Stato contro arte: Torino e i concerti dal Balconcino

La legge assomiglia ad una ragnatela: i grandi e potenti possono attraversarla, i piccoli e deboli ne sono intrappolati. Una riflessione che, come un filo, lega Adam Smith  a James Bovard e si annoda a molti casi della giustizia italiana. Non si tratta solo di barconi, a volte anche di balconi.

Un caso molto particolare che sta per essere portato in esame al tribunale di Torino è infatti un piccolo esempio che può passare inosservato, ma che è un buon indice per capire la temperatura politica e sociale di una città e delle sue amministrazioni. Il caso è Stato Italiano contro gli artisti del Concertino del Balconcino, evento che si tiene per un’ora nel tardo pomeriggio domenicale all’interno del Rione dei Guardinfanti, nel centro della città.

Da cinque anni una coppia di musicisti ha deciso di trasformare il proprio balcone in un palco e la corte interna del proprio condominio in una platea di spettatori. Daria Spada e Maksim Cristan hanno cominciato ad esibirsi attirando curiosi, simpatizzanti e ammiratori, infine compagni di ventura desiderosi di proporre da quel balcone la propria arte e le proprie riflessioni. In cinque anni il Concertino dal Balconcino è diventato un’attrazione cittadina, di quelle nascoste, che mostri a chi è in città da poco per fargli una sorpresa – nonostante sia stato inserito nella guida Lonely Planet, sostenuto da ArtèTV, menzionato dal giornale britannico The Guardian, riconosciuto dall’Università di Torino. Attraendo e mettendo in contatto artisti e realtà sociali locali è diventato un luogo dove far circolare idee grazie all’intervento di circa seicento tra attori, poeti, cantanti e musicisti; un ambiente dove festeggiare per un’ora al giorno una sorta di messa culturale.

Un’iniziativa che però non ha trovato simpatia nell’ex amministratore condominiale. Questi, dopo anni di contenziosi legati ad alcune lamentele, è riuscito a portare in giudizio i responsabili di quello che viene definito “disturbo“. Sollecitando un’indagine della polizia giudiziaria presso i condomini è riuscito a far emergere nove vittime tra i quaranta che abitano nel condominio, e dalle loro dichiarazioni lo stato ha deciso di procedere – anche se nessuno di loro ha spontaneamente sporto denuncia.

Questi testimoni, di cui la maggior parte neppure abita nel condominio, lamentano difficoltà nel poter ritirare la moto o la bicicletta dal proprio garage durante l’ora del concerto per la presenza del nutrito pubblico; oppure trovano inadeguati  per un orecchio infantile certi testi che ogni domenica vengono recitati . Ciò che sorprende è che in nessuna delle accuse si fa menzione del rumore, il primo disturbo che può venire in mente per una manifestazione di musica dal vivo nel centro di una città. Infatti queste accuse non sono che l’ultimo atto estremo di una lotta annuale e accanita. Una lotta che ha portato i due ideatori del concerto a dover metter a regola il proprio balcone – probabilmente unico caso nel centro di Torino – per paura di un eventuale crollo, che ha costretto la polizia a due anni di misurazioni in decibel per scoprire che il rumore della vita nel centro città supera la soglia di norma, e che durante il concerto il suono più forte registrato proveniva dagli applausi. Quando anche le accuse di permettere  l’ingresso a malintenzionati con l’apertura del portone del cortile sono state fugate dalla condotta irreprensibile degli spettatori, l’ex amministratore si è visto costretto a pagare uno studio legale con i soldi condominiali – contro il voto quasi unanime dell’assemblea – per procedere contro il Concertino prendendo cartelli di “vietato accesso” in dotazione alla polizia municipale per metterli sul balcone in assenza dei proprietari.

Una battaglia personale che, complice la retorica focosa e priva di compromessi di Maksim Cristan Con La Spada, ha portato l’amministratore ad essere licenziato mesi fa da un’assemblea condominiale e i due artisti ad essere messi sotto processo.

Al di là della dinamica personale e contingente, in un processo tale viene messo in gioco anche il generale e il necessario: la presenza di un luogo al centro del tessuto cittadino in cui chi non ha voce può prendere parola, e chi ha strutturato un pensiero, una poesia, una canzone, può esprimerla dal vivo a chi decide, volontariamente, di ascoltarla. Il primo caso presentato al Balconcino fu quello di alcuni assistenti ai disabili dipendenti di una azienda del comune non pagati da otto mesi, che se non fossero saliti su quel balcone non avrebbero avuto la soddisfazione di poter esprimere a nessuno la propria frustrazione. Da allora sono centinaia le persone e gli artisti conosciuti e sconosciuti che sono andati a bussare alla porta per poter condividere da quel palco la propria visione: l’attrice Laura Curino, il gruppo Mau Mau, il poeta Carlo Molinaro.

Un esperimento sociale e culturale che ha provato a dialogare con le istituzioni pubbliche anche proponendo un progetto democratico ed egualitario: riqualificare le periferie facendo sì che la città di Torino riconoscesse il diritto di ogni artista ad esercitare la propria arte dal proprio balcone di casa, per un’ora a settimana e in conformità con il regolamento condominiale. Una proposta che porterebbe, per un’ora soltanto, centinaia di edifici ad essere culturalmente attivi, sviluppando una rete di creazione e fruizione artistica unica al mondo. Proposta che non ha trovato nessun appoggio da parte di amministrazioni disinteressate a correggere, mediare o regolamentare certe manifestazioni ma ben propensi a dare il loro tacito assenso per silenziarle.

E il silenzio risponde quando si interpellano assessori e consiglieri in merito, non c’è possibilità di confronto o dialogo, e la città ossessionata dall’idea di essere capitale – da ultimo proprio della cultura – sceglie di anteporre l’idea di una presunta “normalità” all’autodeterminazione e alla creatività dei propri cittadini. In proposito gli ideatori del Concertino non hanno dubbi: « Quando un potere aggredisce un artista è sempre una grande occasione per riflettere. Nelle epoche è sempre successo che  quando i militanti vengono smantellati, rimangono soltanto gli artisti a potersi esprimere. E quando vengono silenziati anche loro non c’è più nessuno. In tutte le situazioni di caos e proto regimi si è vista questa dinamica. Dopo di noi chi potrà essere silenziato? Chi pensa ad alta voce perchè disturba chi sta in silenzio? Si realizza così la dominazione di una cultura figlia di una volontà del potere, e se un visitatore esterno arrivasse a Torino e vedesse che chi canta dal proprio balcone per un pubblico volontario viene processato, potrebbe tracciare una linea del livello culturale della sua popolazione. »

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