Perché ancora Moby Dick?

Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto

Se non bastasse questa citazione come risposta alla pleonastica domanda che dà il titolo a questo articolo, immergiamoci un pò più a fondo. L’autore di Moby Dick o la Balena, libro di viaggio e di avventura e insieme trattato filosofico e di etologia, è Herman Melville (1819-1891), prolifico autore americano di origini olandesi, figlio di ricchi mercanti e poi semplice marinaio in navi baleniere. Il mare lo cattura ventenne e qui sperimenta le tecniche di caccia ai più enormi fra gli animali, la fuga dall’autorità negli ammutinamenti, i legami con i “selvaggi” non occidentali e con gli strati più bassi e più veri della società, l’immensità sconfinata della libertà. Le vicende burrascose di questi viaggi, vissute con acume e spirito di osservazione, confluiscono come mille fiumi a formare l’oceanico Moby Dick .

Decidere di affrontare, o riaffrontare, la Balena Bianca è come farsi partecipi dell’essenza che anima questo libro-montagna scritto quasi duecento anni fa. E’ come immergersi la prima volta in un mare già attraversato, in un trionfo e in una sconfitta già vissuti; significa ridare vita a personaggi consapevoli di essere tali: figure mitiche che sanno di aver la propria parte scritta prima che esistesse il tempo, e che la rivivono immutabile, conoscendo il proprio destino eppure affrontandolo ogni volta di nuovo con la furia di un tifone.

Achab è Achab per sempre marinaio. Questa scena è tutta scritta immutabile. E’ stata provata da te e da me un miliardo di anni prima che questo oceano si stendesse

Sono le parole che coronano uno dei momenti apicali di un colloquio tra il capitano e il suo ufficiale, di un uomo e della sua coscienza. Melville crea il suo protagonista e la caccia in cui si getta per racchiuderli e sigillarli in un più ampio movimento di sfere, quello del dio creatore e del destino, dei Fati e delle reincarnazioni. Destino di un uomo spezzato nel corpo e nell’anima, divino mistero della vita e della morte e tentativo di scioglierlo e comprenderlo gettandosi nel centro del suo vorticoso abbraccio. Superarlo con l’atto eroico e folle di cercare di distruggerlo e distruggersi in esso. Coi capelli ingrigiti da sessant’anni di cacce e avventure sulle immense praterie acquatiche, Achab incarna il ricco di saggezza e di tesori. Nonostante abbia da poco visto nascere il suo primo figlio sulla terra da una giovane moglie e abbia poi sentito, nuotando sopra l’abisso, il suo corpo strappato dalla mandibola storta del più terribile tra i cetacei, non resta quieto dopo essere sopravvissuto, non resta in pace sulla terra per concludere i suoi giorni. Achab, il più empio tra gli uomini, incarna il più classico e grave peccato dell’uomo, la hbris di chi osa oltre ciò che gli è stato concesso.  Si rimette in mare, arma una nave, compone una ciurma che muoia ai suoi ordini stringendola con un giuramento diabolico nella sua stessa maledizione. Melville, narratore e marinaio impregnato dalle parole della Bibbia ancor più che dall’acqua salata, lo fa ergere tra gli altri uomini come una torre d’onice, un angelo caduto: Achab si circonda di indomiti pagani dopo aver sconfitto dio dentro di sé, diviene pura volontà che spazza via ogni superstizione e va a cercare dio nel suo avatar carnale – la più giocosa, scaltra e maligna delle balene – per trafiggerlo al cuore. Achab, il più libero tra gli uomini, capace di infiammare una trentina di sconosciuti del suo stesso fuoco e portarli in tutti i mari del mondo, navigando infine senza strumenti eppure trovando la meta finale grazie all’istinto e alla Necessità. Perché Achab è il più libero e dunque il più solo e infelice tra gli uomini, condannato ad essere se stesso, incapace di conformarsi ad altri modelli, condannato a vivere, soffrire e morire inseguendo l’assurdo sogno che la sua esistenza ha scolpito nel tempo. Melville ne fa un archetipo, uno di quegli uomini di cui gli Arconti conoscono nome e cognome e che, da solo, può incarnare l’umanità – o almeno i suoi strati più alti e profondi, folli e sublimi, quelli che animano Amleto o Kurtz, ombre e sogni tanto potenti quanto commoventi e fragili.

