Charles Nodier, scrittore classico o romantico?

La figura di Charles Nodier – autore francese vissuto tra la fine del Settecento e metà dell’Ottocento – è sia poco conosciuta che intensamente poliedrica. Nonostante sia stato un precursore del Romanticismo, il nome di Nodier non affianca mai quello di Hugo (di cui fu amico), di Stendhal, di Dumas, di quegli scrittori francesi ottocenteschi che ebbero, comunque, modo di conoscerlo, se non personalmente, almeno attraverso la sua amplia bibliografia. Si è perfino detto che Balzac lo avrebbe inserito nel piccolo numero di scrittori che chiamava i Marescialli letterari della Francia.

Nodier, infatti, è considerato uno degli autori più proficui della lingua francese. È stato al tempo stesso scrittore, entomologo e saggista durante il XIX secolo. Il suo ritratto è quello di un uomo che collezionava libri e che ha creato racconti inverosimili. Anche se non è rinomato al giorno d’oggi, aveva una grande reputazione fra i suoi contemporanei. Per esempio, Charles Asselineau, uomo di lettere, scrittore e critico d’arte francese del XIX secolo, parla di Nodier come un inventore che ha compreso che una rivoluzione nelle istituzioni e nei costumi doveva necessariamente produrre una rivoluzione nelle lettere, e che tutta la rivoluzione letteraria doveva procedere per un rimaneggiamento del materiale dell’arte dello scrivere. Occorre sottolineare che Nodier vive la sua giovinezza durante un periodo nel quale il potere è tormentato tra la monarchia e i Parlamenti e Nodier appartiene alla generazione di ragazzi che hanno assistito alla lacerazione fondamentale di quel periodo: la Rivoluzione francese.

Anche Alexandre Dumas padre conosceva Nodier e affermava che era un uomo adorabile, senza un vizio, ma pieno di difetti che gli donavano l’originalità dell’uomo di genio: quando non sapeva, inventava, e ciò che inventava era molto più colorato, molto più probabile della realtà. Nodier aveva uno stile molto personale e i suoi racconti lo mostrano chiaramente.

Nel XX secolo, Pierre-Georges Castex – specialista di Nodier – lo definisce romantico per il temperamento e classico per il gusto. Sono i caratteri che rendono Nodier una figura ambigua e che spiegano, forse, l’esitazione della posterità a discernere la sua importanza autentica. Già nei secoli precedenti, si diceva che era impossibile prendere Nodier alla lettera. Nodier, infatti, ha lasciato un’immagine che non era esattamente quella che desiderava lasciare di lui. Gli studi biografici e i saggi scritti contestano anche le confessioni menzognere dell’autore: Nodier era nervoso, immaginativo, insoddisfatto, corroso dall’orgoglio, avido di apparire, contrario agli avvenimenti, infelice di essere Nodier e di non essere che quello. Fece della sua vita un racconto fatato. Jean-Charles-Emmanuel Nodier nasce a Besançon il 29 aprile 1780. Il padre è legato alla politica del suo tempo e la sua compagnia è quella di grandi persone. Nodier vede gli amici di suo padre come i personaggi di un teatro. Ascolta le avventure delle persone che andavano a far visita al padre e le racconta.

A questo proposito scrive «Creavo dei racconti che comunicavo volentieri agli altri, perché dopo il piacere di ascoltare dei racconti, non c’è piacere più dolce che quello di raccontarli». Nodier si interessa a Montaigne, studia il latino e il greco e si interessa a Shakespeare: i classici lo ispireranno nella redazione delle sue opere. Crea perfino un circolo letterario con due amici, la Philadelphie.

La vivacità del suo gusto, l’importanza che dà alle produzioni nuove e che accompagna la sua passione per i momenti dimenticati della letteratura, la sua curiosità per le opere straniere, donano a Nodier un ruolo preponderante nel movimento del Romanticisimo. Per la sua cultura e l’acutezza del suo sentimento letterario, aiuterà a rendere concrete le caratteristiche della scuola romantica.

C’est qu’il faut deux choses essentielles à la poésie, le poète qu’il croit ce qu’il dit, et l’auditeur qui croit le poète. Cette rencontre est devenue fort rare et la poésie aussi

(Charles Nodier)

