La resilienza del bosco di Giorgio Vacchiano – Racconti di foreste che cambiano il pianeta

Negli scorsi mesi e settimane le notizie dell’Australia in fiamme hanno fatto il giro del mondo. A distanza di migliaia di chilometri abbiamo assistito inermi e scioccati a un disastro senza precedenti. Una superficie di più di dieci milioni di ettari di territorio è andata letteralmente in fumo, causando la morte di più di mezzo miliardo di specie animali e di almeno una ventina di persone. Più di mille le abitazioni distrutte e centinaia di milioni di dollari americani di risarcimento già richiesti. Gli effetti sulla salubrità dell’aria e sulla qualità idrica sono stati a dir poco devastanti, con ripercussioni dirette sulla salute umana. Eppure, in Australia, gli incendi non sono un fenomeno nuovo. Da secoli, infatti, il territorio australiano è interessato da incendi che scoppiano per una scintilla, favoriti da un terreno arido e da temporali secchi, cioè con fulmini ma senza pioggia. Tutto, in Australia, si è evoluto e adattato alla presenza del fuoco: la fauna, la vegetazione e gli esseri umani. Oggi, tuttavia, abbiamo a che fare con un clima che cambia molto più rapidamente di quanto noi – e l’ambiente naturale – siamo in grado di adattarci. Servono azioni di mitigazione immediate, più incisive e ambiziose ma le negoziazioni internazionali continuano a fallire e la colpa è anche di governi come quello del primo ministro Scott Morrison. Le impressionanti immagini provenienti dalle immense distese incenerite dell’Australia, ci confermano che la crisi climatica è qui e che noi ci siamo dentro fino al collo senza averne il controllo.

Per un caso fortuito, nelle scorse settimane mi sono imbattuta in un libro che celebra le foreste del nostro pianeta, il primo libro di Giorgio Vacchiano, La resilienza del bosco, pubblicato da Mondadori nel 2019. Vacchiano, brillante ricercatore e docente in Gestione e pianificazione forestale dell’Università Statale di Milano, un dottorato in Scienze agrarie, forestali e agroalimentari, nel 2018 è stato definito dalla rivista Nature come uno degli undici scienziati emergenti più promettenti al mondo, in grado di lasciare il segno nel mondo della scienza. Il suo debutto letterario ne è un’ulteriore, inconfutabile prova. Le storie che Vacchiano racconta ne La resilienza del bosco ci portano in giro per il mondo alla scoperta dell’impercettibile ma inesorabile mutevolezza di boschi e foreste, della loro straordinaria capacità di rispondere a un “disturbo” modificandosi, adattandosi ad ambienti inospitali e aprendo nuove possibilità alle forme di vita che li abitano: specie animali e vegetali ma anche essere umani. Secondo Vacchiano, le foreste hanno molto da insegnarci: «le storie della resilienza del bosco possono ispirarci fiducia nella capacità degli ecosistemi di adattarsi a condizioni difficili, una capacità acquisita grazie a milioni di anni di lenta evoluzione».

Purtroppo, però, da almeno un secolo stiamo sottoponendo gli ecosistemi terrestri a una pressione fuori dal normale, a cambiamenti così repentini «di fronte ai quali la naturale resilienza degli ecosistemi potrebbe non bastare». Sebbene i racconti di Vacchiano siano intrisi di un velato ottimismo, in contrapposizione ai toni allarmistici generalmente utilizzati per comunicare il cambiamento climatico, la minaccia rappresentata dall’aumento delle temperature non è mai una questione posta in secondo piano. Dai blocchi atmosferici responsabili della siccità in California del 2014 all’uragano Sandy che ha devastato New York nel 2012. Dall’incredibile siccità del 2003 che bruciava i boschi di faggi piemontesi alle treeline montane che avanzano verso quote più elevate per adattarsi alle temperature più alte.

Lo stile divulgativo che il ricercatore piemontese sceglie di adottare è quantomai efficace: in sua compagnia impariamo davvero molto. Talvolta, per i non addetti ai lavori, i tecnicismi possono risultare eccessivi, ma arrivati all’ultima pagina la soddisfazione di saperne molto più di prima è davvero tanta. E tutto questo grazie a un’esposizione chiara e accattivante, ricca di aneddoti personali e di resoconti scientifici. Ad esempio, sapevate che gli alberi, con le loro chiome, ci proteggono un po’ ovunque? Specie nelle metropoli, la loro funzione è essenziale. Gli alberi infatti sono in grado di trattenere fino a duecento litri d’acqua piovana nella loro chioma, una funzione di fondamentale importanza nelle aree urbane dove una delle maggiori sfide è legata alla regolazione dell’acqua piovana, soprattutto in occasione di precipitazioni improvvise e intense. E avevate mai pensato che gli incendi sono utili…a prevenire altri incendi? Sembra una contraddizione ma è proprio così. Si chiama tecnica del fuoco prescritto e viene solitamente adottata al fine di conservare specie minacciate dall’estendersi di una vegetazione troppo rigogliosa o per ridurre il rischio di incendi devastanti, «bruciando in anticipo la vegetazione combustibile» nei punti strategici, quelli cioè nei quali si prevede possa transitare un eventuale incendio. Si tratta, dunque, di una preziosa attività preventiva che, se utilizzata in modo intelligente, potrebbe aiutare a preservare migliaia di ettari di preziose foreste. Una tecnica da incentivare se pensiamo che il numero degli incendi in Europa raddoppierà entro la fine del secolo.

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In compagnia di Vacchiano non ci si stanca mai e si ha spesso l’impressione di inerpicarsi con lui sui pendii alpini o di partire alla scoperta del millenario Pinus longaeva delle White Mountains in California. Con un linguaggio asciutto e una capacità di arrivare dritto al punto della questione, La resilienza del bosco sfata anche molti miti, in primis quello secondo cui le foreste sono intoccabili. Al contrario di ciò che si pensa, infatti, rispettando i principi della natura, l’intervento umano può fornire molti benefici a boschi, foreste e ai loro abitanti.

Ne La resilienza del bosco, l’appassionato racconto del ricercatore si mescola all’abilità dello scrittore, realizzando un eccellente esempio di divulgazione scientifica alla portata di tutti. Col suo libro, Vacchiano ci rivela che tutto è in connessione, che non dobbiamo più pensare per compartimenti stagni, che siamo «completamente e costantemente immersi negli ecosistemi che ci danno la vita. Siamo una loro causa e un loro effetto. Siamo in relazione con ogni loro elemento».  E che l’unica divulgazione scientifica di cui oggi abbiamo un disperato bisogno «è quella in grado di spiegare in maniera chiara e coinvolgente che cultura e natura, uomo e ambiente, crisi climatica e diritti umani sono in realtà due facce di uno stesso, unico sistema. Che la resilienza del bosco è, anche, la nostra resilienza». La resilienza del bosco è molto più che un semplice saggio. Il testo di Vacchiano è una chiamata all’azione collettiva per non perdere «l’occasione di realizzare qualcosa che non ha precedenti nella nostra storia»: l’invenzione di un mondo nuovo.

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