840x420

#Libromania – Da Fernandez, librai a Viterbo per oltre trent’anni

Sono nata attenzione, adesso arriva il colpo in un paese senza libreria.

O meglio, in un paese dove c’era una volta una libreria. Una favola che si è ripetuta più volte, sempre con la stessa morale: la libreria comincia a vendere cose che sembrano libri, e poi cose che non sono affatto libri borse, caramelle, astucci, penne, bustine da tè, lampadari e cartoline e alla fine trasloca altrove, o peggio: chiude. Nel paese dove sono nata, la biblioteca ha orari minimi, e l’unica persona che riesce a vendere libri da oltre vent’anni è la cartolaia, dato che vende i libri per la scuola.

Eppure la casa dei miei genitori è sempre stata piena di libri, tanto piena che ogni anno bisogna buttare un mobile e far posto a un altro scaffale, dove i libri si accumulano ormai abusivamente in terza, quarta fila, o in un precario equilibrio orizzontale.
Ma da dove vengono, tutti questi libri? C’è un torchio, nella mia cantina, ma serve per fare il vino non di certo la tipografia. Quando ero bambina, poi, non sapevo mica che con il torchio si potessero fare i libri. Quando ero bambina, sapevo che i libri arrivavano da un posto ben preciso: la borsa da lavoro di mio padre. Questa borsa di pelle marrone, panciuta e allargata per il continuo trasporto di volumi, andava ogni giorno insieme a mio padre a Viterbo, la città vicina. Prendevano il pullman, andavano a Viterbo e il pomeriggio, se c’era tempo, passavano a dare un’occhiata da Fernandez.

Mio padre allora tornava a casa la sera e diceva: sono stato da Fernandez, ed è che così dalla borsa uscivano i libri.

Fernandez è la libreria da dove arriva la gran parte dei libri che conservo nella casa dove sono cresciuta, e alcuni di quelli che oggi tengo a Torino, nella casa dove vivo. Da Fernandez ho comprato sette volte Harry Potter, nel giorno stesso in cui il libro arrivava nelle librerie italiane, dopo aver assillato per una settimana intera mio padre: sei passato da Fernandez?

Così, l’ultima volta che sono andata a casa dei miei, sono passata anche da Fernandez. Forse perché ce l’avevo sempre avuta sotto il naso, non avevo mai realizzato che questa libreria di Viterbo una libreria storica, conosciuta e amata è un piccolo gioiello nel panorama delle librerie indipendenti in Italia. Che Viterbo, contro ogni tendenza in questo mercato, conta più di tre librerie indipendenti e solo una libreria di catena, e quest’ultima è dentro un supermercato.

images

Fernandez è tutt’ora dov’è sempre stata, nel negozietto di via Mazzini, uguale nell’aspetto, aggiornata nel catalogo, forte nel contenuto, ché da un po’ è anche la casa editrice Sette Città. Ho chiesto al titolare Emanuele di raccontarci in un’intervista un po’ di questa realtà di nicchia, estremamente preziosa e così ben conservata, nella speranza che per ogni paesino senza librerie, ci sia sempre un Fernandez a cui approdare.

Ciao Emanuele, tu sei sia editore che libraio, vuoi raccontarci un po’ di te e del tuo lavoro? Come inizia la tua storia di libraio indipendente? E come è nata, invece, l’idea di aprire una casa editrice?
Ciao Maria Gaia, diciamo che io sono nato un po’ con questo lavoro. Mio padre all’epoca era a Roma con mia madre, era appassionato di fumetti e già ne faceva “commercio” le domeniche, a Porta Portese e in altre occasioni. Io e mio fratello eravamo piccoli e loro decisero di cambiare radicalmente vita. Mio padre è originario di un paese qui vicino, ci trasferimmo in quella che era la casa paterna e lui aprì un negozietto di libri e fumetti usati a poche decine di metri dalla sede attuale; avevo cinque anni. Da allora ho sempre vissuto in questo spazio crescendo insieme a lui, con la mia famiglia, non era solo il luogo dove si svolgeva il lavoro dei miei genitori – l’idea è di mio padre e il nome della libreria è quello di mia madre – ma anche un luogo che vivevamo di continuo.
Per quanto riguarda la casa editrice, nel 1992 è stata la naturale evoluzione del lavoro di librai, risultato delle sinergie che si erano venute a creare anche con l’allora giovane Università degli studi della Tuscia.

