Sulle montagne russe della memoria – La casa di marzapane di Jennifer Egan

Chissà se esiste un elenco dei grandi e le grandi del nostro tempo. Chi lo decide che un bravo scribacchino diventi maestro, voce sopra le altre, classico contemporaneo. Se esiste un pantheon del genere, sono abbastanza certo che Jennifer Egan sarebbe lì, tra un incontro e l’altro con il suo amato gruppo di scrittura.

Che poi, Jennifer Egan, la conosco da poco più di un mese. Certo, sapevo perfettamente della sua esistenza, della sua importanza, ma non avevo mai letto nulla di suo. Ho deciso di cominciare in grande stile, con Il tempo è un bastardo, ed è stato come fare un giro sulle montagne russe. Il tema centrale, come spesso accade in questo periodo di continue retrospettive, era una certa nostalgia: per un mondo che stava finendo, fatto da musica punk, opportunità, autodistruzioni improvvise, incontri, separazioni. Romanzo, raccolta di racconti? Difficile dirlo. Il mondo narrativo di Egan è proteiforme, l’eco dei personaggi di una storia può riflettersi dieci o quindici racconti dopo, la cronologia degli eventi è legata al capriccio e al talento dell’autrice, le vicende spiazzano passando da interviste per riviste di moda scritte da giornalisti sull’orlo della follia a PowerPoint che raccontano un inizio di vita passato nel deserto, fuori e dentro.

Jennifer Egan
Jennifer Egan

C’è tanta sperimentazione in Jennifer Egan, e fascinazione verso i nuovi media: lo dimostra ad esempio il suo Scatola nera, una spy story che vede come protagonista, peraltro, quella Lulu che abbiamo ritrovato in Il tempo è un bastardo e nel suo nuovo romanzo (ma possiamo chiamarlo romanzo?). Ne parleremo poi. Questa spy story, come formato, è una lunga serie di Tweet, istruzioni e aforismi in seconda persona in meno di 140 caratteri.

E veniamo finalmente a La casa di marzapane, la sua ultima fatica. Egan riprende Bix, Sasha, Lulu, Bennie e gli altri personaggi di Il tempo è un bastardo, e consegna il loro arco narrativo ad una storia distopica e fantascientifica: Bix ha inventato un congegno che permette di esternalizzare e condividere la propria memoria, in una sorta di coscienza di massa. Fantascienza realissima, che spinge all’estremo la rivoluzione social degli ultimi anni. Come fosse un aggiornamento automatico, una nuova release.

La nostalgia, lo sappiamo, è sempre canaglia, e condividere i ricordi e le esperienze spinge ad un’opera mondo che unisce ancora di più i vissuti dei personaggi di Egan, legandoli per sempre. Il tutto con altre sperimentazioni: racconti in prima persona plurale, scambi di mail, spy story che ricordano e citano Scatola nera. Ma, è questo il punto fondamentale, non si tratta mai di giocoleria, esperimenti fini a se stessi: l’urgenza di Egan comprende forma e contenuto, alla costante ricerca di un mezzo espressivo adeguato per raccontare due mondi: quello che ha creato e quello in cui vive.


Avendo letto entrambi senza soluzione di continuità, fatico a pensare se La casa di marzapane sarebbe egualmente godibile come lettura singola, senza esser prima passati da Il tempo è un bastardo. Ma sono due libri necessari, che parlano di noi senza la premura di farci la morale, di insegnare qualcosa, limitandoci a goderci una storia folle e lucidissima e personaggi che sarà difficile dimenticare. Non è poco.

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