Un mistero ermetico: Emily Dickinson

Emily Dickinson ha vissuto a Amherst in Massachusetts, si dice che nessuno l’avesse mai vista fuori casa. Al di fuori delle sue mura familiari era solo un’ombra in una stanza, un’ombra su un muro. Questa è la leggenda che conosciamo di Emily Dickinson: una reclusa.

avatar_2669bade8eb3_128La poetessa premoderna in realtà ci ha lasciato una splendida descrizione di se stessa, descrivendoci come era solita vestirsi di bianco, “and my eyes are liked the sherry in the class that the guest leaves” e aggiunge “Could you believe me – without? I had no portrait, now, but am small, like the Wren, and my Hair is bold, like the Chestnut Bur – and my eyes, like the Sherry in the Glass, that the Guest leaves – Would this do just as well? / It often alarms Father – He says Death might occur, and he has Molds of all the rest – but has no Mold of me, but I noticed the Quick wore off those things, in a few days, and forestall the dishonor – You will think no caprice of me” (“Può credermi – senza? Non ho ritratti, ora, ma sono piccola, come lo Scricciolo, e ho i Capelli ribelli, come il Riccio della Castagna – e gli occhi, come lo Sherry che l’Ospite lascia nel Bicchiere – Può andar bene così? / Spesso ciò spaventa il Babbo – dice che potrebbe arrivare la Morte, e lui ha Immagini di tutti – ma nessuna Immagine mia, ma ho notato la Velocità con cui queste cose si consumano, in pochi giorni, e prevengo il disonore – non pensi che sia un capriccio”). Non abbiamo davvero molte foto o raffigurazioni che mostrino il suo aspetto.

Quando leggiamo la sua poesia ermetica, scopriamo sempre qualcos’altro di notevole. Emily Dickinson è stata una straordinaria poeta Americana, ma era non solo sconosciuta ai suoi tempi, ma non partecipava neanche alla vita artistica pubblica. Non voleva entrare nel mondo dell’editoria, divenne editrice di se stessa nel privato. Durante la sua vita raccolse 800 tra tutti i suoi componimenti, classificandoli in 40 gruppi raccolti in opuscoli chiamandoli Fascicles. Quando morì, alla soglia della sua mezza età, lasciò tutto alla sorella Lavinia. Fu lei a trovare i Fascicles che Emily Dickinson aveva “pubblicato” per se stessa ma non per il mondo. Probabilmente aveva voluto decidere come gestire e controllare le modalità in cui i suoi poemi avrebbero raggiunto il mondo.

Nel 1862, scrive i sui migliori componimenti nel potente contesto della guerra civile americana, diventando sicuramente più ermetica. Questo fa parte della leggenda che vuole Emily Dickinson ermetica e intimista. La poesia chiamata “I Died For Beauty” è decisamente una delle migliori, legata alle idee artistiche più grandi di quell’età.  “I Died For Beauty” si articola su due figure archetipiche, Beauty e Truth, che si incontrano l’una con l’altra nel silenzio e nella desolazione del Mausoleo. È il tempo della morte. Dickinson sta preparando questo poema con grande statura, potere e ricerca privata.
“I Died for Beauty” come appare nell’edizione del 1891 (scritto nel 1862, ma la prima edizione dei poemi di Dickinson non sono stati pubblicati fino al 1890):

I died for beauty, but was scarce
Adjusted in the tomb,
When one who died for truth was lain
In an adjoining room.

He questioned softly why I failed?14774
“For beauty,” I replied.
“And I for truth,—the two are one;
We brethren are,” he said.

And so, as kinsmen met a night,
We talked between the rooms.
Until the moss had reached our lips,
And covered up our names.

L’eco di John Keats è molto evidente, si pensi allo slogan di tutta la Romantic Age: Ode to a Grecian Urn (“Beauty is truth, truth beauty,–that is all / ye know on earth and all ye need to know”).

