Dopo due anni di isolamenti forzati, e ormai più di un decennio di assuefazione da cellulari, social network e qualsiasi surrogato di relazioni pseudo umane, forse solitudine e alienazione sono tematiche che non fanno più lo stesso effetto di prima. Siamo così abituati a fondere il virtuale con il reale, che ormai l’unico modo per sentirci davvero soli consiste in un wi-fi che non prende bene o una zona a scarsa copertura di rete. Certo il tema di non considerarci soli per il semplice fatto di poterci connettere a internet può aprire a un concetto tutto nuovo di solitudine, ma non parleremo di questo. Il tema qui è un altro: se tutta questa tecnologia esistesse ma non fossimo interessati a utilizzarla, come vivremmo? Avete mai pensato a come potrebbero essere sessant’anni di isolamento volontario, con la vostra casa come unico spazio e il tempo scandito esclusivamente da una pendola e dalla lettura di un giornale?
Questo il paradossale punto di partenza di Ritagli di giornale, graphic novel edito da Ottocervo – la collana di Antonio Mandese Editore dedicata ai fumetti – che segna l’esordio di Rocco Casulli come autore completo di testi e disegni. Classe 1998, Casulli decide di negare tutto il mondo che la sua generazione ha conosciuto per costruire Diana Serra (un cognome che è già un lucchetto chiuso), un’anziana signora che, per motivi da non spoilerare, ha deciso di non uscire di casa e di guardare il mondo esclusivamente attraverso le pagine di un generico “Quotidiano”. È una vita analogica, la sua, con la spesa lasciata davanti alla porta, i piatti lavati a mano, lo straccio passato per terra, il tic toc dell’orologio a muro e i ritagli delle notizie più importanti incorniciati su una grande parete. Finché un giorno il postino non passa, il quotidiano non viene recapitato e lei, che non e può fare a meno, è obbligata ad agire per cercare un’edicola, a varcare la soglia di casa e, per dirla alla Chris Vogler, uscire dal suo mondo ordinario per entrare in quello straordinario delle storie. A darle letteralmente e metaforicamente una mano, in questo viaggio di formazione tardiva e reciproca, interverrà Matteo, un ragazzino che sa muoversi nel mondo (reale e virtuale) ma è affetto da tutta un’altra forma, non meno grave, di abisso interiore.
Ritagli di giornale è una fiaba contemporanea delicata e commovente: cattiva quando è necessario, consolatoria come è giusto che sia, mai moraleggiante ma con un richiamo alla presa di coscienza e alla responsabilità. Perché molte volte la solitudine è una condizione in cui ci infiliamo da soli per paura, rimorso, insicurezza; una fortezza che erigiamo anche quando siamo in mezzo alla gente, per evitare che qualcuno possa stanare le nostre debolezze e i nostri difetti, o venga travolto da quella rabbia e cattiveria che tutti – in quantità variabile – abbiamo dentro noi stessi. Con un tratto fanciullesco adatto ad ogni tipo di pubblico, e toni caldi che non mancano mai anche nelle sequenze più forti – quasi a dirci che la speranza è lì, a portata di mano, sempre in piena vista – quello che Casulli racconta è il coraggio di chiedere aiuto, di condividere l’esperienza, di non temere il giudizio e sapersi perdonare. Perché non è mai troppo tardi o troppo presto per tendere la mano. E anche se, quando ci siamo dentro, il mondo appare caotico, sporco, rumoroso e cattivo, immaginiamo di poterci librare in volo e di vedere, oltre il nostro naso, lo spettacolo meraviglioso che ci sa regalare dall’alto. Una cosa che non può fare nemmeno Google Maps.