Sandro Bonvissuto

Amore in senso lato. La gioia fa parecchio rumore di Sandro Bonvissuto

Sandro Bonvissuto ci ha sorpreso anche con questo romanzo.

Se  il precedente Dentro era riuscito a farci emozionare,  La gioia fa parecchio rumore, Torino, Einaudi, 2020, rompe alcuni stereotipi legati all’idea che una passione sportiva sia minimizzante rispetto al concetto stesso di amore assoluto.

Bonvissuto ci parla non solamente dell’amore per la propria squadra. Il prologo iniziale è un inno celebrativo onnicomprensivo dell’amore in senso lato: amore assoluto per la vita, che inizia nel momento in cui si inizia ad amare; l’amore è intriso nel percorso di vita formativo di ognuno. Lo scrittore decanta l’amore per i propri ideali, per la propria donna, per le indescrivibili emozioni che una passione reca con sé: l’amore lo si cerca, è voluto, fortemente contrastato, ma portato avanti nel rispetto dei valori che fin da piccoli ognuno di noi apprende e fa indiscutibilmente propri.

Lo scrittore intraprende un viaggio esistenziale a ritroso per ritrovare luoghi e spazi di un’infanzia felicemente vissuta.

Nel parlare di questo rapporto speciale con i luoghi dell’esperienza passata, lo scrittore fa una distinzione  per intendere la chiave di lettura con cui indagare come tale rapporto abbia influito sulla sua vita: la passione sportiva e il suo percorso di formazione in una famiglia sempre più allargata fino ad abbracciare l’intera città di Roma.

La casa familiare, le aggregazioni sociali, lo stadio rappresentano sicuramente momenti pregnanti di un itinerario attraverso un periodo significativo della vita dell’autore: l’infanzia e la prima giovinezza. Il modo in cui viene tratteggiato, descritto, analizzato questo itinerario proietta il lettore in un mondo in cui ognuno può identificare un proprio periodo e spazio geografico esistenziale.

 Si tratta di un particolare locus amoenus,  tutto attraversato da un brio narrativo-descrittivo che ancora una volta trasmette le impressioni dinamiche dell’infanzia mescolando riferimenti all’esperienza con estrema empatia e chiarezza.

Lo scrittore dichiara come proprio l’infanzia e l’adolescenza, per l’intensità delle emozioni provate a contatto con il mondo, abbiano sempre funzionato in lui come movente alla scrittura.

La gioia fa parecchio rumore

Il protagonista vive in una famiglia in cui lo sport si identifica con la dedizione assoluta verso la squadra del cuore. La Roma.

Sono riscontrabili due mondi e la compresenza di un tempo infantile e di un tempo adulto, ma questi elementi non si delineano in un’opposizione contrastante. La polarità di cui parla l’autore, rappresenta piuttosto il desiderio e l’obiettivo di giocare anche con le nuove esperienze.

L’autore fa confluire le proprie propensioni per l’indagine filosofica e critica intorno alla propria vita, in una forma ibrida, che mescola la narrazione con la riflessione e l’esplicito commento.

Ma il romanzo è un’occasione per ritrovare piccoli quadri familiari che appartengono alla vita di tutti. Quel nocciolo primordiale dell’essenza narrativa  si ritrova fedelmente anche nella scrittura di Bonvissuto. Uno stile chiaro, essenziale, fortemente diretto.

Lo scrittore sceglie di raccontare attraverso gli occhi del bambino – ragazzo perché egli si muove con curiosità, è in grado di sopravvivere alle situazioni più difficili, sa cogliere attraverso il linguaggio tutto ciò che l’ambiente familiare e di comunanza amicale, di crescita gli può offrire, dà la propria interpretazione a tutto ciò che sente, crea legami, spazi e relazioni con i coetanei e con gli adulti.

Bonvissuto per dar vita all’intensa narrazione utilizza un particolare connubio tra italiano e romanesco, efficace per rappresentare la sua realtà, quella realtà limpida e profonda al tempo stesso, costantemente pervasa da lampi di riflessione, ma anche capace di commuovere perché vera e reale.

 Mariangela Lando

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