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Nel mondo impossibile di Escher con Coltellacci e Abiuso

Il 27 marzo scorso è stato il cinquantesimo anniversario dalla morte di Escher, l’artista olandese diventato celebre in tutto il mondo per le sue scale che non portano a nulla, per le sue sfere riflettenti, per le mani che si disegnano l’un l’altra e per le geometrie improvvisamente calde e mai statiche.

So riconoscere una sua opera a vederla, ma di lui non sapevo molto altro che non ciò che ha scelto di disegnare. Addirittura ero certa, per una delle strane convinzioni che ogni tanto mi prendono, che Escher fosse un nome d’arte. Sono quindi esattamente lo stereotipo di lettorə a cui Lorenzo Coltellacci ha pensato quando si è reso conto che non esistono molte biografie su questo artista e creatore, ancor meno se illustrate. Perché si trattava di un uomo riservato, appassionato, metodico e che, quando ha scritto, lo ha fatto soprattutto per se stesso o per comunicare ai propri cari. Scritti poco o per nulla tradotti, che rendono la figura di Escher ancora più opaca tanto per il grande pubblico quanto per chi ne è appassionatə.

Un’opacità che bisogna rispettare: per questo «da lettore e scrittore volevo scrivere una storia a sé stante da quella di Escher» ha detto Lorenzo, che non si imponesse sulla sua vita ma che le stesse accanto, come fa Guida in questo omaggio illustrato com’è Escher. Mondi impossibili di Lorenzo Coltellacci e Andrés Abiuso per Tunué (2022).

Dentro i mondi impossibili

Lorenzo e Andrés sono partiti dalla domanda principe quando si tratta di Escher: quando si vuole parlarne, si deve parlare di grafica, arte, design? E rispondono con questa graphic novel dicendo: quella che hai davanti quando guardi una sua opera è la visione di un uomo. Per questo percorreremo con loro episodi, eventi e spaccati che hanno reso Escher la persona – e l’artista – che ancora oggi viene nominato, esposto, replicato, perché sia lui stesso a mostrarci. Anche le parole che pronuncia il personaggio Escher sono riprese da testi e scritti di Escher persona che Lorenzo Coltellacci ha recuperato e selezionato, perché non ci fosse nulla di non vero – e allo stesso tempo tutto fosse possibile, come l’espediente che Lorenzo e Andrés hanno trovato per portarci vicinissimə a Escher.

Tutto inizia quando l’indisciplinato studente Mauk viene catturato in una realtà parallela, divisa tra momenti di futuro e un mondo dalle prospettive spaziali e temporali annullate. Con l’aiuto di Guida, una silhouette che appartiene a questo mondo, ci muoviamo con Mauk tra questi due piani semplicemente aprendo una porta, spostandoci di poco, voltandoci. Sono così vicini da quasi sovrapporsi, ma senza mai che uno fagociti l’altro.

Nel futuro si trova questa persona che è giovane, matura, sposata, genitore e figlia a seconda del momento in cui la raggiungiamo. È in viaggio, è al lavoro, è china su dei fogli, sta presentando un progetto, sta creando arte: noi intuiamo che si tratta di Escher, ma a Mauk non viene mai rivelato.

Ci sono morti, ci sono nascite, ci sono guerre e ci sono allontanamenti. Ma, soprattutto, c’è un uomo che crede fortemente nel proprio talento e nel proprio modo di rappresentare le cose, disposto a difenderlo e a ricercarlo, a proteggerlo e a coltivarlo. E ci sono le persone che gli hanno permesso di farlo: un professore, la moglie, gli amici. La storia universale e personale si intrecciano, quella immaginata e quella possibile vivono nella parte in cui non tuttə hanno accesso e che è minacciata da un Giullare. Il suo compito è assicurarsi che i paradossi non escano da questo mondo altro, che non vengano risolti, minimizzati o strumentalizzati. E Mauk è indispensabile per liberare l’uomo – Escher – prigioniero del guardiano dei paradossi.

Ed è solo alla fine che scopriamo che Mauk è il nomignolo con cui famiglia, compagni e amici chiamavano Maurits Cornelis Escher, che abbiamo fatto un viaggio al fianco di Escher prima che sapesse di esserlo, che abbiamo provato con lui cosa significhi «essere al tempo stesso colui che guarda e soggetto osservato, dentro e fuori».

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