Le spose sepolte – Il noir corale di Marilù Oliva

Ho avuto modo di incontrare personalmente Marilù Oliva, scrittrice e insegnante, a Castenaso (BO) durante Castrum in noir, un festival dedicato al giallo, al thriller e al noir, tre generi che si differenziano ma che hanno diverse sfumature in comune. L’autrice ha presenziato a un incontro e ha parlato de Le spose sepolte, il suo ultimo romanzo pubblicato da Harper & Collins. Avevo già segnato il titolo nella lunga lista dei libri da comprare, ma dopo avere ascoltato l’autrice l’acquisto è stato istintivo e immediato.

Castrum in noir 14 aprile 2018

Castrum in noir 14 aprile 2018

Immaginate una bimba.
E un corridoio che le si spalancava davanti, minaccioso come l’antro di un ciclope. Le pareva interminabile – e a lei così minuscola –, fosco, in fondo solo la luce offerta dallo spiraglio di una porta laterale rimasta socchiusa. […]
La bimba ero io e ancora non sapevo nulla. Avevo da poco compiuto cinque anni e non sospettavo che la baby-sitter nutrisse un perverso godimento a tormentarmi di solletico. Imprigionata tra le sue grinfie, mentre le sue dita si infilavano senza pietà tra le mie piccole costole o sotto le ascelle, la mia voce ora trillava di isteria e divertimento. Ridevo e squittivo piangendo, poi ancora ridevo e mi lasciavo riempire le orecchie dai suoi insulti cantati in marocchino. Tra tutti, mi arrivava come una litania crudele che memorizzavo come Ibì Sciarmotà. Anni dopo avrei trovato la trascrizione corretta: «Ibin Sharootah» mi sibilava nelle orecchie con ghigno maligno la mia baby-sitter, e io credevo che fosse una formula magica. Solo da ragazza scoprii che non lo era affatto.
«Ibin Sharootah» insisteva la fanciulla dagli occhi di diamante nero: «Quella puttana di tua madre».

Comincia così Le spose sepolte, il primo di diversi capitoli in corsivo seminati all’interno del romanzo, una storia che fa da chiave a tutta la vicenda.

Dopo il misterioso prologo, ci si imbatte quasi subito nella protagonista del romanzo, Micol Medici, una poliziotta che ha fatto del lavoro la sua vita, anteponendolo agli affetti, alle relazioni, al divertimento e al le spose sepoltetempo libero. Micol Medici si è fatta strada in un mondo lavorativo dominato da uomini e, arrivata in alto grazie alla sua tenacia e alla sua forza di volontà, non vuole rinunciare a quello che ha costruito per niente e nessuno al mondo. La sua scelta le fa mettere in discussione la sua relazione con Ludovico che si lamenta della sua fissazione con il lavoro e del suo essere poco femminile, poco aggraziata, poco truccata. Ma Micol sa di non avere tempo per queste cose, soprattutto dopo che il suo superiore, Elio Maccagnini, l’ha scelta per seguire un caso delicato.

Micol è ancora più determinata a imporre la sua posizione durante le indagini per la presenza del sovrintendente Iacobacci, un collega che non riesce ad accettare che una donna come Micol abbia una qualifica più alta della sua.

Il caso viene aperto dopo il ritrovamento del cadavere di Mario Cionti, in provincia di Bologna: «un uomo supino sopra una pozza di sangue. Il cadavere con la gola sfregiata da un taglio netto. Era stato infilzato con una trentina di spilli, nelle parti morbide del corpo: occhi, bocca, gola, cuore, polmoni, genitali». L’uomo – qualche anno prima – era stato accusato di avere ucciso la moglie, ma era stato assolto perché il cadavere della moglie non fu mai trovato. L’autopsia rileva nel suo sangue tracce di un tipo di Penthotal, prodotto dal Centro Studi Rita, istituto di ricerca dell’azienda farmaceutica di Monterocca, un paese vicino Bologna, noto soprattutto per la giunta e il consiglio comunale composti in maggioranza da donne. E così che Micol, Maccagnini e Iacobacci partono per raggiungere il paese in cui prevalgono le quote rosa.

Raggiunto il borgo, i tre si accorgono subito della coesione tra i cittadini, colgono i sussurri e il mistero che avvolge Monterocca. Nonostante tutti vogliano apparire trasparenti, Micol percepisce che c’è sotto qualcosa. Durante la loro permanenza in paese, Maccagnini riceve una notizia: le ossa della moglie di Cionti sono state ritrovate. Il commissario deve partire immediatamente e lascia Micol e Iacobacci a Monterocca per ulteriori indagini. I due non si sopportano e decidono di indagare ognuno per conto loro. Mentre Iacobacci conosce la Circassa, l’erborista del paese, Micol interroga Juana, luogotenente dei carabinieri del paese e approfondisce la conoscenza di Roven, un dottorando di origini albanesi che lavora a stretto contatto con Ludmilla Bonvicini, la dottoressa che si sta occupando del tipo di Penthotal ritrovato nel sangue della vittima.

Mentre le indagini proseguono, vengono trovati altri due cadaveri, uccisi nella stessa maniera barbara in cui è stato ucciso Cionti. Anche loro erano stati indagati per la scomparsa delle loro mogli e poi rilasciati per mancanza di prove e per il mancato ritrovamento del cadavere. Micol presagisce che presto verranno ritrovati i corpi delle mogli uccise intuendo che il killer delle spose sepolte segua un piano ben preciso, e in cuor suo sa che la chiave per risolvere il caso si trova a Monterocca. La sua sicurezza, nonostante i pochi indizi, le faranno seguire una pista, ostacolata dalla maggior parte degli abitanti di Monterocca. Ognuno, infatti, protegge i propri segreti, li nasconde negli antri delle proprie dimore in virtù di una perfezione che non esiste perché gli abitanti del paese – proprio come tutti noi – sono esseri umani con le loro debolezze e i loro pregi.

Le spose sepolte è un romanzo corale in cui la voce è data soprattutto alle donne: oltre a Micol Medici, protagonista forte che tenta di non esternare le sue debolezze e che afferma la sua posizione in un mondo prevalentemente maschilista, ci sono tante altre donne che la accompagnano in questo cammino. C’è la Circassa, l’erborista di Monterocca, che riesce a leggere dentro le persone; c’è Adele, la sindaca, caparbia e ostinata; c’è Juana, luogotenente, che rompe i legami col passato per ricostruirsi una vita; c’è Ludmilla, la dottoressa, che – proprio come Micol – ha messo al centro della sua esistenza il lavoro. Queste sono solo alcune delle donne presenti nel romanzo di Marilù Oliva. Un romanzo che tratta di argomenti scottanti come il femminicidio, il maschilismo, le donne e il lavoro, ma non solo. La scrittrice riesce a inserire anche la tematica della sperimentazione sugli animali e l’importanza di preservare i luoghi naturali del territorio. Un noir costruito a pennello in cui la trama, i dialoghi e le descrizioni dei personaggi sono calibrati in modo magistrale. Oliva ha una scrittura invidiabile, impetuosa, intensa e colta.

Sul suo profilo Facebook, l’autrice ha annunciato che sta lavorando a un nuovo romanzo e io, onestamente, non vedo l’ora di incontrare nuovamente Micol Medici.

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