Rialzarsi malgrado tutto: le Malerbe di Keum Suk Gendry-Kim

Ho cominciato questa graphic novel senza sapere a cosa sarei andata incontro. Mi sono trovata in mano una storia ispirata a una tragedia che non conoscevo: quella delle comfort women dell’esercito giapponese

Le Malerbe di Keum Suk Gendry- Kim, edito da Bao Publishing, è infatti ambientato nel 1942 ed è la storia vera di Yi Okseon, venduta dalla sua famiglia e costretta a diventare una comfort woman durante la guerra di conquista che il Giappone mosse contro Corea e Cina.

Keum Suk Gendry- Kim ci porta nella House of Sharing (stazione di conforto) dove Yi Okseon vive e ci permette di incontrarla così come ha fatto lei: per noi è subito impossibile non provare tenerezza nei suoi confronti.

Nonna Okseon racconta una storia difficile, ma importante, diventando contemporaneamente testimone di una tragedia e voce di altre donne, vittime della storia e del silenzio

L’autrice ci accompagna nella sua vita partendo da tavole chiare, a volte quasi in forma di sketch amari, che ci mostrano una bambina alle prese con una quotidianità difficile, figlia femmina in una famiglia che vive in uno stato di assoluta povertà

La piccola Yi Okseon fa di tutto per continuare a osservare la vita con i suoi occhi da bambina: il suo unico desiderio è quello di andare a scuola, ma viene venduta dai genitori a una coppia che la costringe inizialmente a lavorare come cameriera e che la porta poi a essere introdotta nel mondo delle kisaeng (intrattenitrici).

Mentre racconta la sua tragica vita, Nonna Okseon riesce comunque a trovare momenti di ironia, tirando fuori una risata che quasi ci disarma, ma che non toglie minimamente forza al suo narrare. 

Questa sua umanità la trasforma in una nonna come le nostre, sebbene i suoi racconti siano quelli di tragedia e violenza.

I disegni sono perfettamente complementari alla storia. Dal momento del primo stupro, raccontato con quattro pagine di griglie nere e quasi senza testo (pugno allo stomaco per il lettore), le tavole si tingono di un nero sempre più disturbante, come se la sensazione di sporcizia che Yi Okseon si porta addosso sin dalla prima violenza debba accompagnarci per la durata della storia.

Ma questa donna, queste donne, sono come le Malerbe, “un’erba forte che si piega per il vento e si rialza anche se calpestata”. Questa definizione così calzante la ritroviamo nelle tavole che rappresentano le piante e l’erba mossa dal vento, inserite in modo da essere fortemente parte della linea narrativa. 

Protagonista di questa graphic novel non è quindi solo Yi Okseon, ma la straordinaria forza con cui queste donne sono sopravvissute alla guerra, alla schiavitù sessuale e soprattutto alla concezione patriarcale della società: questa è la chiave narrativa che trasforma il racconto di una tragedia in quello della forza di andare avanti, di non lasciarsi calpestare, dagli uomini o dalla vita. La forza che queste sopravvissute continuano a trasmettere nei loro racconti e con i loro corpi. 

Nel fumetto non trovano invece spazio gli uomini: ci sono come stupratori, aguzzini, mai come compagni, mai guardati con occhi innamorati o sfiorati da un accenno di romanticismo. Perché la storia che Keum Suk Gendry- Kim e Yi Okseon raccontano non è quella degli uomini, ma delle donne.

Le Malerbe è un racconto profondamente femminile, che molti uomini dovrebbero però leggere: un romanzo profondo, in cui le mani, i piedi, tutto il corpo delle protagoniste è un racconto. Una storia intensa, che non è solo una critica alla guerra, ai suoi orrori e alla discriminazione di genere, ma è anche un inno alla forza di quelle donne che nonostante la vita tenti di piegare, si rialzano e continuano il loro cammino, anche senza sapere dove la strada le porterà.

Nella postfazione troviamo un approfondimento sulle comfort women e su cosa questa tragedia abbia comportato nella vita di tantissime donne e nella coscienza di una società: è un contributo di Yoon Myeong Sook (Professore visitatore, Centro di Ricerca sulle Problematiche delle comfort women in Cina, Università Normale di Shangai).

Ho molto apprezzato che sia una postfazione e non un’introduzione, perché la forza dell’opera sta anche nella chiave narrativa grafica trovata da Keum Suk Gendry- Kim, con i neri sporchi e i tratti a volte rudi, pesanti nei volti, a volte più sottili e delicati, nelle ombre e nei bianchi nei passaggi tra passato e presente.

Trasformando la storia personale di Yi Okseon nella storia universale di queste vittime e regalandocene anche una magnifica visione grafica, l’autrice racconta anche come queste donne siano sì delle sopravvissute, ma ancora di più come siano profondamente vive.

Keum Suk Gendry – Kim, al suo esordio in Italia, scrive nella sua postfazione: Per quanto modesto, questo libro è dedicato a nonna Yi Okseon, figlia gentile, donna forte, madre devota ai suoi figli, accogliente e calorosa con i propri vicini. A tutte le nonne vittime della schiavitù sessuale dell’esercito giapponese che ci hanno già lasciato, e a tutte le magnifiche persone che resistono e sono ancora qui. Grazie.

Io mi sento di ringraziare invece lei e il suo coraggio di affrontare una storia così difficile da raccontare, e Bao Publishing che ha portato in Italia un’autrice di valore che di certo ci regalerà altre storie importanti: noi avremo cura di non dimenticarle.

Alessia Siciliano

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