Year Zero – Tra zombie e pandemie

Quando ho visto per la prima volta la cover di Year Zero non nego di esserne stata ammaliata: al di là di un vecchio camper con la scritta “Zombie killer” è stato il paesaggio ad avermi colpita. Ho subito pensato al Canada (nonostante non ci sia mai stata), quelle montagne e il lago circostante mi hanno dato un senso di pace. Quando ho letto la trama, invece, ho pensato subito alla situazione attuale che stiamo vivendo: il Covid-19, le restrizioni, le mascherine, il gel, il senso di frustrazione e perdita, quel continuo riferimento che entra nei nostri discorsi e nei nostri pensieri ovvero “il mondo di prima” e “il mondo di oggi”, come lo conosciamo da un anno a questa parte.

Year Zero, miniserie in cinque parti pubblicata negli Stati Uniti dall’etichetta indipendente A.W.A e portata qui in Italia in versione integrale da Edizioni Star Comics, è una storia scritta dallo sceneggiatore Benjamin “Ben” Percy (noto per Detective Comics, Green Arrow, Wolverine, Marauders) e disegnata dall’illustratore spagnolo Ramon Rosanas (Spider-Man, Star Wars, Deadpool, X-Men). Una storia frammentata che mescola horror e un’apocalisse zombie.

Ho da subito apprezzato il fatto che sia una storia corale che ruota attorno a cinque personaggi, disseminati in giro per il globo, tutti diversi fra loro per storia e carattere. All’inizio può sembrare fuorviante perché ogni due tavole ci si sposta di città in città, ma i due autori riescono a calibrare bene questa scelta e riescono a non far perdere il filo della narrazione, a tratti inquietante.

«Il mondo è in pezzi e così deve essere l’opera. Spostandovi di storia in storia potrete unire le tessere a formare un mosaico unico, una prospettiva nuova rispetto a ciò che significa essere umano in un mondo post-umano. Troverete storie di speranza e sacrificio, e troverete anche storie nere come l’abisso.» (Benjamin Percy)

Sara Lemons, la prima protagonista che incontriamo, è una scienziata in missione al Polo Nord ed è proprio lì che fa una scoperta incredibile: trova il cadavere di un uomo primitivo perfettamente conservato che forse contiene la risposta ai problemi della medicina moderna. Ovviamente un campione viene immediatamente spedito a Londra, ma è in arrivo una terribile epidemia che trasforma gli esseri umani in zombie.

La storia di Sara è narrata in un arco temporale differente rispetto agli altri personaggi che si ritrovano non solo a dover farsi giustizia da soli, ma a fare i conti con l’epidemia esplosa in ogni angolo della Terra.

Daniel Martines è un giovane messicano rimasto orfano che – per uno strano caso del destino o per un disegno di Dio (il nome di Daniel significa “Dio è il mio giudice” e il ragazzino è molto credente) – viene salvato dall’uomo che ha ucciso i suoi genitori. Un uomo che lo fa entrare nelle mani del cartello messicano e che gli impone di trafficare droga, di essere il corriere e di servire lui e la vieja, il generale.

A Burnsville, nel Minnesota, troviamo B.J. Hool, un uomo solitario, un sopravvissuto che passa le sue giornate contando i gesti e gli oggetti e che tenta di rimanere vivo in mezzo a tanta desolazione. In realtà è un uomo in cerca di compagnia e quando trova il segnale della radio e si mette in contatto con una donna misteriosa, prende coraggio e parte per raggiungerla.

In Giappone c’è l’affascinante Saga Watanabe, un killer giapponese che vuole vendicare l’amore della sua vita, uccisa in una sparatoria. Saga è un sicario ed erede della tradizione samurai e chiede a gran voce vendetta. Lo seguiamo da una città all’altra, tifando per lui, riuscendo a comprendere il suo dolore e la sua sofferenza.

L’ultima protagonista, quella che a tutti gli effetti è diventata la mia preferita del gruppo, è Fatemah Shah, un’interprete afghana che ha accompagnato i militari americani nelle perquisizioni, mentre raccoglievano informazioni contro i ribelli. Ma Fatemah è anche una femminista, una donna che lotta per le altre donne e la loro libertà. Con un gruppo di donne cercano di farsi giustizia da sole: «Il nostro obiettivo è la sopravvivenza, ma ancora di più, la conservazione».

L’intermediaria racconta i torti subiti dalle sue compagne: a una hanno sparato mentre cercava di andare a scuola, un’altra è stata lapidata dopo essere stata accusata di adulterio, un’altra è diventata cieca dopo che le è stata buttata una tazza di acido negli occhi, un’altra ancora è sorda, il padre le ha gettato la cera nelle orecchie dopo averla scoperta ad ascoltare musica americana. Sono storie truci, ma veritiere.

In questo mondo post-apocalittico i protagonisti devono ricorrere alle loro abilità, alla loro determinazione e alla loro furbizia, per sopravvivere allo scenario che si trovano davanti: morti viventi che mordono, che spaventano e che hanno preso il posto dell’umanità. I cinque protagonisti non si incontrano mai eppure sono legati da battaglie diverse che hanno le stesse finalità: la libertà, l’emancipazione, la vendetta.

Year Zero è una storia d’azione che restituisce una riflessione sulla contemporaneità, sull’epoca in cui viviamo oggi. Gli autori non risparmiano i soprusi, i torti, i tradimenti, ma anche quel minimo di debolezza e bontà che ci rende umani.

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