Quando tutto diventò blu – Disegnare un attacco di panico

Gli attacchi di panico sono meschini. Arrivano quando meno te li aspetti e ti fanno vivere il peggio. È una lotta continua tra la mente e il corpo, innegabile chi sia il vincitore tra i due: il cervello sprigiona le peggiori sensazioni, ti senti vinto, vorresti finirla lì. Gli attacchi di panico sono bestie silenti che, a poco a poco, si fanno rumorose ma il frastuono lo sente soltanto chi lo prova. Mi è capitato solo una volta in vita mia. Ad altri intorno a me, invece, è capitato più volte e anche se stai dall’altra parte un po’ impotente ti senti. Non è una situazione facile da gestire per entrambi. Ma poi passa. Se passasse per sempre, sarebbe ancora meglio. Ma non funziona sempre così.

Disegnare un attacco di panico è possibile? Ci è riuscito benissimo Alessandro Baronciani nel suo Quando tutto diventò blu, uscito nel 2008 per Black Velvet e riportato alle stampe oggi grazie a Bao Publishing (la stessa cosa è avvenuta con Le ragazze nello studio di Munari nel 2017). Il fumetto è uscito in anteprima il 20 gennaio, il cosiddetto Blue Monday, ossia il giorno più triste dell’anno (di solito, appunto, il terzo lunedì di gennaio). Inoltre fa anche sorridere che come pantone dell’anno sia stato decretato proprio il Classic Blue.

Quando tutto diventò blu è un racconto intimo, delicato e profondo. Si parte proprio dalle profondità del mare in cui è immersa Chiara, la protagonista. Sotto l’acqua, a ben trenta metri dalla superficie, Chiara percepisce il buio delle sue paure, sente il rumore del cuore e dei suoi pensieri, vuole solo piangere, non ce la fa.

Fin da subito il lettore si immedesima in Chiara, vorrebbe stringerle la mano, aiutarla in qualche modo. Il panico di Chiara, tutto bianco e blu, la accompagna durante le visite mediche, sull’autobus, a letto. Il suo ragazzo prova a starle vicino, senza risultati. “A cosa servi tu se non respiro?” gli domanda Chiara, ponendolo in una condizione di inadeguatezza, a volte la paura è più forte dell’amore.

Dopo le visite mediche, (in)utili, alla borsa di Chiara si aggiunge un flacone di ansiolitico, chiuso in una busta per paura che sporchi, che faccia vedere a Chiara che il panico è quella cosa lì: una macchia scura che profuma di Big Babol.

Questa storia comincia e si conclude in profondità, nel mare blu. Come quando impari ad andare sott’acqua da piccolo: hai paurissima la prima volta, ti agiti, vuoi tornare in superficie, ingoi l’acqua salata. La seconda volta va così così, gli occhi ti bruciano, la gola ti pizzica, l’acqua sa essere fastidiosa. Ma arriva quella volta in cui vai sott’acqua, con gli occhialini, l’acqua non la ingoi più, vedi i pesci, esplori, dentro di te si fa spazio la meraviglia. Un po’ di paura c’è sempre, ma si può imparare a dominarla. In Quando tutto diventò blu a Chiara succede proprio così. Non c’è peggior nemico di noi stessi e l’unica cosa da fare è affrontarci: è un percorso lento, le ricadute sono sempre in agguato, avere qualcuno accanto che ci sostenga è utile (anche se non è la soluzione). Alessandro Baronciani con solo due colori riesce a dare vita a un fumetto prezioso, da rileggere soprattutto quando le cose sembrano andare storte.

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