Credere nel paradosso. Uno su infinito di Cristò

Concetti come tempo, assoluto, infinito, hanno una particolare caratteristica: generalmente riusciamo a comprenderli, concepirli, sappiamo bene che significato abbiano quelle parole, ma non riusciamo a spiegarne la vera essenza: parlare del tempo, dell’assoluto, dell’infinito è sempre un parlare relativo, imperfetto. Che il significato fosse proprio nel caso? Che la vera essenza dell’infinito, la sua qualità intrinseca, fosse l’equiprobabilità di tutte le cose?

Quando ho preso tra le mani Uno su infinito di Cristò, romanzo corale basato su un’incredibile lotteria, non avendo letto l’omonimo racconto lungo di Shirley Jackson, mi è tornato in mente quello che è il primo romanzo di Philip K. Dick, Il disco di fiamma. Lo avevo trovato in qualche mercatino in una vecchissima edizione Urania, con le pagine ingiallite. Rispetto ai suoi romanzi più famosi, come Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, Il disco di fiamma è un racconto lungo forse meno pretenzioso, ma allo stesso tempo più solido, un meccanismo perfetto che ci parla di una società governata dal caso e dalla quasi totale mancanza di sensibilità che provoca un sistema del genere, il tutto tramite una linea narrativa che si snoda su due fronti lontanissimi che si ricongiungono clamorosamente nel finale.

Chissà se Cristò ha mai letto Il disco di fiamma. O quali giochi del caso hanno condotto Cristò a raccogliere e rilanciare l’eredità di Dick proponendo un’opera lucidamente folle, nelle intenzioni comunicative, nell’incredibile premessa narrativa e nello stile.

Partiamo da quest’ultimo: Uno su infinito è un mockumentary cartaceo, la sceneggiatura di documentario mai prodotto su quello che è stato il caso mediatico dell’anno: la lotteria That’s (im)possible. Per partecipare si può scegliere un numero che va da uno a infinito, e puntare su quello. Improbabile vincere certo, quasi impossibile, con quel quasi che nasconde dietro una vincita incommensurabile, e la voglia di giocare, di credere nel paradosso, di lasciar perdere la razionalità di un concetto, quello di infinito, che si avvicina pericolosamente all’assurdo.

Le cose impossibili accadono continuamente. Per questo giocavo a That’s. Per questo ci giocavano tutti.

Il gioco, partito come realtà locale, diventa gradualmente un fenomeno mondiale che coinvolge la curiosità e le speranze del mondo intero. E la follia: una follia collettiva che ricorda quelle dei giorni nostri, tra i falsi miti e le allucinazioni di massa. Uno su infinito, dietro il format del gioco, ci parla dell’eterno scontro tra la probabilità e la speranza, tra la scienza e la fede, e di come siamo tendenzialmente più portati a credere ed illuderci che a basarci sulla cruda realtà dei dati e dei fatti.

Non è un caso che l’ideatore, Bruno Marinetti, sia un rivoluzionario, cresciuto con i comizi del padre e con un’idea di uguaglianza sociale ed economica: That’s impossibile, per Marinetti, è il modo assurdo e insieme perfetto per raggiungere gli obiettivi del padre: anche lui, come tutti, sta giocando d’azzardo con una posta in gioco incredibilmente alta.

Da leggere tutto d’un fiato, Uno su infinito è un’opera originale e ricca di spunti che si propagano durante e dopo la lettura, che pone domande insieme contemporanee ed antichissime, che fa pensare senza il bisogno di indulgere nello spiegone o nel didascalico.

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