Come fanno le cicogne

Sembra esserci nell’uomo, come nell’uccello, un bisogno
di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
(Marguerite Yourcenar)

«Io non parto più» sembrerebbe proprio una di quelle affermazioni tristemente adatta ai tempi che stiamo vivendo. In Io non parto più, albo illustrato scritto da Carolina Germini illustrato da Ginevra Vacalebre, (Momo edizioni), la frase è pronunciata da una cicogna che, per fortuna, non è affatto triste quando rifiuta di partire. Sandy infatti non rinuncia alla partenza per paura, ma per la consapevolezza di aver finalmente trovato, dopo tante migrazioni, il suo posto nel mondo. È indubbiamente rassicurante pensare che una frase come «Io non parto più» esprima, come in questo caso, una grande serenità nel desiderio di restare, anche opponendosi a un fenomeno naturale come quello della migrazione.

Il conflitto tra radici e libertà è primordiale e intuibile anche dai più piccoli: nasciamo in un mondo immenso che non avremo mai il tempo di esplorare e nello stesso tempo apparteniamo radicalmente a un luogo ben definito, che ci rassicura e che per noi rappresenterà per sempre casa, il nostro nido sicuro. Allora perché lasciarlo? Per lo stesso motivo per cui Ulisse parte da Itaca e si spinge fino alle Colonne D’Ercole: la curiosità e il bisogno di conoscere e comprendere chi siamo. Se le radici sono importanti, le gambe sono fatte per andare altrove. Spesso però non sappiamo quale sia la scelta davvero giusta per noi e anche i più piccoli imparano presto che non c’è una regola se non quella di seguire il proprio cuore.

È chiaro che ogni scelta porta inevitabilmente con sé nostalgie e rinunce: Sandy infatti, quando decide di restare in Olanda invece di migrare in Africa, è costretta ad affidare alle altre cicogne la figlioccia Daisy, della quale si prende cura da quando i genitori sono morti a causa di un cacciatore. Si tratta di una separazione che non è affatto indolore, ma necessaria: Sandy è anziana e Daisy ha bisogno di diventare grande. Daisy all’inizio è spaventata da questa nuova sfida, ma Sandy la rassicura donandole un filo rosso che la legherà sempre a lei: «Questo è per te, avvolgilo intorno alla zampa, io farò lo stesso. Ogni volta che sentirai la nostalgia di casa, ti basterà guardarlo per ricordarti che io sono sempre qui ad aspettarti». Così, Daisy parte con coraggio insieme alle altre cicogne.

Dopo una sosta nella fiabesca Alberobello, in Puglia, e miglia e miglia di deserto del Sahara, le cicogne finalmente giungono in Marocco e sorvolano Marrakech, una città dai mille colori che affascina incredibilmente Daisy, tanto da farle decidere di restare lì. Grazie all’insegnamento di Sandy, anche Daisy ora si sente libera di prendere la decisione che le suggerisce il suo cuore, quella di restare, nonostante la sua casa natia sia altrove. È diventata grande e anche lei ora ha trovato il suo posto nel mondo

Sandy intanto, in Olanda, non è sola per niente: ha fatto amicizia con il simpatico Signor Adam e ha costruito il nido vicino alla sua abitazione, «perché le cicogne amano vivere in compagnia degli esseri umani», insegnandoci una convivenza non solo possibile, ma anche armoniosa, tra uomini e animali. Il Signor Adam è un olandese simpatico, ama gli animali e ricerca la loro compagnia.

Quello di Io non parto più. Le cicogne di Marrakech è un mondo senza prevaricazioni, senza barriere e senza frontiere, da attraversare in lungo e in largo scegliendo liberamente quando e dove fermarsi. È un mondo all’insegna di una grande libertà e di un grande rispetto per i propri desideri e per le scelte degli altri, da accogliere senza giudicare. Sarebbe bello se così fosse anche per gli esseri umani, troppo spesso impegnati a tracciare confini e alzare muri laddove basterebbe attraversare il cielo, proprio come fanno le cicogne.

Isabella Delle Monache

Photocredit: © tresequenze.com

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