Argomentare è diabolico – Recensione del nuovo saggio di Roberta Covelli

Fin dalle scuole superiori impariamo che la retorica è qualcosa padroneggiato dalle élite, spesso in concorrenza tra loro, un potere oscuro che ha a che fare con il controllo delle parole ed è utilizzato senza remore da chi vuole imporre una narrazione. 

Oppure, quando si parla di retorica, si parla di un concetto vuoto, prevedibile, come le parole che esprime, banali e senza cuore.

Eppure a tutti farebbe bene studiarne almeno un po’, come dimostra il bellissimo saggio di Roberta Covelli per effequ, Argomentare è diabolico – Retorica e fallacie nella comunicazione. 

L’autrice, Roberta Covelli

Roberta Covelli, annata 1992, è assegnista di ricerca in Bicocca e scrive per Slow News, FanPage e Valigia Blu. Oltre ad avere un bellissimo curriculum, ha già all’attivo un saggio, sempre per effequ, Potere forte. Attualità della nonviolenza.

Più ancora che di retorica, in questo libro Covelli parla di fallacie comunicative, quei twist argomentativi contro cui spesso ci si ritrova a combattere in lunghe diatribe online (e non solo), soprattutto sotto le notizie dei quotidiani sui social.

E dalle argomentazioni più conosciute, come il benaltrismo (questo non è un problema, quest’altro lo è molto di più; tradotto bene dall’espressione: “e allora, i marò?”), Covelli ci racconta anche le fallacie meno semplici da individuare, come l’argumentum ad ignorantiam (sostenere una tesi e avere unica prova il fatto che non esistano prove contrarie a quella stessa tesi), o fallacie con nomi roboanti e divertenti come reductio ad Hitlerum (paragonare qualsiasi cosa – anche la meno correlabile – al nazismo, alla Shoah o al comportamento di Hitler).

È un saggio piacevole e spiritoso quello di Covelli per tanti motivi, uno su tutti è il fatto che parla di qualcosa che ognuno di noi ha incontrato almeno una volta nella vita, durante una cena con gli amici, in una discussione in Posta, a Natale a casa degli zii. Leggendo, pagina dopo pagina, è come se riaffiorassero le contese mai sopite sotto il post di un influencer, le discordie affrontate con un semi-sconosciuto a tavola, quella volta che ti hanno accusata di non essere abbastanza barricadera, o la volta successiva, quando ti hanno detto che eri un’anarco-insurrezionalista e, in entrambi i casi, non hai saputo cosa rispondere.

Un’altra cosa spassosa del saggio di Covelli sono i suoi riferimenti pop. All’interno di un saggio serissimo, con una bibliografia sterminata, appropriatissimi riferimenti a Platone, Seneca, Karl Popper e tanti altri, una lingua pulita e chiara, Covelli cede alla sua parte ironica, citando sketch dei Monty Python, battute del gioco di culto degli anni ‘90 Monkey Island, ed è questa miscela a rendere, se non esplosiva, quantomeno scoppiettante la lettura di Argomentare è diabolico – Retorica e fallacie nella comunicazione.

Covelli cerca di fornire un suo personale Manuale contro le Arti Oscure, per citare un altro tema che le sta molto a cuore (sì, Harry Potter), e proprio come chi deve imparare come difendersi dalle Maledizioni senza Perdono, la prima cosa che deve apprendere è saperle riconoscere.

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