Scherza coi santi: gli Oblivion e la Bibbia riveduta a scorretta. Intervista a Davide Calabrese

Ho conosciuto gli Oblivion nell’ottobre del 2013. Ero all’Alma Mater Studiorum di Bologna, facoltà di Lettere, e seguivo un seminario sul teatro. Si parlava di parodia, da Plauto al Trio Marchesini Lopez Solenghi. Per ultimi, almeno a livello cronologico, c’erano loro. Gli Oblivion. Avevamo appena visto le vicende di Renzo e Lucia riviste dal Trio, e subito passavamo ai Promessi Sposi in dieci minuti. La professoressa voleva suggerire un perfetto passaggio di consegne, una staffetta, l’alba di qualcosa di importante. Ragionamenti che ho potuto fare soltanto a mente fredda, sopraffatto dalle risate e dalla meraviglia: quello che vedevo era spettacolo puro.

Non è semplice descrivere il percorso artistico degli Oblivion, al secolo Davide Calabrese, Fabio Vignarelli, Francesca Folloni, Graziana Borciani e Lorenzo Scuda. Attori, musicisti, maghi, cabarettisti, autori: ogni spettacolo è un rilancio e un rifiuto di comode etichette da affibbiare, in una ricerca artistica e comica che vede, come ultima tappa, “la Bibbia riveduta e scorretta“.

Ho avuto il piacere di poter seguire lo spettacolo al Teatro Colosseo di Torino: due ore di genio e follia, con gag esilaranti e citazioni al testo sacro come al mondo del musical e dell’attualità. La storia, le canzoni e i testi, scritti e ideati dagli Oblivion, sono un compendio delle loro passioni e di una maturità artistica ormai acclarata. E non solo: c’è un’energia, un’elettricità palese, che sembra un patto mai scritto con il pubblico: finito lo spettacolo si avverte un incredibile senso di appartenenza, come se i cinque Oblivion fossero non soltanto dei mattatori ma degli amici con cui sei cresciuto insieme, con cui poter condividere qualcosa di tuo e insieme universale.

E poi, diciamolo: come si fa a non voler bene a persone che si definiscono ” i cinque gradi di separazione fra Tito Schipa e Fabri Fibra”? Siamo seri.

Dello spettacolo e di molto altro abbiamo parlato con Davide Calabrese, che ringraziamo per la disponibilità.

Come nasce l’idea di cimentarvi con il long seller per eccellenza, la Bibbia?
Nasce dall’analisi di alcuni fattori:
1) essendo LA BIBBIA il primo libro mai stampato, poteva essere un titolo piuttosto condiviso.
2) essendo LA BIBBIA scritta da dio, pareva garanzia di qualità.
3) gli anni della formazione dedicati alla preghiera e alla parrocchia gridavano vendetta.

Tra le battute esilaranti e le risate, si vede una preparazione che farebbe impallidire certi seminari, con citazioni al Levitico e una brillante panoramica di tutti i fatti e personaggi minori che compaiono nel testo. Merito dello studio o da piccoli eravate i primi della classe al catechismo?
La sindrome secchionazza dei “primi della classe” è una nostra perversione costante.
Nella fattispecie durante l’adolescenza abbiamo militato molto nelle fila della milizia di Cristo prima di cadere come Lucifero tentati dal vizio e dalla lussuria. Per scrivere lo spettacolo, ovviamente, ci siamo rivisti e riletti tutto ancora una volta, riscoprendo un sacco di spunti comici che all’epoca ci sfuggivano. Una vera epifania.

Come ci si approccia a un testo come la Bibbia per preparare uno spettacolo del genere?
La cornice nella quale prende forma la storia, ovvero la tipografia tedesca di Gutenberg è stata essenziale. Grazie a quel contesto ci siamo permessi di scegliere cosa parodiare della Bibbia e cosa no, cosa citare e basta e, soprattutto, cosa ignorare. Serviva un mondo importante e credibile nel quale inserire una storia fantasy come quella; siamo felici di averne trovato uno, secondo noi, all’altezza.

dal sito personale degli Oblivion

Questo è un musical completamente a marca Oblivion: i testi, le musiche, l’intero impianto dell’opera. Quanto ci vuole a prepare uno spettacolo come questo? Quali sono le maggiori difficoltà?
La più grande difficoltà è scrivere un testo che funzioni. La difficoltà successiva è scriverlo durante il tour di OBLIVION: THE HUMAN JUKEBOX. Una volta terminato quello (sei mesi di lavoro intenso) servono altri tre/quattro mesi all’oblivion Lorenzo per ideare le musiche e poi comporre le basi, in seguito tutti e cinque con Giorgio Gallione tagliare il testo, organizzare il primo showcase, infine ad allestire lo show e poi debuttare. Un anno di lavoro “matto e disperatissimo” (cit.)

Le parodie del Vecchio e del Nuovo Testamento sono intervallate da una trama che è il filo conduttore dell’opera: le peripezie di Johannes Gutenberg (da te interpretato) nel portare a termine il primo esempio di stampa nella storia. Ma per riuscire nell’impresa dovrà fronteggiare una finanziatrice prepotente, due autori difficili da gestire, persino una storia di alieni… Una scelta di gran classe, che pone in dialettica la tradizione religiosa con un oggetto fisico che la rappresenta, la Bibbia con il relativo libro, il primo della storia. In che fase della preparazione avete scelto questa direzione?
L’idea della Bibbia di Gutenberg venne all’oblivion Fabio, che tornò da un viaggio negli Stati Uniti e ne visionò una copia originale. Ci serviva un ambiente nel quale aprire i “pop-up” biblico-parodistici, e Magonza nel 1455 ci sembrò subito la risposta migliore a questa esigenza.

Il successo con le parodie in musica, l’improvvisazione in The Human Jukebox, il musical interamente marcato Oblivion. Un percorso pieno di sfumature, un’evoluzione continua. Cosa possiamo aspettarci in futuro dagli Oblivion
Questo “salto nel vuoto” del musical originale è stato vincente e ci ha dato la voglia di sperimentare ancora di più.
Nel futuro degli Oblivion quindi, potete aspettarvi nell’ordine: 1) un negozio di calzini di spugna 2) un’agenzia matrimoniale che finalmente possa unire due cuori secondo i dettami dell’amore e non attraverso il vile mercimonio del sesso 3) una webradio pornografica con podcast e film pornografici interi, ma solo in formato mp3. 4) un import-export di stivali anfibi infradito.

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