Knives Out

Knives Out, o la rinascita di un genere

Come si scrive un giallo nel XXI secolo? Come giustificare l’entrata in scena di un detective dentro il perimetro segnato dal nastro CRIME SCENE – DO NOT CROSS? Facile infilarsi nelle maglie larghe di una polizia incompetente per Sherlock Holmes e Hercule Poirot, quando ancora i profiler à la Jeffery Deaver non avevano soppiantato gli investigatori buoni solo a timbrare il cartellino.

Benoit Blanc Daniel Craig

My name is Blanc, Benoit Blanc (Fonte: GQ)

L’entrata in scena di Benoit Blanc, in quel meraviglioso film che è Knives Out – Cena con Delitto, scavalla il problema e diverte lo spettatore: il personaggio interpretato da Daniel Craig debutta sulla comoda poltroncina di un salotto borghese, in una posa affascinante che non è più quella di James Bond ma non è ancora quella di Peter Falk o Peter Ustinov, cui Blanc tende dichiaratamente. Eppure, col passare dei minuti, lo stravagante detective dagli occhi cerulei, assiduo consumatore di cravatte ineleganti, convince e rapisce, arrivando a sfoderare il più teatrale dei dénouement proprio quando gli eventi sembrano averlo travolto e aggirato. Non ha la sicumera di Holmes o i tic di Poirot, la misantropia di Nero Wolfe o l’inflessibilità di Philip Marlowe: è un abile segugio e un fine psicologo, un commediante e un gentiluomo, che anela la verità più di ogni altra cosa. Entra in scena a partita in corso, trovando sulla porta di casa una mazzetta e un biglietto anonimo, e con tenacia riesce a riempire «il buco nella ciambella» che i soliti poliziotti incapaci neanche avevano considerato.

Rian Johnson sul set

Captain America, la Bond-girl Paloma e il regista Rian Johnson bevono una birretta (Fonte: Los Angeles Times)

«Non ci penserei due volte a realizzare altri film con Daniel» ha confessato il regista Rian Johnson. «L’idea di ritrovarci tutti insieme per dar vita a un altro mistero per Benoit Blanc è un po’ come stare in paradiso, per me!» Eccolo, l’inevitabile risvolto: in un’epoca di remake, reboot e spin-off, un soggetto originale è linfa per le case di produzione, in cerca di personaggi e storie in grado di ipotecare un filone per il decennio successivo. Conclusa la parabola dei supereroi Marvel, di cui prematuramente si sta già intonando il peana, la caccia al prossimo marchio di tendenza ha individuato in Daniel Craig e nel microcosmo della East Coast un habitat compatibile. D’altra parte il canovaccio è servito: un misterioso delitto, uno spazio definito, un gruppo di comprimari con un movente credibile e, dominante, la figura di un detective fuori dagli schemi, capace di scendere all’inferno e uscirne indenne, o semmai più abbagliante.

Detective

(Illustrazione di David Hitchcock)

Ma perché dovrebbe funzionare, stavolta? Era il 1988 quando Peter Ustinov vestiva per l’ultima volta sul grande schermo i panni di Hercule Poirot, nel film Appuntamento con la morte di Michael Winner: da allora in poi, il whodunnit cinematografico si è preso una lunga pausa, traslocando in televisione con un ricco assortimento di epigoni a basso budget – dal Poirot di David Suchet alle Miss Marple di Joan Hickson e Geraldine McEwan, dal Commissario Maigret di Bruno Cremer al Nero Wolfe di Maury Chaykin, per non parlare di Jessica Fletcher e Conan Edogawa. Nel 2017 il discreto Mistero a Crooked House e il remake di Assassinio sull’Orient Express sono tornati ad attingere alla sterminata produzione libresca di Agatha Christie, che è un po’ come partire dal giro di Do quando si prendono lezioni di chitarra: non sarà imprudente tornare sul luogo del delitto? Si direbbe di no, visti gli incassi al botteghino: Assassinio sull’Orient Express ha superato i 350 milioni di dollari in tutto il mondo, mentre Knives Out – Cena con Delitto è già tra i soggetti originali più acclamati del 2019 e si candida a recitare un ruolo di primo piano nella stagione dei premi.

Evans Knives Out

Eat sh*t. Eat sh*t. Eat sh*t. Eat sh*t. Definitely eat sh*t. (Fonte: Movieplayer)

Il film di Rian Johnson, assai più del remake di Kenneth Branagh, rilancia il genere anche sotto il profilo della scrittura: a metà della pellicola le tessere del mosaico sembrano formare un’immagine nitida, ma poi la trama rovescia le attese almeno un paio di volte, senza per questo risultare artificiosa o pretendere che lo spettatore sospenda l’incredulità – grazie al lavoro minuzioso che, intanto, è stato portato avanti sul versante delle atmosfere e dei personaggi di contorno. La scrittura eleva il prodotto a un grado superiore, ma il valore aggiunto del giallo al cinema, allo stato attuale, non risiede soltanto nel fascino delle sue trame e dei suoi protagonisti, ma nella possibilità di raccontare le relazioni umane e i rapporti sociali concedendosi il lusso della fiction, portando dentro le mura spesse dell’intrattenimento il cavallo di Troia della parodia mordace.

Knives Out Plummer

Durante la campagna promozionale, è apparso online il sito “ufficiale” della Blood Like Wine Publishing, la casa editrice fondata da Harlan Thrombey

Scaduto il tempo dei detective ingessati e immuni all’errore, Knives Out – Cena con Delitto sposa Agatha Christie con la commedia nera di Phoebe Waller-Bridge e Ricky Gervais, tratteggiando ipocrisie e nevrosi della società americana post-trumpiana senza rinunciare al gusto dell’intreccio, che trova nell’omicidio il compimento della vanità. Gli stereotipi di genere non mancano, ma fanno da tappezzeria a una storia avvincente, prototipo delle infinite narrazioni possibili a partire da un presente frammentato – una sostanziosa eredità o un amore non corrisposto non sono ragioni sufficienti, oggi che la violenza colpisce più che mai alla cieca. Come la mano che fende la giugulare di Harlan Thrombey, anche l’arte rigira il coltello nella piaga: fuori dalla finzione cinematografica, però, tocca a noi riempire il buco nella ciambella, in assenza di un Benoit Blanc che ci ricordi quanto possiamo cadere in basso.

 

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