Emily Dickinson, figlia di una cultura puritana conformista, ha una relazione con le sue radici non di certo lineare.
A più riprese sottolinea le diverse maschere che indossa, diffusa nei suoi componimenti è l’idea della fuga, come stratagemma per vivere. La prigione che si è creata è nella casa del padre. Rifiuta di raggiungere a Baltimora la sua amica Susan Gilbert, vista sempre come una persona diversa da quelle familiari, dispensatrice di armonie come se fosse una primavera che la spinge fuori a sentire i rumori della natura che si risveglia. Resta allora nella casa del Padre, ma prepara ogni giorno vie di fuga, ovviamente metaforiche. Forse non le interessava realmente evadere dalla casa del padre, evadere dal suo mondo interiore, oltrepassare la soglia per scoprire il mondo fuori, il mondo reale. Immaginiamola, nasce nel 1830 nella città di Amherst, dove si stanziarono i sui antenati puritani – il nonno Samuel Dickinson fu il cofondatore dell’Amherst College. Tutta la città vive e lavora sotto le luci e le ombre del Puritanesimo americano. Emily Dickinson non condivideva la vita della sua comunità, decide di stringersi in una vita raccolta nel suo circolo familiare.

Dai suoi versi appare molto legata al padre, Edward Dickinson, uomo del Congresso e Tesoriere di Amherst. Quando morì nel 1874, scriveva “His Heart was pure and terrible and I think no other like it exists” e ancora “Father – I bring thee – not myself – / That were the little load – / I bring thee the departed Heart / I had not strength to hold – // The Heart I cherished in my own – / Till mine – too heavy grew – / Yet – strangest – heavier since it went – / Is it too large for you?” (“Padre – ti porto – non me stessa – / Sarebbe un carico esiguo -/ Ti porto il Cuore scomparso / Che non ebbi la forza di trattenere – // Il Cuore che serbai nel mio – / Finché il mio – diventò troppo pesante – / Ancora – che strano – più pesante quando se ne andò – / È troppo grande per te?”).

La cerchia ristretta dei Dickinson realizza dunque lo sfondo dell’intima e intensa vita immaginativa di Emily Dickinson. Legge molto e avidamente, ammira in particolare Elizabeth Barrett Browning e John Keats. Visse un’intensa vita nella cucina e nella sua camera. Talmente intensa da essere più ricca di una vita avventurosa e piena d’imprevisti e cambiamenti.
La punteggiatura è molto individuale e rappresentativa del suo verso fratturato, già per certi aspetti moderno. La sua scrittura era veloce, libera da ogni forma e soprattutto costante. Nel 1858 scrisse 52 poesie, nel 1862 addirittura 362. Il metodo compositivo è memorabile: scrive in tutta la sua vita 1.147 poesie, di cui selezionerà attentamente solo una parte per costruire dei Packets, tenuti segreti fino alla sua morte per poi essere scoperti dalla sorella Lavinia. Quando vennero pubblicati i suoi componimenti nel 1890, dopo la sua morte, ne vennero vendute in soli due anni 11 edizioni.

copLyndall Gordon ha descritto Emily Dickinson come un’autrice esplosiva, un fucile carico che con la sua inarrestabile vena creativa ha rivoluzionato il linguaggio poetico, riscattandone l’importanza. In questa biografia, Lyndall Gordon spinge il lettore a varcare la soglia delle mura domestiche di Emily Dickinson, la “bella di Amherst”, per addentrarsi nel nodo della sua vita familiare, nel quale individua una magmatica fonte della sua opera letteraria. Lyndall Gordon ci racconta la storia di una figura femminile sensibile e innovativa nel suo modo agire e pensare, un carattere umano che trovò nella poesia lo strumento più adeguato per esprimere il suo profondo sentire. C’è l’intenso rapporto di Emily con il fratello Austin, accanto ad esso si sviluppa l’intima relazione di amicizia e confidenza con Susan, moglie di Austin e destinataria di alcune poesie composte da Emily stessa.

La potente energia morale e intellettuale della poesia di Dickinson è un registro per i passaggi climatici del pensiero e dell’azione attorno a lei, come la Guerra civile: “War feels to me an oblique place” scrive in una lettera. Non può ignorare le morti, le battaglie e le sepolture, scrive:

It feels a shame to be Alive –
When Men so brave – are dead –
One envies the Distinguished Dust –
Permitted – such a Head –

The Stone – that tells defending Whom
This Spartan put away .

D’altro canto, il mondo Dickinson non è letteralmente reale: il segno si fa simbolo espressivo di un’esistenza unica.

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