Dramma del singolo e dell’umanità, Moby Dick è insieme trattato di un mondo spavaldo che sente il tramonto, di un tempo in cui scienza e religione vanno ancora a braccetto e che trova l’uomo sorpreso e affascinato dal Mistero, in debito con la Natura, lontano da guerre mondiali, olocausti nucleari, apocalisse ecologica. Eppure Moby Dick sembra presentire tutto ciò, e il mestiere di cui qui si fa l’apologia, il baleniere, è emblematico. Se il sopracitato Kurtz di Conrad era un britannico mercante di avorio in Africa, Achab è americano cacciatore di balene negli oceani di tutto il mondo. Coloni sterminatori, cacciatori di elefanti e balenieri che nell’Ottocento facevano parte di un’industria basata sullo sterminio animale per soddisfare la richiesta di beni di lusso: tasti di pianoforte o palle da biliardo dall’avorio, olio di qualità per l’illuminazione o ambragrigia per i cosmetici dalle interiora delle balene.  Il massacro degli elefanti portò a scarsità d’avorio, questa portò alla necessità di trovare nuovi materiali, da ciò la scoperta dei primi polimeri sintetici come la cellulosa, antesignana della plastica, che portò alla creazione di beni accessibili e di largo consumo. Lo stesso Melville fa sovente paragoni tra pachidermi e cetacei e giunge a chiedersi se la caccia in cui si impegna non possa portare alla scomparsa della balena. Ancora stupito dalla insondata vastità del mondo e rassicurato dalla sottomissione al suo creatore, Melville dice no, “considerato tutto ciò, teniamo la balena per immortale nella specie, comunque sia perituro l’individuo“. Lontano dalle isole di plastica che avrebbero riempito gli stomaci alle sue balene, forse noi, suoi discendenti, sapremo se la sua previsione risulterà sbagliata.

Ecco cosa fa di Moby Dick un mostro da affrontare ancora: la sua capacità di porci di fronte a questioni che superano il tempo. La vastità delle domande alla sua origine sono ricche e contraddittorie come possono esserlo solo quelle che scaturiscono da un uomo nei confronti dell’Ignoto che la Balena Bianca incarna, e che certe categorie contemporanee non riescono a banalizzare. Nel suo comprenderci Moby Dick è gravoso eppure leggero, fragile come una lacrima nell’oceano e brutale come una lancia temprata nel sangue, capace di alternare la più spensierata ironia al più epico dei sermoni. L’uomo che l’ha scritto non racconta soltanto, ha vissuto ciò di cui scriveva, ha osato cercare la fonte della libertà e della vita ed è riuscito a tramandarla. E allora cos’è questo libro se non pura gioia, pietà e paura quali ispira la vista di certe montagne, immense concrezioni di vita destinate un giorno a crollare e svanire eppure parte di un’essenza che avvertiamo, con un brivido, come immortale?

Io credo che abbiamo preso un grosso abbaglio in questa faccenda della Vita e della Morte. Credo che ciò che chiamano la mia ombra sulla terra sia la mia sostanza vera. Credo che nel guardare alle cose spirituali noi siamo come ostriche che osservano il sole attraverso l’acqua e ritengono quell’acqua densa la più sottile delle atmosfere. Credo che il mio corpo sia solo la feccia del mio essere migliore. Di fatto, prenda il mio corpo chi vuole: prendetelo, non sono affatto io. E allora tre evviva a Nantucket, e venga la lancia sfondata, e il corpo sfondato, quando vogliono, poiché, di sfondarmi l’anima, nemmeno Giove è capace.

[tutte le citazioni sono da H. Melville, Moby Dick o la Balena, Adelphi Edizioni S.p.a.,  Milano, 2000.

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