Pierre-Georges Castex scrive che nel 1820 il termine romantico si applica alle opere inserite sotto il segno della frenesia: ci si trova nel periodo in cui Frankenstein di Mary Shelley o Il Vampiro di John Polidori sono stati pubblicati. L’etichetta scuola frenetica mostra ciò che consiste nella facile audacia del poeta e del romanziere che trasporta l’ateismo, la rabbia e la disperazione attraverso le tombe, che esuma i morti per spaventare i viventi, e che tormenta l’immaginazione delle scene orribili. Nodier comprende bene le tematiche romantiche che lui stesso spiegherà nel suo racconto Smarra nel 1821. Scriverà degli effetti dell’incubo, la varietà del sogno e del riflesso maggiore del sangue, tratto tipico del vampirismo. Hubert Juin scrive che il termine frenetico per Nodier non è un movimento naturale. Infatti, si può concepire Nodier romantico per temperamento o vocazione, ma nella sua giovinezza egli mostra una contraddizione portata a fondo: Nodier può essere considerato romantico, ma anche lui stesso lo contesta. Infatti, nel 1833, entra a far parte dell’Académie française, fortezza dei valori estetici stabiliti, ella non accetta la nuova letteratura creata dopo la fine del movimento illuminista.

L’esempio maggiore di questa contestazione si trova nel già citato Smarra che presenta caratteristiche differenti in rapporto alle opere preromantiche che sono più lascive. Il nome Smarra proviene, secondo a quanto dice Nodier, dall’esclavone e significa incubo. È considerato un testo fondatore del fantastico classico, mostra l’esplorazione del dominio della vita psichica, degli stati secondi della coscienza. Smarra mostra la contraddizione insita in Nodier: è un racconto a metà fra il classicismo e il romanticismo. Infatti, Smarra parla di orrori della notte, del mondo fantastico dell’incubo, dell’immaginazione del sangue e dell’amore impossibile che è la sua mitologia, ma è anche un testo che riecheggia i classici poiché è una riscrittura delle metamorfosi apuleiane. Nodier appoggia la scuola frenetica, nata in Inghilterra grazie a Byron e Polidori, il cui intento è quello della letteratura-cadavere: produrre del disgusto e dell’orrore. Tuttavia, Nodier si allontana un po’ da queste caratteristiche, forse perché ha visto gli abomini della Rivoluzione francese nella sua giovinezza. Dopo il periodo frenetico, Nodier si dedicherà allo studio della lingua e verterà la direzione dei suoi racconti verso la melancolia e i temi fiabeschi, non abbandonando mai lo studio sull’immaginazione, sul sogno e sullo stato di sonno.

Fra le fate e le furie nodieriane, vi è un percorso che marca i due poli dei poteri dell’immaginazione dello scrittore. L’immaginazione è un rifugio e un luogo d’allucinazione, è una fata e una strega al tempo stesso. Dalla parte della stregoneria vi si trovano l’incubo e l’ossessione. Non si possono condividere i racconti di Nodier fra un dominio legato alla fiaba e l’altro alle furie. Questi due poli si trovano in tutti i suoi racconti che sono caratterizzati da una dualità. Nodier rende l’esperienza dell’immaginazione ambivalente: è proiettato dalle fate alle furie, sente l’immaginazione come potenza, ma l’avverte come soggezione. Mostra la potenza dell’immaginazione quando esprime i fantasmi dei suoi personaggi attraverso degli esseri magici. Le fate e le furie di Nodier sono la maschera metaforica dei fenomeni interiori che ha cresciuto quando era giovane e che ritornano, talvolta, nella sua maturità. È necessario sottolineare che Nodier è stato ipernervoso fino all’epilessia nella sua giovinezza. È stato vittima di visioni macabre, per esempio delle scene della ghigliottina. Questi avvenimenti lo hanno segnato a vita. Per scartare queste visioni macabre, Nodier stabilisce un rapporto fra l’uomo e la realtà nella letteratura. Questo rapporto è tanto letterario quanto onirico. Nel suo saggio Del fantastico in letteratura, scrive che la letteratura è fondata sulla vita reale, di cui descrive i dettagli, e sulla vita immaginaria, basata sui miti, i sogni, il folklore. Il mondo immaginario costituisce un mondo parallelo che può essere la realtà dei sogni o degli incubi. Nodier crede nell’esistenza del sesto senso, che oltrepassa la ragione e di cui il funzionamento ci è percettibile nel sogno.

Per aver introdotto il tema del gotico, le immagini medievali, la priorità accordata alla tradizione popolare, l’incubo e il sogno, il meraviglioso e altri temi propriamente romantici, Nodier può essere considerato il leader della scuola frenetica francese, Smarra ne è il manifesto nodieriano. Ciò che è importante da comprendere è che Smarra incarna per Nodier un testimone onirico che né un uomo ordinario, non analizzando i suoi sogni, né un folle, tentando di prolungare il sonno nella realtà, ma solo il poeta esistente fra i due potrebbe esprimere.

Pierre-George Castex ha definito la figura di Nodier vicina a noi. Charles Nodier ha, nei suoi récits e nei suoi racconti, riabilitato il sogno, i miti primitivi, le ingenuità della coscienza infantile. È per questi caratteri che è molto vicino a noi.

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