Solo maestre o maestre sole? Quando la Scuola prende la parola

Mi sarebbe piaciuto iniziare questo articolo affermando che il libro di cui sto per parlare affronta un tema di cui si discute da mesi, ma non è così. Non lo è perché ciò di cui si parla da ormai poco meno di un anno sono le lezioni davanti a un computer, i banchi a rotelle, i piani di concorsi caduti nel vuoto, le nuove GPS, le vecchie GI, i punteggi sbagliati, la DAD, la DDI e tanti altri acronimi di cui ancora ci chiediamo il significato.

Mi sarebbe piaciuto iniziare questo articolo affermando che il libro di cui sto per parlare affronta un tema di cui si discute da mesi, ma per fortuna non è così. E se scrivo per fortuna è perché Nuove storie di scuola. Solo maestre o maestre sole? di Silvia Franceschi e Nicole Vian, edito da Edizioni Epoké, è un saggio che racconta la scuola, e lo fa nell’unica maniera possibile: dando voce a chi la scuola la fa e la vive. Quindi, più semplicemente, a chi è la scuola.

Solo maestre o maestre sole?

Un sottotitolo che sembra quasi un paradosso. Come possono maestre e maestri soffrire di solitudine, pur svolgendo un lavoro che li mette in stretto contatto con classi piene di alunne e alunni, corridoi che vedono il passaggio di colleghe e colleghi, collaboratrici e collaboratori di ogni tipo?

È possibile e soprattutto non è raro.

La risposta – una delle tante che si possono dare e a mio avviso una delle più calzanti – la troviamo nel racconto di Silvia, nel primo capitolo di questo saggio.

La solitudine del mio lavoro non la sento affatto mentre sono a scuola. I bambini e i colleghi mi hanno sempre motivato, sono stata fortunata in questo. La solitudine la sento tanto quando vedo articoli inconsistenti dei media che parlano senza un minimo di conoscenza profonda. Mi sento sola perché la scuola la capisci se ci lavori, altrimenti parli a vanvera o per luoghi comuni.

Silvia Franceschi e Nicole Vian hanno scritto questo saggio prima della pandemia, prima delle scuole chiuse, delle lezioni a distanza e di una burocrazia ancora più complessa e sempre più inutile. Eppure, se non prestassimo attenzione al periodo di scrittura di questo saggio, potremmo tranquillamente definire Nuove storia di scuola un libro che parla anche della scuola come la conosciamo negli ultimi mesi.

Il merito va alle due autrici che sono state lungimiranti in tempi ancora poco sospetti? Purtroppo no. E non è nemmeno di merito che si parla. La verità è che Silvia e Nicole hanno raccontato la scuola così come la vivono da anni. Hanno dato voce a quelle nuove maestre che dall’oggi al domani si trovano catapultate in un mondo che hanno letto soltanto nei libri, a quei volti, a quegli occhi che ti guardano in cerca di una risposta, ma anche di sicurezza e di conforto, a quelle sigle e quegli anagrammi che più vengono letti più sembrano solo lettere vuote.

Più di tutto, però, hanno dato voce a quelle problematiche che sfiancano la scuola da anni, ma che sembrano essere venute a galla solo in questi ultimi mesi. O almeno così è per chi la scuola la vive solo attraverso uno schermo.

La scuola: una vita in cinque capitoli

Nuove storie di scuola ha una divisione particolare. Il saggio è formato da cinque capitoli; all’interno di ogni capitolo le maestre prendono posto per raccontare un pezzetto della propria storia, della propria scuola.

Ogni capitolo però è anche molto di più. È la descrizione di quella quotidianità che chi sta fuori dalla scuola non vede e non conosce.

Il distributore del caffè, attaccapanni e zaini, pasta al sugo e frutta, lavagna e gessetto, quaderno e matita. Sono gesti semplici, azioni, quasi rituali quotidiani che gettano le basi per le relazioni che formano la scuola, che sono l’anima della scuola stessa.

Nuove storie di scuola non è un saggio per chi insegna anzi, è una lettura per tutti quelli che crescendo hanno dimenticato la sensazione di calore e accoglienza che si prova a stare in classe; è per chi pensa che il lavoro di maestre e maestri si esaurisca al suono dell’ultima campanella o per chi si ostina ad anteporre la burocrazia ai sorrisi di alunne alunni.

In questo periodo più che mai abbiamo bisogno di una scuola raccontata da chi ne percorre ogni giorno i corridoi, scorre con lo sguardo le piccole e grandi aule, si emoziona al suono della campanella, anche se da anni la sente suonare ogni giorno. Fortunatamente Silvia e Nicole sono riuscite a dare vita a questo racconto.

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