La quotidianità ordinaria di David Sedaris in “Calypso”

Prima di chiudere quest’anno ed entrare in una nuova decade voglio parlarvi di un libro di racconti semi-autobiografici Calypso, edito da Mondadori, di David Sedaris.  I racconti sono talmente legati insieme da essere più simile a un romanzo sulla quotidianità ordinaria e come è tipico di Sedaris il tono è umorista, questa volta dai toni tragici ed eccentrici parlando di tumori, malattie mentali e vicende familiari.

«Verso la fine del maggio 2013, qualche settimana prima del suo cinquantesimo compleanno, la mia sorella più piccola, Tiffany, si è suicidata. Abitava in una stanza di una casa fatiscente nella zona difficile di Somerville, in Massachusetts, ed era morta, ha ipotizzato il medico legale, da almeno cinque giorni quando hanno buttato giù la porta. Ho ricevuto la notizia tramite un telefono di servizio all’aeroporto di Dallas. Poi, siccome il mio aereo per Baton Rouge stava già imbarcando e non sapevo bene cos’altro fare, ci sono salito. Il mattino dopo ho preso un altro aereo, stavolta per Atlanta, e l’indomani sono volato a Nashville, pensando per tutto il tempo alla mia famiglia che continuava a rimpicciolirsi. Una persona si aspetta che i suoi genitori muoiano. Ma una sorella o un fratello? Sentivo di aver perso l’identità di cui avevo goduto dal 1968, anno in cui era nato mio fratello. “Sei figli” diceva la gente. “Ma come fanno, i vostri poveri genitori?” » (1)

Calypso, proprio come l’omonimo canto popolare afroamericano originario delle Antille il cui ritmo base è assimilabile a quello di una rumba dal carattere responsoriale della melodia e dal tono satirico del testo, racchiude molti aspetti: una casa di vacanza al mare, rapporto di figli e genitori, la dipendenza di David nei confronti di Fitbit, il suicidio di una sorella, la divorante passione per l’attività di netturbino volontario, i diritti dei gay negli USA di ieri e di oggi, l’elezione di Trump,…

Sono narrazioni esilaranti, spietate e tenere raccontate con una inconfondibile vena ironica anche per temi dolorosi. La storia del suicidio della sorella Tiffany e quella dell’alcolismo della madre portano i lettori alla scoperta di temi della vita dell’autore inesplorati. David Sedaris, di origini greche, nasce a New York nel 1956 e si diploma all’Art Institute di Chicago per poi debuttare nel 1992 come comico alla radio.

«Quando sei nello stato in cui era mia sorella, e in cui sono in genere le persone che si tolgono la vita, non pensi ad altro che al tuo dolore. Ecco perché il sacchetto di plastica – la garanzia, se vogliamo –, l’oggetto a cui ricorri dopo che il primo tentativo di overdose è fallito e il giorno dopo ti svegli pensando: Non sono nemmeno in grado di uccidermi. È difficile trovare sacchetti senza scritte. Di solito sono nomi di negozi. Può essere LOWE’S. SAFEWAY. TRUE VALUE. Una persona ne passa in rassegna un certo numero prima di scegliere, oppure, come sospetto, qualsiasi sacchetto va bene, indipendentemente dall’effetto ironico che può creare? » (2)

Ogni racconto narrativo rappresenta un tassello vero della vita, delle nostre vite fra momenti assurdi che mai si pensa possano accadere, le dinamiche familiari  e anche le ombre che si nascondono dietro e dentro di noi. Calypso vuole celebrare la vita restando fedele alla sua delirante, dolorosa, assurda bellezza. Sedaris non parla solo delle vicende familiari in cui “Il bello è che tutto cambia in continuazione”, ma anche della sua vita da omosessuale:

«Ma mia madre! Una volta, quando ero alle superiori, mi sorprese a fare non ricordo cosa, forse imitare la professoressa di spagnolo, credo con un paio di collant in testa, e con un tono esasperato mi disse: «Cos’è, mica sarai frocio?». Mi ero già sentito dare della checca, non da lei ma da molti altri. Però era diverso, quella parola era meno potente, la
usavano i bambini. Quando mi diede del frocio mia madre, divenni paonazzo e sbottai: «Io? Ma che dici? Come ti viene in mente una cosa del genere?». Poi corsi nella mia stanza, che era immacolata, con tutto perfettamente in ordine, i poster di Gustav Klimt alle pareti, il vaso azzurro fiordaliso comprato con i soldi guadagnati facendo il baby-sitter. Il velo era stato sollevato, e adesso la vedevo per quello che era: l’evidente rifugio di
un omosessuale. Sarebbe stata un’occasione perfetta per dire: “Sì, è vero.
Devi aiutarmi!”. Ma speravo ancora che fosse solo una fase, che il giorno dopo mi sarei svegliato normale. Nelle giornate buone, non sembrava una pretesa eccessiva. Ogni tanto,
anzi, fantasticavo di avere una fidanzata. Magari non la parte sessuale, ma tutto il resto ce l’avevo chiaro.» (3)

Regalatevi Calypso per il prossimo anno!

Note

(1) David Sedaris, Calypso, Mondadori, 2019, pag. 17

(2) Ibidem, pag. 56

(3) Ibidem, pag. 111

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