Se a Bologna è un altro 2 agosto

Ripropongo un mio articolo, riveduto e aggiornato, comparso un anno fa su una testata online in occasione dell’anniversario della strage di Bologna.

L’orologio della Stazione centrale segna le 10:25 da trentatre anni. Un altro 2 agosto, un altro dito nella ferita. Cominciamo a ricordare proprio dall’orologio: ne ripercorre la storia Michele Serra, dalla sua prima riparazione, qualche settimana dopo la strage, «fino al ’95, quando l’orologio si fermò per un normale guasto, e su richiesta del sindacato dei ferrovieri venne nuovamente bloccato sulle 10.25. Ma non troverete un solo bolognese che non sia convinto che le lancette siano ferme da quel lontano 2 agosto. […] Si vede che il tempo simbolico, quel tilt irreparabile e indimenticabile, è stato in questo caso molto più forte del tempo reale». Poi nel 2001, casualmente proprio ad agosto, arriva l’ennesimo reclamo di un passeggero che in ha perso il treno perché in stazione ha controllato il ritardo proprio con quell’orologio. Arriva l’ordine di farlo ripartire, nel tentativo di tranquillizzare i pendolari che periodicamente invadono l’ufficio reclami. «Alle Ferrovie dello Stato allargano le braccia: manutenzione ordinaria. I parenti delle vittime non l’ hanno presa bene. Non l’ha presa bene il cittadino bolognese che, pochi minuti dopo che la lancetta dei minuti aveva ripreso la sua orbita, ha telefonato a Repubblica per protestare. Non può prenderla bene Bologna, che aveva inteso in quel fermo-immagine l’impossibilità di dimenticare il buco atroce scavato dalla sua bomba peggiore». Sollevazione spontanea e generale: l’orologio è di nuovo bloccato, perché «l’ora esatta di quell’orologio, e di quello soltanto, è le 10.25 del 2 agosto 1980».

prime pagine

Quella mattina la stazione è affollata di gente che va e torna dal mare, la sala d’aspetto della seconda classe è gremita ma tranquilla. Non sono nemmeno le 10 e 30 quando «un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio. L’esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri di altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest, allo scopo di aumentarne l’effetto». «Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone provenienti da cinquanta città diverse italiane e straniere. Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti. La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze». Così il momento viene ricordato, lapidario nella sua sintetica precisione, da stragi.it, il sito internet dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Dal libro “Un attimo… Vent’anni” di Daniele Bianchessi sono tratte queste due testimonianze, riportate anche da stragi.it, di chi era presente all’esplosione ed è sopravvissuto. La prima è di Roberto Castaldo, bigliettatio che quel giorno a quell’ora avrebbe dovuto trovarsi in servizio sulla tratta di Cremona, e non fermo in Stazione centrale.  «Non sentii alcun dolore, in quel momento. Ci fu un silenzio irreale, di due minuti, tremendo, la polvere scese e mi coprì il volto, le mani, tutto. Da quel torpore irreale, mi svegliò un urlo violento. Era qualcuno che si trovava sugli altri binari, vide la scena e urlò, così forte, così chiaro. Mi girai e vidi una persona che veniva verso di me. Mentre correva, gli cadde un masso sulla schiena».
La seconda è la testimonianza di Marina Gamberini: «Lavoravo alla Cigar. Non ho un ricordo preciso dell’esplosione. Quei particolari h ho rimossi dalla mia mente e li sto ricostruendo attraverso un lungo e difficile lavoro di analisi. I miei ricordi iniziano dal momento in cui mi svegliai. Ero sotto le macerie. C’era un gran buio, e urlavo, o almeno a me pareva di urlare forte. Sentivo le sirene delle ambulanze che giravano intorno, le mani che scavavano tra le pietre. Ho sentito che tutto si capovolgeva, non potevo muovermi. Era come se fossi in un incubo. […] Anche se non ho un ricordo diretto della bomba, mi prende il panico quando sento scoppiare i fuochi d’artificio o la sirena di un’autoambulanza. Sono cose irrazionali, meccanismi della mia mente. Soffro di crisi isteriche, non ho più sicurezze, ho paura, perdo il controllo di me stessa. Mi capita di avere le vertigini. Questo mi ha lasciato dentro la strage. […] Lo sai che nessuno mi ha riconosciuto l’invalidità civile? Mi dicono: “Hai un marito. Un figlio. Conduci una vita normale”. Ma quello che accade dentro di me non conta?».

Le rivendicazioni piovono numerose, le prime addirittura pochi minuti dopo la strage, ma subito le indagini si assestano sulla pista del terrorismo neofascista, perché sono i NAR stessi ad autoincriminarsi con forza. La triste storia del continuo depistaggio delle indagini è nota a tutti; Wikipedia riporta, nella pagina dedicata alla strage: «Vennero condannati all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti, mentre l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vennero condannati per il depistaggio delle indagini. Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: 9 anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo imputato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Anche lui continua a dichiararsi innocente. Eventuali mandanti della strage non sono mai stati scoperti».

