Bacteria – I sentimenti sono contagiosi

Uscito a giugno 2021 per la collana Astra di Star Comics, Bacteria è un graphic novel ambientato in un futuro remoto, sceneggiato da una delle coppie più famose e più autorevoli nel panorama editoriale, Paola Barbato (l’ho intervistata qui a proposito di Non ti faccio niente) e Matteo Bussola, e illustrato da Emilio Pilliu (con Matteo Bussola). Una storia in cui a farla da padrone sono la solitudine, l’arrivismo e la cattiveria umana.

Dopo l’ennesimo conflitto mondiale, che ha sovvertito l’ordine delle cose, quel che resta del mondo è stato diviso in cinque territori. I popoli che li abitano non hanno contatti fra loro, vivono isolati, separati dall’odio e dalla ferocia. Non si fanno la guerra perché non ci sono i mezzi, né è rimasto sangue da versare. Il mondo è dunque diviso tra i quattro punti cardinali – Nord, Est, Sud e Ovest – e il Centro, che si erge come una roccaforte e in cui il sentimento che domina di più è una spaventosa ma soprattutto razionale follia umana.

La guerra ha modificato gli habitat naturali e, di conseguenza, il clima. I cinque ceppi di popoli sopravvissuti si ritrovano costretti a vivere tra il freddo e il caldo, tra i ghiacci e le foreste. Alcuni popoli non riescono a riprodursi, altri vivono (ma forse sarebbe meglio dire “esistono”) autoregolamentandosi e non curandosi di ciò che c’è altrove.

Al Centro, invece, esiste un laboratorio in cui operano scienziati meschini che hanno un solo obiettivo: sterminare i popoli del Nord, del Sud, dell’Est e dell’Ovest e conquistarne i territori. Dopo vari tentativi e diverse cavie decedute, gli scienziati e le scienziate del Centro elaborano un piano: far nascere e trovare quattro portatori sani, in cui modificare stringhe di DNA, per poter innestare in loro quattro malattie, una per territorio, per infettare gli altri popoli.

Da quel giorno passano diversi anni fino a quando l’esperimento riesce e quattro bambini, di nome Muzu, Ylla, Weye e Orjin, sopravvivono, diventando portatori sani di colera, tifo, meningite e peste. I quattro bambini crescono in stanze non comunicanti ma separate da pareti di vetro. Si vedono ogni giorno e per mesi e mesi – fino ad arrivare alla preadolescenza – crescono insieme. Non possono sfiorarsi, eppure tra loro si instaura un legame forte, quasi familiare… fino al giorno della loro partenza.

Muzu, Ylla, Weye e Orjin, appena usciti dal laboratorio, rimangono spaesati, stupiti dall’aria e dalla sua consistenza, dalla natura intorno e dal turbinio di emozioni che provano in meno di sessanta secondi. Vorrebbero finalmente avvicinarsi fra loro, pur sapendo che potrebbero contagiarsi l’un l’altro e morire, eppure non lo fanno, la missione è più importante di tutto il resto. Soprattutto perché gli scienziati hanno pensato proprio a tutto e hanno instillato nei quattro protagonisti una spinta emotiva primaria che li costringa a portare a termine la missione.

Durante la lettura accompagniamo i quattro ragazzini nel loro viaggio, immerso in un mondo naturale e incontaminato – rispetto a quello a cui siamo abituat* – e li vediamo non solo crescere e maturare, ma soprattutto cambiare idea su tutto ciò che gli era stato impartito in laboratorio. Weye, Orjin, Muzu e Ylla entrano in contatto con i popoli e sono invasi, fin da subito, da una profonda umanità.

La sceneggiatura è calibrata e scorrevole, e ben si sposa con le magistrali tavole di Pilliu e Bussola, molto attenti ai dettagli e alle espressioni dei personaggi, con una cura particolare rivolta anche agli ambienti esterni e naturali.

Dato che si parla di malattie, si potrebbe quasi pensare che Bacteria sia nato durante la pandemia, ma non è così. Bacteria non è un “instant comic”, la sua idea è nata parecchi anni fa e per sviluppare sia la trama che la realizzazione grafica c’è voluto ovviamente del tempo. A fine lettura ho di certo sorriso pensando che – come ci ha insegnato la pandemia – meglio lavarsi spesso le mani ed evitare i contatti!

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