La  libreria si chiama “Fernandez”, e ormai è un punto di riferimento per i lettori locali. Quanto tempo fa è nata? E quante cose sono cambiate, da quando è nata?
La libreria nasce nel 1977 e si chiama Fernandez per via del fatto che allora era necessario dare gli esami in camera di commercio per poter ottenere una licenza, e gli esami vennero sostenuti da mia madre, Margarita Fernandez. Abbiamo avuto tre sedi, sempre in via Mazzini, e il lavoro è radicalmente cambiato da allora: abbiamo iniziato con l’usato, incrementato il lavoro con la scolastica e con i libri di varia nuovi. Attualmente, visto il cambiamento del lavoro, stiamo ritornando alle origini con un catalogo di circa 25.000 titoli usati o fuori commercio, che vendiamo in libreria e principalmente online. Negli ultimi anni infatti, adeguandoci al mercato, abbiamo curato anche il sito e le vendite online.

Anche la tua editrice, Sette Città, è molto legata al territorio. Da cosa nasce questo bisogno?
La casa editrice ha un taglio principalmente saggistico-universitario: oltre il forte legame con l’Università della Tuscia abbiamo collaborato con molte altre facoltà italiane e straniere (abbiamo una collana attiva con l’Università di Budapest). L’attenzione al territorio, oltre ad aver recuperato testi ormai dimenticati (Pinzi, Egidi, Mujica Lainez, per fare alcuni esempi), prosegue per dare voce a lavori radicati nella Tuscia, principalmente di saggistica, coerenti con la nostra linea di catalogo. Ad esempio, una delle collane più ricche della casa editrice è la collana “Memoria”, che raccoglie sia lavori provenienti dall’Università che di studiosi locali ed ha come tema la storia della Tuscia.

Viterbo è una città con un grande patrimonio storico-artistico e delle tradizioni locali che tuttora sopravvivono. La richiesta di libri sull’argomento nasce più spesso da chi abita il territorio, o da fattori esterni (turisti, curiosi, appassionati?
La richiesta arriva generalmente da chi abita il territorio, ma anche dai turisti, avendo la casa editrice una buona distribuzione in tutta la provincia.

Come riesci a conciliare questi due lavori così impegnativi? Sei libraio ed editore in momenti diversi, o nella tua giornata ti occupi sia di produzione che di vendita?
Nella mia giornata mi occupo indistintamente sia di produzione sia di vendita a seconda delle necessità e del periodo dell’anno. Comunque ho poco tempo.

Quali sono le difficoltà maggiori che affronti come libraio? E invece come editore?
Come libraio, ritengo che sarebbe troppo lungo elencare tutte le problematiche che ci troviamo ad affrontare in quest’ultimo periodo (Amazon, grandi distribuzioni per gli sconti che le librerie indipendenti non possono sostenere). Come editore, trovare prodotti validi da pubblicare tali da mantenere un buon livello culturale.

Quali potrebbero essere le soluzioni? Gli enti del territorio, secondo te, dovrebbero interessarsi maggiormente a sostegno della produzione libraria indipendente?
Abbiamo smesso di sperare che enti e governi vari si interessino alle nostre problematiche. Abbiamo sempre fatto affidamento solo su noi stessi e sulle persone che ci hanno sempre sostenuto (per la libreria i nostri clienti, per la casa editrice persone come il prof. Platania e il prof. Sanfilippo).

Quanto leggono i viterbesi? E cosa leggono di più?
Direi molto, considerato il numero delle librerie a Viterbo e senza conoscere i dati delle vendite online. I nostri clienti viterbesi leggono perlopiù saggistica ma anche molta varia.

Qual è il libro che hai venduto di più quest’anno?
Attualmente i libri più venduti risultano L’anello mancante di Manzini, Sara al tramonto di De Giovanni, Macbeth di Nesbo e Uccidete il comandante bianco di Pansa.

E qual è il libro di Sette Città che hai venduto di più quest’anno?
Il libro di varia Fuori luogo di Geraldine Meyer.

Se potessi esprimere un desiderio come libraio, quale sarebbe? E come editore?
Il mio desiderio come libraio è quello di trovare una dimensione meno caotica di questo lavoro che ha mille sfaccettature, magari quella di una piccola libreria con una bella poltrona e il tempo per poter leggere di più di quello che ora riesco a fare. Come editore mi piacerebbe trovare più risorse e contestualmente più stimoli per crescere.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.