corteo 2012

il corteo dello scorso anno – fotografia di Iperbole

In realtà, in un 2 agosto di dolore e troppi silenzi, è Bologna stessa a scoprirsi: si scopre unita ancora di più, se possibile, vera comunità e vero luogo di condivisione. Perché alla commemorazione non partecipa solo chi è sopravvissuto, e non presenziano solo i parenti di chi è morto: ogni anno sono in centinaia le persone (e non stiamo parlando di funzionari pubblici o figure politiche) che arrivano da tutta l’Emilia Romagna, e persino da tutta Italia, per marciare al fianco di chi quella tragedia l’ha vissuta da vicino. Sono tantissimi i giovani che in quel lontano 1980 nemmeno erano nati e che si presentano decorosamente puntuali all’appuntamento, al rito annuale per il ricordo.
Il corteo partirà come sempre dalla Fontana del Nettuno dopo il consiglio comunale delle 8,30 a Palazzo d’Accursio, dove le autorità cittadine incontreranno l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage e i rappresentanti delle città, degli enti e delle associazioni che parteciperanno alla giornata. Alle 9,15 comincerà la marcia che attraverso via Indipendenza arriverà in piazza delle Medaglie d’Oro, davanti alla Stazione centrale, per deporre le corone in memoria delle vittime.  Il momento  sarà accompagnato dall’intervento del presidente dell’Associazione Paolo Bolognesi e forse del presidente della Camera Laura Boldrini, che presenzierà con il ministro Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, in rappresentanza del governo Letta; dopo il minuto di silenzio interverrà invece il sindaco Virginio Merola.

E c’è anche chi arriverà correndo: da 29 anni infatti si tiene la staffetta podistica in memoria delle vittime delle stragi, che collega tra il 30 luglio e il 2 agosto Milano, Brescia e Bologna, in un’ideale linea di dolore comune e forza di ricominciare. Piazza Fontana, Piazza della Loggia e la Stazione centrale sono le tre tappe: tre città, tre ferite ancora aperte che si parleranno tra loro, 300 chilometri che sembreranno un niente in termini di distanza empatica.

La commemorazione viaggia anche sul web. L’anno scorso Iperbole, la rete civica di Bologna, ha scandito i giorni fino al 2 agosto tramite la pubblicazione, ogni mattina, del volto delle vittime: un nome, una storia, poche righe raccolte poi nel Tumblr dedicato interamente a quel giorno e a chi doveva prendere un treno e invece si è fermato.
Sempre dal web è partita invece l’iniziativa di quest’anno, proposta dall’associazione Piantiamolamemoria e sostenuta da Articolo21, per intitolare le vie della città alle vittime della strage. Durante la giornata del 2 agosto i nomi dei cittadini si sostituiranno a quelli più noti del centro, «perché il rischio di smarrirsi non dipende dal nome delle strade, ma da quello che un nome ci dice o non ci dice, ci ricorda o non ci ricorda. Specialmente se è il nome di una persona».

L’appuntamento serale è invece in Piazza Maggiore, con il concerto della XIX edizione del Concorso Internazionale di Composizione “2 agosto”, durante il quale saranno proposti i tre brani vincitori, con l’accompagnamento della soprano Anna Maria Sarra e l’esecuzione dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Il concerto, che inizierà alle 21,15, sarà trasmesso in diretta da RAI Radio 3 e in differita da RAI 3.
La stessa emittente aveva inoltre proposto l’anno scorso, in occasione de

lla serata del 2 agosto, il documentario con cui si è conclusa anche la passata edizione della rassegna cinematografica bolognese Sotto le stelle, Un solo errore di Matteo Pasi (trailer). Dalla presentazione che l’autore fa del proprio lavoro leggiamo: «Vuole essere un’opera che parla ai cuori e alle menti delle persone. […] Con questo documentario noi vorremmo contribuire quindi non solo a ricordare un fatto avvenuto trent’anni fa, ma comunicare soprattutto alle giovani generazioni l’importanza di ricordare per non ripetere». È nell’intervista per questa pellicola che Licio Gelli, condannato – tra gli altri crimini da lui commessi – a 10 anni per calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage di Bologna, ha fatto l’ennesima uscita sprezzante. Davanti alle telecamere di Pasi, Gelli «solleva da ogni responsabilità Francesca Mambro e Giusva Fioravanti: “Non ne hanno colpa perché io credo sia stato un mozzicone di sigaretta che è stato lanciato, c’è stato un surriscaldamento ed è eslposo, perché la bomba, se c’era la bomba, ma qualche frammento si sarebbe trovato, no?„». A queste parole incommentabili voglio contrapporre quelle dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini che arrivò a Bologna il pomeriggio stesso della strage: «in lacrime affermò di fronte ai giornalisti “Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia„».

Sul sito stragi.it campeggia l’articolo 3 dell’Associazione: «[…] Ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta». È una giustizia che non si deve solo ai morti, ai mutilati, a chi le ferite le ha dentro, a chi è rimasto: si deve a ogni cittadino dello Stato italiano, perché il terrorismo è una soluzione degenere a una situazione malata, ma soprattutto perché la Legge e lo Stato devono apertamente schierarsi dalla parte di chi da questa non-soluzione  ne esce danneggiato e tutelarlo, perché non si è sofferto e non si soffre solo il 2 agosto a Bologna.

Tutte le iniziative di quest’anno si possono trovare sulla pagina di Flashgiovani.it dedicata al 2 agosto. Siete pronti a non dimenticare?

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